22 novembre 2022

15 novembre 2022

Conosci te stesso


Siamo davvero in grado di capire di cosa abbiamo bisogno per essere felici?

Di tanto in tanto guardo su Netflix un programma di intrattenimento nel corso del quale due architetti offrono la loro soluzione al problema distributivo presentato dalla famiglia di turno. Uno dei due architetti, un nord-irlandese geniale, ha il vizio di dire che il suo obiettivo professionale è dare alle persone ciò di cui hanno bisogno, non ciò che chiedono. E il bello è che lo fa davvero: gironzola per le case, osserva lo stato di fatto, analizza il problema presentato dalla famiglia alla luce di quello che osserva e... boom, fa la magia! Stravolge la "domanda", puntando l'attenzione sulla vera natura degli errori distributivi e li risolve proponendo soluzioni super-creative. 

Questo suo atteggiamento (fastidioso, ammettiamolo, ancorché efficace) mi ha fatto pensare a Fiona di Shrek. Lei, rinchiusa nella sua torre, aspettava il bacio del vero amore per trasformarsi definitivamente in accordo con la sua vera natura. Voleva con tutte le sue forze che il suo Charming avesse fattezze umane perché lei si voleva umana. Invece no: la sua vera natura era "orchica" (si dice?).

Una trentina di anni fa un mio amico dell'epoca usava suggerire cautela nell'esprimere desideri: potremmo essere esauditi


Due post, oggi: ora smetto!

Di insonnia e blog

1

Cercando di riuscire a dormire almeno qualche ora in questo marasma, mi sono ricordata di una tecnica "miracolosa" adottata dai militari americani. Chi l'ha raccontata, dice che permette di addormentarsi in un paio di minuti, una volta appresa.

Consiste in un volontario, ordinato e progressivo rilassamento di tutta la muscolatura, partendo di muscoli della faccia, giù giù fino ai più minuti muscoletti dei piedi. 

Avrei immaginato il contrario, ma chi sono io per contestare i militari americani?

Perché ne parlo? Perché non sono riuscita a rilassare nemmeno i muscoli attorno agli occhi, lasciamo perdere collo e spalle: mi concentravo su uno e mi si contraeva l'altro... dopo qualche tentativo sterile, ho desistito.

Ma quanto sono tesa?

2

Riflettevo sull'evoluzione di questo blog: è nato per gioco, per imitare amiche più evolute di me, ho trattato a volte temi più o meno generali: politica, crisi varie, scuola o cose così. Poi però si è trasformato, diventando qualcosa di molto più simile a un diario intimo.

Vale ancora la pena di continuare?

08 novembre 2022

Il nido vuoto



Leggevo questo e pensavo...

Tutto inizia quando scopriamo che sanno qualcosa che non hanno imparato da noi: il nome di un personaggio di un cartone nuovo, una notizia sentita chissà dove, chissà da chi, una regola ortografica da noi dimenticata ormai da decenni ("Ricordatelo ai vostri genitori che "sì" si scrive con l'accento e "po'" con l'apostrofo..." ancora me lo vedo Tommy che diligentemente obbedisce alla maestra!).

Poi, in men che non si dica, organizzano vacanze con gli amici e fanno domande di ammissione ad università che noi neppure nei nostri sogni più ottimisti abbiamo mai osato considerare.

L'articolo dice che, mediamente, i ragazzi italiani lasciano la casa dei genitori attorno ai 30 anni. Sarà vero? Per qualcuno sì; altri, e sono tanti, studiano fuori sede anche da noi. Non è spiccare veramente io volo, è una cosa a metà.

Tommaso è partito a 18 anni e mezzo esatti, Matilde 18 anni e 2 mesi scarsi.

Ovvio: tornano, vanno e vengono. Ma quando arrivano non sono più i ragazzini che erano quando sono partiti... il primo rientro di Tommy è stato traumatico, sia per lui che per noi. Mati è più accomodante, ma sarà stato difficile anche per lei. 

Quando a Dicembre verranno in vacanza, non "torneranno" a casa, perché nel frattempo avremo traslocato. Troveranno noi, ma arriveranno in una casa mai vista, in una città mai vista e in un Paese del quale conoscono a malapena la lingua.

Poi c'è chi mi chiede perché sono in ansia...

28 ottobre 2022

Presidente

 Ehhh, che pesantezza!

Il presidente, la presidente... pure la nota ufficiale di Palazzo Chigi ci voleva!

Ma a me pare che siano tutti matti! 

"Presidente" è il participio presente del verbo presiedere, così come insegnante lo è del verbo insegnare e cantante di cantare. Nessuno, nemmeno la Meloni, si sognerebbe di dire che Mina è "un" cantante, o che una maestra è un insegnante senza l'apostrofo!

La nota ufficiale, ma che ridicola perdita di tempo!

26 ottobre 2022

Tu dù

 OK, ho già detto che sto traslocando, quindi, in effetti, ho un sacco di roba "tu dù" 

Questo perché, se anche il grosso del lavoro è stato affidato ai traslocatori, in realtà a noi (cioè a me 😉) resta "tu dù" tutto il lavoro preparatorio: selezionare cosa eliminare e cosa tenere, cosa far trasportare a loro e cosa invece portare con noi eccetera eccetera.

Ma così sarebbe troppo facile.

A questo si deve aggiungere tutta la serie di lavori per riportare la casa nelle condizioni originali, in parte robetta che spetta a noi, in parte lavori di rinfresco che il proprietario ha chiesto di poter eseguire già da adesso, in modo da ridurre il tempo di vacanza fra noi e il prossimo inquilino. 

Piccola divagazione. Mr B, l'agente che gestisce questa casa, mi ha raccontato stamattina che i migliori inquilini sono i giapponesi perché tolgono sempre le scarpe appena entrati in casa e mangiano solo pesce in scatola. I peggiori sono gli inglesi (solo lui, inglese fin ne midollo, poteva dirlo!), perché non hanno cura di niente: non fanno manutenzione, non puliscono dove sporcano e via di altre simili piacevolezze. In generale, ha detto, i proprietari di animali sono fantastici perché, cito: sanno capire gli altrui bisogni. Poi ci ha ringraziati per essere stati "such a good tenants"... e son soddisfazioni. Fine della divagazione.

Devo anche regalare le piante, che non si possono importare in Francia se non con un certificato fitosanitario che ci costerebbe più del trasloco. Ho già distribuito i libri che i ragazzi non vogliono tenere, alcune borse e un po' di altre cose. Ma ho ancora un paio di scatoloni pieni... se nessuno si fa avanti andranno a qualche charity.

Poi ci sono i lavori preparatori per la casa nuova: pianificare cosa va dove e quei pochi acquisti necessari (il frigo e la lavatrice, ad esempio, non ci sono), trovare una cat sitter per Natale... cose così. Coi fondamentali però siamo a posto: già trovate e testate la pizzeria per una cena ogni tanto e la pasticceria per la colazione della domenica!

La cosa più importante "tu dù" è esserci nonostante gli impegni e ritagliarsi quelle 3 o 4 serate di pace per non sclerare. 

Anche se, a ben pensarci, non è il turbine di impegni che mi fa sclerare, al contrario: è il vuoto di certe giornate senza fine. Con l'età sarò diventata più lenta, forse, ma assolutamente non pigra e è non avere niente "tu dù" (inteso sia come scopo che come impegni quotidiani) che mi fa impazzire.

PS: "tu" suona come 2 in inglese e "dù" come 2 in tanti dialetti Italiani... coincidenza strana ma totalmente priva di significato!


10 ottobre 2022

Here we go again

 


Non batterò nessun record, ma mi piazzo comunque bene, immagino: negli ultimi 10 anni ho traslocato 5 volte e mi appresto a traslocare di nuovo.

Torno in Francia: Paese di baguettes e croissants, di domenica tutto chiuso, di burocrazia asfissiante, di "bonjour" cantati dai negozianti, di meravigliose città piene di storia, musei a pagamento e "transport en commun" efficace e economico, mercati nei quali perdersi, acciottolati e insegne vecchie di secoli.

Torno in Francia, ma vado in una città mai vista prima, della quale ho letto tutto l'internet che ho trovato, e che ho esplorato usando street view cercando di individuare i quartieri belli e quelli questi-magari-anche-no perché avremo solo 2 o 3 giorni per trovare casa e non possiamo fidarci alla cieca di agenzie e consulenti, vero?

Torno in Francia e mi oriento affidandomi a una tattica che ha già funzionato due volte: cerco su Facebook il gruppo "Italiani a ...", leggo i post che hanno attinenza con le mie esigenze, se serve faccio domande. Non serve quasi mai, gli espatriati hanno bisogno sempre delle stesse cose: dove abitare, nomi di medici o dentisti o parrucchieri, a chi affido il cane o il gatto, dove posso comprare la robiola o l'amido da stiro... cose così. Piuttosto, cerco di individuare persone specifiche alle quali scrivere per ottenere informazioni più particolari. Stavolta ho trovato un romano che insegna in una delle università locali e che, avendo vissuto nelle due città fra le quali eravamo in dubbio, mi ha fornito spunti di riflessione interessanti. Sono in debito, gli abbiamo promesso una birra alla prima occasione. 

E, niente: passerò le prossime settimane ad alleggerire il bagaglio: buttare ciò che non può più essere usato, dare alle amiche quello che a loro può servire, donare alle charities il resto.

Wish me luck! (ou bien: souhaitez moi bonne chance!)

PS: cittadini italiani residenti in Francia dipendenti di un'azienda inglese... ho già il mal di testa 🤕  
  


06 ottobre 2022

Sono stanca...

 ...ma niente ti rimette al mondo come una doccia bollente!

Oggi giornata lunga: abbiamo traslocato figli e bagagli all'università, ci rivedremo fra 8 settimane abbondanti. 

Sulle strade traffico immondo, sopratutto al rientro, in città nugoli di studenti per strada, le matricole alla scoperta di luoghi ancora poco familiari, gli altri a rivedere vecchi amici e salutare mamme e papà. Giornata piena di sole e fresca, davvero meravigliosa! E i colori della campagna... l'autunno riempie sempre gli occhi di meraviglia, ogni anno è come la prima volta!

Bon, è andata e vado anch'io: buonanotte e fate bei sogni!

04 ottobre 2022

Lezioni di...


 ...stile, di vita, di nuoto, di resilienza, di buon creanza.

Di inglese che serve sempre, di taglio e cucito perché non si sa mai, di pasticceria per addolcire la vita quando serve.

Lezione di umiltà, quando qualcuno che ne sa meno di me comunque mi insegna qualcosa (e hanno tutti qualcosa da insegnare e io molto da imparare)

Di acquerello o di yoga o di degustazione di formaggi e vini perché il primo di ottobre ricomincia la scuola e se non è un capodanno questo ditemi voi cos'è...

A questo proposito, quest'anno sono in ritardo; di solito abbozzo qualcosa a settembre. Poi magari abbandono ogni progetto prima di Natale, perché non sempre le cose sono come appaiono. E anche questa è una lezione da imparare, temo.

Resta vivo il mio vecchio sogno di imparare a dipingere, in particolare l'acquerello. Con la matita me la cavo, pur essendo ben consapevole che non vado e non andrò mai più in là di un bonario "me la cavo". Il colore, invece, mi ha sempre messa in difficoltà. Una cara signora a Strasburgo anni fa mi disse che, con i colori, "il faut être disponible"; da allora questa espressione mi frulla in testa, e non solo per i colori.

Anche la musica è sempre lì: capirla meglio, imparare ad ascoltarla con un minimo di competenza... chissà se da qualche parte esistono corsi come intendo io

Ultimamente poi mi ha preso lo sghiribizzo della storia dell'arte: non dovrebbe essere difficile trovare corsi online, magari addirittura gratuiti per cominciare

Una cosa però vorrei imparare davvero e una volta per tutte: arriverà l'inverno, e con esso il buio presto e, con i ragazzi all'università, quel senso di freddo che la solitudine sempre porta con sé. Ma passa.

Ecco la lezione che vorrei imparare: una lezione di ottimismo.


30 settembre 2022

La ricerca della felicità

 Mio figlio, sempre lui, ha deciso che da grande sarà felice e, per raggiungere questo obiettivo, si è messo a riflettere su quali siano le condizioni per riuscire.

Ha analizzato la materia suddividendo il ragionamento in tre parti: passato, presente e futuro.

Il passato -dice- è l'orgoglio. È il sentirsi fieri dei risultati raggiunti nel passato che determina la nostra felicità attuale, o almeno la parte di felicità che rientra in questa categoria.

Il presente -aggiunge- sono i "5 pilastri", dei quali ho parlato in un post precedente. La felicità di oggi, o quantomeno una forma di benessere quotidiano, dipende dall'azione combinata di 5 fattori: contatto con la natura, buon sonno, attività creative, amicizie e attività fisica. (Manca, a mio avviso, la buona tavola, ma il suo è un lavoro in Progress, non è escluso che lo aggiunga!)

Il futuro -conclude- è il purpose (gli viene più facile pensare in inglese, sigh!): le prospettive future, avere un obiettivo; che sia un progetto o un sogno poco importa, basta che sia qualcosa che ci slanci in avanti perché è questo slancio verso il domani che determina l'energia di cui abbiamo bisogno oggi per sentirci nel nostro posto con pieno diritto.

Ovviamente queste idee, quando me le ha raccontate, hanno richiesto un paio d'ore di discussione serale, nella penombra accogliente della mio angolino in cucina: la mia poltrona gialla, il termosifone, la lampada da lettura. Lui seduto per terra, sul tappeto verde che fu di sua sorella ma che ora appartiene alle gatte. Spero sempre che la scomodità della sua postazione lo induca ad essere sintetico, ma finora niente...


14 settembre 2022

Ho fatto un test...

 ... per gioco, uno di quelli che, a fronte di 50-domande-50 promette di dirti cose nuove su noi stessi, pur di rispondere sinceramente. 

Sono stata sincera.

Molto.

Ad esempio, dopo aver risposto molto sinceramente a domande tipo "Ti piacere leggere saggi?", "Hai imparato cose nuove negli ultimi due anni?" o " ti emozioni quando impari una cosa nuova?", mi ha rivelato che uno dei tratti caratteristici della mia personalità è la curiosità e la passione per il sapere.

Perspicace.

O meglio: sarebbe perspicace se non glie lo avessi detto io, almeno tre volte!

Anyway...

Vi informo che, sulla base delle riposte che io ho dato su me stessa, su 24 tratti analizzati al primo posto risulta il mio amore per sapere e all'ultimo la mia capacità di vivere con entusiasmo e vitalità.

Spacciano per oggettiva descrizione dei miei punti di forza ciò che invece è banalmente e semplicemente la mia percezione di essi.

Spero che nessuno si stracci le vesti scoprendo che il test "conferma" difetti che ha "sempre saputo" di avere...

09 settembre 2022

Deprogresso tecnologico


Mio figlio ha iniziato da qualche settimana un processo di "deprogresso tecnologico" come lo chiama lui. Ha deciso che il suo cellulare stava monopolizzando la sua esistenza e che questo lo allontanava da quelli che qualcuno ha chiamato "i 5 pilastri della felicità": vita a contatto con la natura, buon sonno, interazioni sociali, attività fisica e attività creative. 

Per cominciare, quest'estate è andato in vacanza senza smartphone, portandosi dietro un "cellulare da nonna", di quelli da 16 euro caricabatterie compreso, comprato solo per accontentare me che sono sempre in ansia quando loro viaggiano. Visto che l'esperimento gli è piaciuto, ha deciso di estenderne i limiti.

Per prima cosa ha elencato tutto ciò di cui ha bisogno per sostituire i diversi usi del telefono: agenda, calendario, sveglia, fotocamera, stampante per stampare tutti i biglietti eccetera che, comprati online, di solito sono sul telefono. Ha poi installato whatsapp sul computer e scaricato tutte le foto (più di 9000, tutto un pomeriggio ma che emozione -ha commentato).

Restano in sospeso solo due applicazioni apparentemente insostituibili: l'online banking e il sito gov.uk, entrambe usano il cellulare per autenticare gli accessi. Per la burocrazia temo che non ci siano soluzioni, a meno di non perdere giornate in coda in remoti uffici pubblici frequentati ormai solo da vecchietti.

Gli auguro tutta la fortuna del mondo, ovviamente, ma conto i giorni che lo separano dalla probabilissima dichiarazione di fallimento.

28 luglio 2022

Fa caldo...

I miei genitori, anzianotti e brontoloni, da due mesi si lamentano del caldo. In Pianura Padana, da 20 anni, il caldo estivo è davvero insopportabile, quindi ci sta, li capisco.

I loro genitori, saggi com'erano saggi i vecchietti di una volta, andavano in Liguria fra Gennaio e Marzo e in montagna in estate. Mio padre, invece, che è un giovanotto, è partito due giorni fa per il mare! Non in montagna, no, benché le Alpi siano disseminate di ridenti paesini accoglienti e freschi. E neppure da me (13 gradi alle 9 stamattina, 20 la massima), che 2 ore di volo sono niente se volo io, ma una difficoltà insormontabile se volano loro... il mare! E indovinate... si lamenta per il caldo!

Quanta pazienza!

27 luglio 2022

Registro pubblico delle opposizioni

 Che qualcuno mi aiuti a capire, per favore!

Sulla home page del sito leggo che "Il Registro pubblico delle opposizioni ... consente al CITTADINO di opporsi alle chiamate di telemarketing indesiderate..."

1) perché il "cittadino" è maiuscolo? 

2) se le chiamate sono indesiderate, è implicito che non le voglio, no? Ma soprattutto

2) perché devo oppormi io al disturbo anziché essere loro a chiedermi il permesso? Mi sembra esattamente il contrario di come dovrebbe essere

Vabbè, vado a cuocere il pane: è senz'altro più utile!


24 luglio 2022

...

 E comunque il punto è sapere perché ci si alza ogni mattina...

23 luglio 2022

Diana

Continuo a pensare a questo dramma.

Se quella donna avesse lasciato la bambina sul marciapiede davanti a casa, non solo la piccola sarebbe ancora viva, ma sarebbe sicuramente con gente capace di volerle bene come meritava.

C'è modo e modo di abbandonare un bambino, alcuni meno disumani di altri.

18 luglio 2022

Heatwave


(foto presa qui) 



Gli inglesi, come ho già avuto modo di dire, non sono strutturalmente preparati al grande caldo.

Per esempio le scuole. Dalle mie parti le lezioni finiscono venerdì prossimo e il regolamento prevede che tutti, nessuno e per nessuna ragione escluso, indossino l'uniforme, un esempio delle quali è illustrato qui sopra. Cambiano i colori, ogni scuola ha i suoi, ma questa è. Serve l'autorizzazione del headteacher anche solo per togliere la giacca. Tutti i presidi hanno ovviamente scritto alle famiglie comunicando che gli studenti sono autorizzati a togliere giacche e pull. Ma le calze? E le scarpe di cuoio? E le camicie di poliestere puro 100%? Alcuni hanno autorizzato gli studenti a indossare l'uniforme da ginnastica, che prevede pantaloncini e magliette (sempre poliestere, of course) ma non tutti si sono spinti fin là per (ovvie?) questioni di decoro. 

Ma il problema rimane: scuole progettate per ben altri climi.

L'ufficio di mio marito ha inviato una mail riguardo il comportamento da tenere nei prossimi 2 o 3 giorni. In premessa, hanno sottolineato come gli ambienti di lavoro, che sono isolati e climatizzati, non sono stati progettati per queste temperature massime, perciò un certo livello di discomfort è da mettere in conto. E parliamo di ambienti di lavoro di una multinazionale che, anche per aspetti legati al controllo delle linee e alla qualità del prodotto finale, deve rispettare standard rigorosissimi. Figuriamoci le scuole!

Mio figlio, che in queste settimane lavora da McDonald's, semplicemente soccombe al caldo. 


14 luglio 2022

Com'è bella!



 Fossero i miei versi quello che la neve

è per i bambini quando si svegliano

e guardano dal vetro sbalorditi la lieve

polvere caduta da lontani mondi

                                          (F. Bandini)

Ho trovato qui questi versi. È una pagina incantevole, il mio appuntamento quotidiano con la bellezza.

13 luglio 2022

Facciamo un po' di matematica

Se gli stranieri, che sono l'8.7% della popolazione residente in italia (qui) sono responsabili del 27% delle violenze di genere (e qui), come può la giornalista Chiara Severgnini affermare che "...il dato... mette in discussione lo stereotipo diffuso che vede il frnomeno della violenza maschile sulle donne ridotto a retaggio di universi culturali situati nell'"altrove" dei paesi extraeuropei"?
Inoltre, qual è la percentuale di donne straniere abusate che si presentano ai centri antiviolenza e quante, invece, non denunciano?
È vero che tre quarti delle violenze denunciate sono ad opera di uomini italiani (nascere donna è rischioso anche in Italia), ma la matematica è matematica.

Prendiamoli pure in giro

 Ok, ci sta: loro ci chiedono come possiamo sopravvivere al clima inglese e poi, appena arriva un po' di estate vera, proclamano lo stato di emergenza nazionale (qui)

Però, a voler essere onesti, le case inglesi sono così.


Casa mia, lato est-sud est (sole dall'alba -4:30- fino alle 2pm, più o meno)


Casa mia, lato sud (sole dall'1 pm al tramonto -attorno alle 10:00 pm)...

...praticamente una serra.

Le case inglesi, l'85% delle quali ha più di 30 anni (fonte), sono progettate per far entrare la maggior quantità di luce e di calore possibile, perché questa è l'esigenza per 49 settimane all'anno. Quando le temperature estive sono nella media, con massime che dalle mie parti raramente superano i 25 gradi, queste grandi vetrate completamente prive di sistemi di oscuramento (non solo persiane o tapparelle, ma neppure tende interne, per non parlare poi delle tende da sole, queste sconosciute!) fanno il loro lavoro e lo fanno bene. Ma quando leggo che a Londra la prossima settimana sono previsti 38 gradi (trentotto gradi!!!), immagino gli ospedali in allerta e i centri commerciali presi d'assalto per sfruttare i loro impianti di aria condizionata.
A questo si aggiunga che loro proprio non sanno come comportarsi per difendersi dal caldo. Poveri...

Immagino gli africani, abituati a ben altre temperature, dire di noi ciò che noi diciamo degli inglesi!



12 luglio 2022

Parole


Amo i libri che parlano di libri e, ancor più, i libri che parlano di parole. Mi affascina l'etimologia così come l'evoluzione del loro significato al passare del tempo e al cambiare della società. In particolare mi stupisco ogni volta che scopro una parola intraducibile in italiano: è il segno di quanto un'idea, trascurabile per noi o addirittura inesistente, sia tanto importante per altri da dedicarle una parola tutta sua. 

Le più belle?

La parola giapponese Komorebi indica l'effetto della luce del sole quando filtra fra i rami e le foglie, oppure la tedesca Fernweh descrive la nostalgia per un luogo nel quale non siamo mai stati, che non è la voglia di viaggiare, pare essere uno stato emotivo più che un desiderio. La russa Toska indica un'irrequietezza della quale non si comprende l'origine, mentre un'altra giapponese, Tsundoku, descrive l'abitudine di comprare libri senza riuscire a leggerli tutti, per il piacere di accumularli, forse, o nella speranza un giorno di avere tempo. Un atto di fede, se vogliamo!


03 luglio 2022

Il lato positivo

Avendo avuto una carica virale tale che la famigerata lineetta rossa è comparsa prima che le due goccine di soluzione toccassero la finestrella col reagente, ho deciso di andare a dormire "di là", per proteggere da contagio certo mio marito,  che "il covid non esiste e se esiste è solo un'influenza" finché non l'ho preso io.
Il lato positivo? Beh, da "di là" non lo sentivo russare! Che pace... mai dormito così bene!!

25 giugno 2022

Io sono antiabortista...

Perché nel mio Paese nessuna donna viene discriminata sul lavoro perchè in età fertile, o perchè incinta o perchè madre, e perchè nessun uomo si sogna di alzare un dito su una donna senza che lei sia d'accordo. Perchè non esistono pregiudizi sulla contraccezione che, anzi, è libera e gratuita per tutti. Perchè l'educazione sessuale e l'attenzione alla salute riproduttiva consentono scelte ragionate e consapevoli. Per non esistono gravidanze fra le teenager. Perchè ogni ostacolo di natura economica e organizzativa viene rimosso da leggi dello stato puntuali e adeguatamente finanziate. Perchè le famiglie dei disabili sono assistite da una straordinaria rete di servizi ben organizzate e con personale ben formato e ben pagato, altro che volontari!
Nel mio Paese, Utopia è il suo nome, l'aborto è illegale perché qui nessuna gravidanza è potenzialmente un disastro.

10 giugno 2022

09 giugno 2022

Ma come ci conosce bene l'algoritmo!



Talmente bene che stamattina LinkedIn mi propone la lettura di una cosetta, tutta uno sbrodolamento di buone emozioni e ottimismo, sul passaggio da una vita vissuta "nelle scarpe di un altro" (cito...) e quella vera, guidata dalle passioni proprie dell'autore. Il fatto che le scarpe nelle quali suddetto autore (del quale non ricordo il nome, motivo per cui non posso linkare alcunché) ha camminato per decenni siano quelle del padre, convinto che A) l'ingegneria e B) l'imprenditoria siano l'unica strada, aggiunge dettagli interessanti ma non essenziali al mio discorso. 

Per chi mi conosce, la mia sensazione di aver vissuto per anni una vita scelta da altri non è certo una novità; vedere però che qualcuno riesce a smarcarsi (a 50 anni, altro dettaglio interessante!) da un destino che sembrava segnato, se da un lato dà speranza, dall'altro invece mi mette di fronte (se mai ce ne fosse ancora bisogno) alle mie responsabilità. 

Io avrei solo voluto essere brava. Non "la più brava", mi sarei accontentata di una bravura normale. Ma la bravura richiede impegno e dedizione, se non addirittura passione. E tempo, perché non si diventa bravi per caso né all'improvviso. E qui sta il punto: per anni ho camminato nelle scarpe di un altro, con impegno e dedizione anche se senza un solo briciolo di passione, poi però sono successe cose e quello che avevo mi è scivolato fra le dita (diciamo così, che è meglio). Ho provato un'altra professione, che non mi dispiaceva, ma sono partita prima di fare un'esperienza significativa. Ho riprovato una terza volta, ma non sembra funzionare.

Ho l'esperienza di una ventenne, l'energia di una cinquantenne, un entusiasmo inquinato di pessimismo e una grave forma di timidezza in peggioramento: non una grande combinazione, ammettiamolo.

C'è chi sostiene che ognuno di noi ha un talento, e che un pesce non può essere giudicato dalla sua abilità di arrampicarsi su un albero... io temo di non aver (ancora?) trovato il mio lago.

Sempre che esista.

PS: Il padre nelle scarpe del quale ha camminato lo sconosciuto autore del raccontino postato su LinkedIn è deceduto, ed è stato questo evento (per sua stessa ammissione) la chiave del suo cambiamento. Mio padre, per mia e nostra fortuna, gode di una salute di ferro, e non farei cambio!

24 maggio 2022

Ma come si fa...

Io non ho alcuna competenza in materia giuridica, non so come si scrive una legge né come la si interpreta, non so neppure come valutare le conseguenze di modifiche e abrogazioni, siano esse totali o, peggio ancora, parziali.
So che voglio che politici e magistrati siano persone oneste e intellettualmente migliori di me (altrimenti lo farei io) ma che questo scopo sia raggiungibile attraverso i 5 quesiti referendari sui quali siamo chiamati a esprimere un parere, io questo non lo so.
E, come me, qualche decina di milioni di elettori italiani, sempre che abbiano l'onestà intellettuale di ammetterlo.
Detto questo, qualcuno mi spieghi perché cavolo in Italia non esiste una legge che stabilisca che solo le questioni etiche possono essere sottoposte a referendum.

23 maggio 2022

E comunque, nonostante tutto...

 💙🖤💙🖤💙🖤

19 maggio 2022

Per restare in tema...

Ha suscitato grande risentimento la notizia dell'esclusione delle università italiane dalla lista di quelle ammesse a una scorciatoia per il rilascio di visti di lavoro UK (quiquiQui invece gli elenchi).

Vorrei fare alcune considerazioni.

La prima, banale, riguarda il fatto che la Brexit, per costruire la quale Boris Johnson -ci piaccia o no- è stato eletto, ha sempre previsto rigorose limitazioni agli ingressi nel Regno Unito e le limitazioni legate ai titoli di studio e alle professioni sono sempre state sul tavolo.

La seconda, a mio parere altrettanto banale, riguarda il fatto che non è stato proibito l'accesso ai laureati italiani, solo non ne è stato garantito l'accesso automatico. E, a leggere bene la norma, non è stato garantito il Visto automatico neppure ai laureati di quelle università: hanno "solo" un percorso preferenziale per fare domanda e non devono necessariamente avere uno sponsor (questa è la vera grossa differenza)

Una terza considerazione riguarda la scelta delle graduatorie dalle quali l'UK ha pescato le università da favorire. Due sono anglosassoni (una -THE- certamente UK, la seconda -QS- credevo USA ma in certi siti è stata definita UK), la terza invece è di Shanghai. Non è escluso che abbiano favorito graduatorie che analizzano i parametri ai quali loro danno valore e che questo abbia portato a privilegiare queste classifiche anziché altre. 

Un discorso a parte merita invece il fatto che le università italiane non si fanno mai onore nelle graduatorie internazionali e, soprattutto, le reazioni che questo fatto comporta. Da un lato una bella alzata di spalle seguito da un bel "chissene", dall'altro articoli entusiastici ogni volta che una delle nostre scala una posizione o due. I due atteggiamenti sono in contraddizione: ci interessano le graduatorie oppure no?

Se non ci interessano, perché tarate su parametri che non rappresentano le nostre peculiarità, smettiamo di lamentarci delle conseguenze. Se ci interessano, perché magari attrarre talenti e fondi non fa schifo neppure alle nostre glorie nazionali, allora smettiamo di lamentarci, analizziamo per bene i parametri che vengono presi in considerazione e cerchiamo di migliorare le nostre prestazioni lì dove serve.

Per i nostri laureati eccellenti (non per tutti: per quelli eccellenti) le porte saranno sempre spalancate perché l'UK non smetterà mai di fare quello che fa da sempre: attrarre talenti e non farseli più scappare.

14 maggio 2022

A volte ritornano (I vecchi post!)

Leggiucchiando indietro ho ritrovato questo... ovviamente non si resiste alla tentazione di un aggiornamento!

In rosa i titoli letti da quel dì.


1.    Il Profeta – Kahlil Gibran

2.    Harry Potter – JK Rowling  
3.    Se questo è un uomo – Primo Levi 
 4.    La Bibbia
5.    Cime Tempestose – Emily Bronte
 6.    1984 – George Orwell  
7.    I Promessi Sposi – Alessandro Manzoni
8.    Orgoglio e Pregiudizio – Jane Austen
 9.    La Divina Commedia – Dante Alighieri 
10.    Piccole Donne – Louisa M Alcott
11.    Lessico Familiare – Natalia Ginzburg  
12.    Comma 22 – Joseph Heller
13.    Il Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien 
14.    L’opera completa di Shakespeare
15.    Il Giardino dei Finzi Contini – Giorgio Bassani 
16.    Lo Hobbit – JRR Tolkien
17.    Il Nome della Rosa – Umberto Eco
18.    Il Gattopardo – Tommasi di Lampedusa
19.    Il Processo – Franz Kafka 
20.    Le Affinità Elettive – Goethe
21.    Via col Vento – Margaret Mitchell
22.    Il Grande Gatsby – F. Scott Fitzgerald
23.   Bleak House – Charles Dickens 
24.    Guerra e Pace – Leo Tolstoy 
25.    Guida Galattica per Autostoppisti – Douglas Adams 
26.    Brideshead Revisited – Evelyn Waugh
27.    Delitto e Castigo – Fyodor Dostoyevsky
28.    Odissea – Omero 
29.    Alice nel Paese delle Meraviglie – Lewis Carroll
30.    L’insostenibile leggerezza dell’essere – Milan Kundera 
31.    Anna Karenina – Leo Tolstoj 
32.    David Copperfield – Charles Dickens
33.    Le Cronache di Narnia – CS Lewis 
34.    Emma – Jane Austen 
35.    Cuore – Edmondo de Amicis
36.    La Coscienza di Zeno – Italo Svevo
37.    Il Cacciatore di Aquiloni – Khaled Hosseini 
38.    Il Mandolino del Capitano Corelli – Louis De Berniere  
39.    Memorie di una Geisha – Arthur Golden
40.    Winnie the Pooh – AA Milne
41.    La Fattoria degli Animali – George Orwell
42.    Il Codice da Vinci – Dan Brown
43.    Cento Anni di Solitudine – Gabriel Garcia Marquez
44.    Il Barone Rampante – Italo Calvino  
45.    Gli Indifferenti – Alberto Moravia 
46.    Memorie di Adriano – Marguerite Yourcenar
47.    I Malavoglia – Giovanni Verga
48.    Il Fu Mattia Pascal – Luigi Pirandello 
49.    Il Signore delle Mosche – William Golding
50.    Cristo si è fermato ad Eboli – Carlo Levi
51.    Vita di Pi – Yann Martel
52.    Il Vecchio e il Mare – Ernest Hemingway
53.    Don Chisciotte della Mancia – Cervantes
54.    I Dolori del Giovane Werther – J. W. Goethe
55.    Le Avventure di Pinocchio – Collodi
56.    L’ombra del vento – Carlos Ruiz Zafon
57.    Siddharta – Hermann Hesse

58.    Il mondo nuovo – Aldous Huxley
59.    Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon
60.    L’Amore ai Tempi del Colera – Gabriel Garcia Marquez
61.    Uomini e topi – John Steinbeck
62.    Lolita – Vladimir Nabokov
63.    Il Commissario Maigret – George Simenon
64.    Amabili resti – Alice Sebold
65.    Il Conte di Monte Cristo – Alexandre Dumas
66.    Sulla Strada – Jack Kerouac

67.    La luna e i Falò – Cesare Pavese
68.    Il Diario di Bridget Jones – Helen Fielding
69.    I figli della mezzanotte – Salman Rushdie
70.    Moby Dick – Herman Melville
71.    Oliver Twist – Charles Dickens
72.    Dracula – Bram Stoker
73.    Tre Uomini in Barca – Jerome K. Jerome
74.    Notes From A Small Island – Bill Bryson
75.    Ulisse – James Joyce
76.    I Buddenbroock – Thomas Mann
77.    Il buio oltre la siepe – Harper Lee
78.    Germinale – Emile Zola
79.    La fiera delle vanità – William Makepeace Thackeray
80.    Possession – AS Byatt
81.    A Christmas Carol – Charles Dickens
82.    Il Ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde

83.    Il Colore Viola – Alice Walker
84.    Quel che resta del giorno – Kazuo Ishiguro
85.    Madame Bovary – Gustave Flaubert
86.    A Fine Balance – Rohinton Mistry
87.    Charlotte’s Web – EB White
88.    Il Rosso e il Nero – Stendhal
89.    Le Avventure di Sherlock Holmes – Sir Arthur Conan Doyle
90.    The Faraway Tree Collection – Enid Blyton
91.    Cuore di tenebra – Joseph Conrad
92.    Il Piccolo Principe– Antoine De Saint-Exupery
93.    The Wasp Factory – Iain Banks
94.    Niente di nuovo sul fronte occidentale – Remarque
95.    Un Uomo – Oriana Fallaci
96.    Il Giovane Holden – Salinger
97.    I Tre Moschettieri – Alexandre Dumas
98.    Amleto– William Shakespeare
99.    La fabbrica di cioccolato – Roald Dahl
100.  I Miserabili – Victor Hugo

Ho letto altre cose, ovviamente, anche se dall'avvento degli smartphone devo ammettere di leggere di meno. Alcuni di questi titoli mi sono totalmente indifferenti e non li leggerò mai (Il diario di Bridget Jones, per fare un esempio...) altri invece magari sì.
Ora sto leggendo "Papyrus" (Irene Vallejo) e "Quando abbiamo smesso di capire il mondo" (Benjamin Labatut), acquisto impulsivo mentre aspettavo l'ennesimo volo.

Vado a preparare la cena, buona serata! 

13 maggio 2022

A small tip...

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Settimane, per risolvere 'sto problema, settimane...

08 aprile 2022

A cosa serve la scuola?


Interessante, ma alcune domande meriterebbero ben altri approfondimenti.
Una, fra tutte, mi tormenta da un po': perché i bambini amano la scuola alle elementari e la odiano dopo?
Può essere perché il rapporto con i professori è diverso da quello, intimo e personale, che si instaura normalmente con la maestra?
O forse dipende dal fatto, drammatico, che si perde la dimensione di "scoperta del mondo" che caratterizza, col suo carico di meraviglia e stupore, le elementari fatte bene?
O ancora dal cumulo di materie, obbligatorie per tutti e totalmente prive di interesse per alcuni?

02 aprile 2022

20!!

Auguri Tommy!

30 marzo 2022

...

E, niente: mi manca casa...

28 marzo 2022

Il danno scolastico - part two

 Al di là dell'aneddotica e delle statistiche, il concetto che ritengo più degno di nota è quella "catastrofe cognitiva" della quale parla Ricolfi nel secondo capitolo del volume (da pag 25 in avanti).

"La studentessa impreparata (...) non capisce le domande".  E più avanti: "...fra la studentessa che prende 30 o 30 e lode e la massa di studenti che sono ampiamente sotto la sufficienza ... corre un abisso cognitivo ... che è innanzitutto di organizzazione mentale e capacità di assimilazione". E ancora "...l'età mentale di Martina è quella di una bambina di 8, massimo dieci anni. Per non parlare della padronanza della lingua italiana..." (Martina è il corrispondente moderno dei Gianni e Pierino di Barbiana)

Ricolfi prosegue poi interrogandosi sulle cause di tutto ciò, e qui arriva il punto a mio parere interessante: lui ritiene che la scarsa qualità degli studi precedenti, ancorché necessaria, non sia in realtà sufficiente a spiegare il disastro. Ecco cosa dice: "La mia sensazione nettissima, una sorta di certezza intuitiva, è che Martina non ce la farà mai. Può studiare quanto vuole, impegnarsi allo spasimo, ma il suo software mentale ha limiti intrinseci, strutturali, probabilmente definitivi.". E poco dopo: "È come se il cervello di Martina avesse una sorta di tara, o avesse subito una lesione che le impedisce di fare pensieri adulti..." Ricolfi si domanda a questo punto se la scarsa qualità della scuola, oltre a spiegare la presenza di lacune possa anche spiegare l'impossibilità di colmarle una volta superata una certa fase di sviluppo. Facendo un parallelo fra un esperimento su gattini e lo sviluppo di abilità cognitive, Ricolfi dice che "se certe abilità, a partire dalla piu fondamentale, la piena padronanza della lingua e delle sue strutture, non le hai apprese nel momento giusto, sarà estremamente difficile per te farlo in un momento successivo. E sarà tanto più difficile quanto più una certa abilità (per esempio la capacità di astrazione) ne presuppone altre..."

Non ho competenze per giudicare la fondatezza del parallelo gattini ciechi - sviluppo cognitivo umano ma, accettandone la validità, il quadro che ne esce è drammatico: gli insegnanti che lavorano oggi nelle scuole o sono prossimi alla pensione o sono stati formati dopo che le varie riforme sono entrate in vigore, quindi ne hanno subite le conseguenze. Se fosse vero, saremmo prossimi a un punto di non ritorno.

Questo fenomeno non è solo italiano, qui ne ho visti parecchi di esempi luminosi: dall'insegnante di tedesco che chiede a mia figlia di spiegare la differenza fra who e whom perchè lei (la prof) non sa come fare, al mio mentore che mi dice "ti ha chiesto la formula, dagli la formula" senza capire che questo cambia la natura dell'esercizio, al prof di economia che mi chiede di spiegargli la notazione scientifica o quello di matematica che non sa perchè il coseno di un angolo non cambia al cambiare della lunghezza dell'ipotenusa. Potrei continuare.

[Effetto dell'abbassamento del livello della scuola inglese: un "nome" è come chiamiamo le "cose", quindi "idea, profumo, paura" non sono nomi. Gli aggettivi sono "describing words", quindi "mio, qualunque, due" non sono aggettivi. I verbi sono "action words" quindi "penso, sto, sogno" non sono verbi. Scusate, non ho resistito!] 



Povera patria

25 marzo 2022

Il danno scolastico

Prendendo spunto da questo post di Andrea, ho letto il libro. Meglio: i due libri dentro un’unica copertina: quello della Mastracola (aneddotico, leggerino, con qualche errore -deliberato?_ interpretativo qua e là…) e quello di Ricolfi (analitico e interessante).

Dico subito che, pur non avendo né l’esperienza di lei né l’accesso ai dati e la capacita di analisi di lui, la consapevolezza che una scuola mediocre penalizza le classi intellettualmente meno preparate (non ricche: intellettualmente preparate) è da tanto tempo una delle mie più profonde convinzioni: ritengo che la scuola debba essere lunga, lenta e ambiziosa. Che debba insegnare a ragionare e non a ripetere a pappagallo contenuti -ma che senza contenuti sia impossibile ragionare. Che debba tornare a poche materie di base fatte benissimo (grammatica, matematica, latino, filosofia, imparare a leggere e capire un testo letterario o scientifico, imparare a scrivere un testo letterario o critico o speculativo, arte e musica ma quelle belle, non pifferi e lavoretti coi fili di lana…), perché per il coding e la redazione di business plan c’è tempo. Che debba lasciare spazio, tantissimo spazio, alla curiosità a alla creatività perché queste sono alla base di ogni sincero desiderio di imparare. Sarebbe sufficiente a scongiurare la catastrofe cognitiva della quale parla Ricolfi?


La ragione per la quale una scuola modesta penalizza le classi meno colte è presto detto: chi avverte i limiti della scuola può sopperire in casa; chi non li capisce, perché non ne ha gli strumenti intellettuali o perché non interessato o perché con la testa piena di preconcetti, non può far niente. Non è la ricchezza la discriminante: in un Paese pieno di musei, arte e biblioteche, la povertà non è quasi mai un limite e la povertà intellettuale non ha scusanti. Questo è il primo errore della Mastracola: lei paragona la sua condizione a quella dei ragazzi di Don Milani, un errore marchiano. Lei, figlia di un ambizioso piccolo borghese (diciamo pure piccolissimo…) che, pur al di fuori dei tempi canonici, riesce a diplomarsi, cresce in un ambiente stimolante, nel quale la cultura e il titolo di studio hanno un valore, e la ricchezza culturale, non importa se modesta, è un obiettivo al quale tendere. I ragazzi di Don Milani, passano dall’aula alla campagna dove pascolano le pecore, arrivano a scuola solo perché i loro genitori devono assolvere un obbligo legale, parlando solo dialetto e, molti di loro, senza aver mai tenuto una matita in mano. La differenza è eclatante e non vederla, temo, intenzionale.


[Inserisco qui una seconda critica all’opinione diffusa sulla Lettera a una Professoressa. È vero che la prima proposta del gruppo di Barbiana riguarda il divieto di bocciare ma, accanto a questo, propone una scuola lunga (tutto il giorno, tutto l’anno) perché colmare il divario fra Pierino e Gianni richiede tempo. Propone anche una sorta di vita monacale per gli insegnanti perché il loro lavoro richiede una dedizione totale, che mal si concilia con gli impegni famigliari, ma Don Milani è un prete e forse non si rende conto di cosa dice! Il terzo punto, interessante ma poco approfondito, riguarda il “fine” della scuola. Nel suo libretto, individua come scopo della scuola la capacità di “intendere gli altri e farsi intendere”, da cui lo studio delle lingue. Meriterebbe una discussione a parte.

Una proposta articolata in 3 punti dei quali la politica e, temo, la scuola hanno considerato solo il primo: non bocciare. Da questo “malinteso” (le virgolette perché non penso che sia un malinteso) discende gran parte del disastro educativo di cui parlano Mastracola e Ricolfi.]


Nel mio piccolo, ho visto ragazzini di prima media incapaci di disegnare, su un piano cartesiano, righe parallele verticali un quadretto sì e uno no, in prima liceo non sapere come funzionano le sottrazioni col prestito (che significa non aver capito una cippalippa della struttura decimoposizionale nel numero), sedicenni non essere capaci di calcolare un ottavo di due noni. Non sanno scrivere sulle righe; io, italiana, devo fare loro lo spelling di parole come Pythagoras o hexagon… ma questa aneddotica non descrive accuratamente la situazione, che è drammatica. 

Leggevo i risultati di una ricerca sullo svantaggio dei bambini provenienti da famiglie disagiate in UK. [piccola nota. Esistono qui due tipo di “disagio”: il primo di natura solo economica: al di sotto di determinate condizioni economiche, i bambini hanno diritto ai pasti gratuiti a scuola. La seconda categoria prende in considerazione bambini che hanno avuto diritto ai pasti gratuiti e che ora hanno superato la soglia, ma anche, ad esempio, bambini in affido, recentemente adottati, chi è rientrato nella famiglia d’origine dopo un affido temporaneo e altre situazioni che possono avere influenza sul rendimento scolastico]. Ebbene, questi bambini arrivano agli esami della nostra 5^ elementare avendo accumulato un anno di ritardo nella preparazione, cioè hanno a 11 anni la preparazione che ci si aspetta da bambini di 10 anni. Cinque anni dopo, agli esami di fine obbligo scolastico (si chiamano GCSE e si fanno dopo la nostra 2^ liceo), lo svantaggio accumulato raddoppia: affrontano esami che hanno influenza su tutta la vita professionale con la preparazione di bambini di terza media. Le conseguenze sono drammatiche. La conclusione del paper è lapidaria: la scuola non solo non è in grado di colmare il gap, ma lo peggiora.

Quali sono a mio avviso i difetti di questa scuola? Il primo: non si boccia. Il secondo: classi enormi (insegnate voi matematica a gruppi di 30 adolescenti stipati in aule progettate per 20). Il terzo: niente orali. Il quarto: niente libri di testo. Ce ne sono altri (uniformi, igiene…), ma mi fermo qui. Questo riguarda la scuola in UK e solo la scuola dell'obbligo: il secondo biennio di scuola superiore ha un'organizzazione tale da raggiungere mediamente livelli di preparazione altissimi, ,ma questo è un discorso diverso.

In Italia la situazione è migliore, ma temo non di molto. 


Ho prestato il volume a una mia amica che si occupa di educazione da 30 anni. Sono curiosa di sapere cosa ne pensa!

03 marzo 2022

Confessione breve

Ieri ho commentato un post che una mia "amica" ha scritto su Facebook che riguardava la cancellazione di una serie di eventi sulla musica russa organizzati da un teatro a Genova. Ho commentato dicendo qualcosa di molto generico a proposito dell'assurdità di tale decisione, e qualcuno ha deciso di mettere un bel pollicione al mio pensiero. Fra gli altri, una signora dal nome russofono. Sono andata a vedere il suo profilo per curiosità e ho scoperto non solo che è russa, cosa di per sé di nessuna importanza, ma che giustifica e sostiene l'operazione di Putin.

Fin qui i fatti.

La mia confessione riguarda la mia reazione di fastidio: come può una persona che condivide l'ideologia di Putin e il suo operato condividere anche la mia opinione sull'universalità della cultura in generale e della musica in particolare? O, in altre parole: come può una persona cattiva e erronea in un ambito, essere nel giusto in un altro? Mi dà fastidio quel suo pollicione al mio commento, come se da solo fosse sufficiente a creare una sorta di complicità fra me e la signora russa pro-Putin.

Lo so: siamo tutti contemporaneamente buoni e cattivi, ma trovo difficile conciliare certi livelli di cattiveria con umani, universali sentimenti.  

22 febbraio 2022

Rassegnazione

 


Esistono, credo, diversi modi per interpretare il significato della parola "rassegnazione" fra i quali, accanto ai tanti legati alla rinuncia della propria volontà, ce n'è almeno uno positivo, legato all'etimologia della parola stessa: togliere i sigilli, sciogliere, svelare, liberare.

Ma liberare cosa, se si deve passare attraverso la rinuncia a rivendicare il proprio diritto di decidere per sé e l'accettazione di una realtà che non si è scelta? 

Ecco, l'artista che, rassegnandosi al fatto che la sua ciotola si è rotta, rinunciando al desiderio di riaverla com'era prima, e accettando l'idea di avere fra le mani solo pochi cocci, sceglie di costruire con questi cocci qualcosa di prezioso e unico, liberando le sue energie creative e tutta la sua forza e svelando bellezza dove erano solo rovine. 

Il risultato racconta una storia, racconta l'amore con il quale l'artista si è preso cura delle fratture utilizzando il più prezioso dei metalli, la sua pazienza e la sua perizia.

Sfido chiunque a dire che la ciotola mai-stata-rotta è più bella o più preziosa di questa.

Strane abitudini

Se su YouTube digitate "northener" vi compare questo
Lo manderò ai miei ragazzi, che affronteranno la city da soli fra qualche giorno 😅

10 febbraio 2022

Migranti

 



C'è lui, Giuseppi, che ha tenuto altissima la già alta bandiera italiana lo scorso anno.

Lui che al di qua della Manica è un mezzo eroe, amatissimo da pasticcieri allo sbaraglio, cuochi provetti e italofili di varia estrazione.

Lui che, dopo una laurea italiana in ingegneria e un dottorato in UK, dopo anni spesi quassù lavorando per non so quale azienda, la scorsa estate ha deciso di rientrare in Italia, per l'esattezza nella "mia" Milano, dimostrando a tutti noi che, evviva!!!, esistono i voli di ritorno.

Ebbene, Giuseppi, dopo neppure un anno, ha deciso che no, non si può tornare. Scrive sul suo profilo IG: "...mi sono trasferito qui solo la scorsa estate cercando il mio luogo felice (happy place, lo chiama). È risultato che il mio happy place è nei sobborghi di Bristol".

Questo è solo l'ultimo episodio, ma conosco, direttamente o indirettamente, tante storie di persone che, dopo un'esperienza all'estero, decidono di tornare e non ce la fanno. Gente che rientra avendo già un buon lavoro e una casa, non persone in difficoltà. Famiglie strutturate, non post-adolescenti a caccia di avventure, persone che mettono sul piatto della bilancia lavoro, burocrazia, affetti, senso di appartenenza, scuola e tempo libero, cultura, cucina, anziani genitori e vecchi compagni di scuola, radici antiche e giovani germogli. Tutto questo distribuito sui due piatti di tale immaginaria bilancia, pensando che penda verso l'Italia, e invece pochi mesi sono sufficienti a capire l'errore.

Cos'ha l'Italia? Perché respinge i suoi figli?

Perché ci sentiamo estranei a casa nostra?

La tragedia, però, è un'altra: è che talvolta non è nemmeno necessario partire...

08 febbraio 2022

Sorvolando


sorvolando sul fatto che da due anni viviamo un'emergenza planetaria della quale nessuno può prevedere la fine

sorvolando sul fatto che da almeno 9 anni cerco di dare una direzione alla mia vita professionale senza riuscirci

sorvolando sul fatto che ogni 7 anni un presidente decade e questo fatto sembra sempre prenderci alla sprovvista

sorvolando sul fatto che i miei figli studiano in una città non troppo lontana da casa così possono tornare quando vogliono, ma non vogliono mai

sorvolando sul fatto che vivo a poche ora di volo da casa così posso tornare quando voglio ma, come i miei figli, non torno (quasi) mai

sorvolando sul fatto che mi mancano le mie amiche di casa (che sottovalutano), mio fratello (che non lo sa), i miei (che non ci credono)

sorvolando sul fatto che le mie amiche "di qui" non sono proprio qui e devo prendere auto e appuntamento per vederle 

sorvolando sul fatto che non riusciamo mai (mai...) ad avere peso e influenza sulla vita delle persone che ci sono care se non saltuariamente e casualmente, ma così non vale e non conta, è come indovinare la risposta a una domanda d'esame

ecco... sorvolando.

La Treccani dice che si sorvola su fatti trascurabili. Ma sono poi trascurabili i fatti sui quali da anni sorvolo? 

01 febbraio 2022

Banalità

 


Ogni volta che mi imbatto in frasette del genere (e capita spessissimo: fb, gli stati di wa, ig...) penso a quanto deve sentirsi intelligente e educata la persona che l'ha condivisa.