La società che non viene illuminata dai pensatori, finisce ingannata dai ciarlatani - de Condorcet
28 aprile 2023
Dalla mia finestra
27 aprile 2023
Ho capito che...
…chi fa da se fa per tre è una fesseria inventata da chi non ha voglia di darti una mano, che la primavera mi fa paura perché ci si deve alleggerire e io non so mai da che parte cominciare e anche perché poi arriva l’estate e io odio profondamente il caldo.
Ho capito che sono brava a studiare, posso imparare quasi tutto ma poi usare quello che ho imparato… beh, questa è tutta un’altra faccenda.
Ho capito che ci sono più libri belli ancora da leggere di quanti ne abbia già letti, e che la stessa cosa vale per la musica, e i luoghi nel mondo e l’architettura, e che non basta una vita per goderne.
Ho capito che le piante hanno bisogno di acqua (ma non troppa), di nutrimento (ma non troppo), di luce (ma non troppa). Hanno anche bisogno della vicinanza di altre piante purché compatibili e alla giusta distanza perché hanno bisogno di aria, ma non troppa.
Che non sono capace di non portare rancore: certe ferite non si sono mai rimarginate e, temo, mai lo faranno e non sono proprio sicura che sarò sempre capace di non tirare tutto fuori. Lo spero, però, perché facendolo causerei un dolore inutile.
Ho capito che faccio davvero molta fatica a dire di no, poi ne pago tutte le conseguenze.
Che i profumi e i rumori della natura mi fanno stare bene.
Che il momento più difficile di un allenamento è mettersi le scarpe da ginnastica.
Che meno li rincorri più frequentemente e volentieri tornano. Parlo dei figli, ma forse vale anche per altri.
Che, se i bambini sfidano il loro equilibrio camminando sul cordolo del marciapiede quando ne incontrano uno, gli adulti sfidano il loro equilibrio camminando sul cordolo della loro esistenza ogni giorno, e si fa una fatica immonda.
Che del Politecnico amavo il glicine che, in Aprile, fioriva al cancello del Rettorato e riempiva di profumo i nasi di frotte di frettolosi studenti e di rari passanti. E forse nient’altro.
Che mi piace il caffè e anche il rito del caffè.
Che di una foto bella si dice che sembra un quadro e di un quadro bello si dice che sembra una foto… buffo! (Il fatto che un quadro sembri una foto non porta me a definirlo “bello”, ma questo è argomento di un altro post!).
Ho capito soprattutto che quello che ho capito non è definitivo, che domani potrei capire che non avevo capito niente e ricominciare tutto da capo.
24 aprile 2023
Esercizio di scrittura creativa
Prendi una piantina e la metti nel suo bravo vasetto. Un po' di terra buona, acqua qb e ogni tanto qualche goccia di fertilizzante. La guardi attecchire e già qualche fogliolina di un verde timido compare sui suoi rametti. Bellina. Non bella, non gloriosa nella sua magnificenza. Solo bellina.
A quel punto la togli da vasetto, la scrolli per bene per far cadere tutto il terriccio rimasto incastrato fra le radichette nuove e cambi vaso. Aggiungi nuovo terriccio, cercando di infilarlo per bene fra le radici ancora sporche del precedente, vaporizzi acqua fresca e di nuovo qualche goccia di fertilizzante di tanto in tanto, che non guasta mai. Lei un po' stenta, all'inizio, poi si riprende, le foglioline si irrobustiscono e, a primavera, ne spuntano di nuove. In capo a un paio di anni i primi fiori dimostrano che le radici hanno preso vigore, che la piantina si è adattata al nuovo terriccio e che l'acqua miscelata al nuovo fertilizzante, che sembrava poco adatto, in realtà non le ha fatto troppo male. È così che si sopravvive: adeguandosi.
Ma a questo punto il vaso sembra non essere più quello giusto: troppo piccolo? troppo poco poroso? troppo banale? Mah, quale che sia la ragione, suvvia, che sarà mai un nuovo rinvaso? Ecco che un elegante contenitore fa la sua comparsa: belle decorazioni, la giusta misura (un po' più grande, ma solo un po'), fashonable quel tanto che basta da rendere trascurabili le difficoltà di un nuovo trapianto. Via di nuovo con la rimozione di tutto il vecchio (vecchio? davvero?) terriccio, mettiamo a nudo le radici e fa niente se le ultime nate, ancora fragili, si romperanno nel processo: la piantina ne caccerà di nuove. È il suo lavoro, in fondo, no? Incastriamo per bene il terriccio nuovo fra le radici vecchie: è fresco, ricco, umido, un vero toccasana, e via nel vaso, ancora acqua, ancora fertilizzante, e speriamo che nascano nuove radici, che spuntino nuove foglioline verde chiaro, delicate e fragili.
Fino al prossimo vaso.
19 aprile 2023
14 aprile 2023
Buon compleanno
La mia amica domani compie gli anni e io non ci sarò, tanto per cambiare! Quest’anno, però, un po' per via del numero (55, bello vero?), un po’ per via delle circostanze (un paio d’anni non proprio facilissimi), voglio fare per lei qualcosa di speciale e, dato che più che uno stonatissimo “tanti auguri a te” io non so cantare, lascio la spazio a chi con le parole o con la musica costruisce piccoli e non-poi-così-piccoli capolavori...
Eliot dice che
April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain
e lei è proprio così: nessun inverno riuscirebbe mai a raffreddare la vita che le freme dentro, neppure se ci provasse lei stessa. Ma quando la nostra storia picchia duro e la fatica si fa sentire, ecco,
“anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza” (Seneca)
perché
Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole e tutto sarà limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io ne sono sicuro. E presto. Anche domani. (parole rubate a Dostoevsky)
Buon compleanno tesoro 🥂 ti voglio bene!