28 aprile 2023

Dalla mia finestra


Il vecchio cane porta al guinzaglio un ancor più vecchio signore. Un giacchetto di velluto marrone a coste, come si usavano quand’era giovanotto, di quelli col collo di pelliccia di agnello, di un bianco lattiginoso e dall’aspetto poco pulito, ovviamente riccia. I capelli non completamente bianchi, le scarpe lucide. Ha gli stessi colori del suo compagno di passeggiata e, come lui, ogni tanto ha bisogno di fermarsi a riprendere fiato. Il cane si sdraia a terra dietro una macchina parcheggiata, la lingua fuori; l’ometto si ferma pazientemente e pazientemente lo guarda, lasciando ciondolare il più inutile dei guinzagli. Pochi secondi bastano, poi il cane solleva la testa e, si vede lo sforzo dei vecchi muscoli, prova a rialzare prima il didietro, ma desiste e riprova con le zampe anteriori, con uguale fatica ma maggiore successo. L’uomo lo aspetta, non lo sollecita né lo aiuta. Riguadagnata la posizione eretta, scodinzola tronfio e, ostentando un’aria indifferente, prende a trotterellare davanti all’uomo con una sicumera che fa sorridere. Il vecchio signore gli cede il passo e si fa condurre. Attraversano la strada, a quest’ora quasi deserta, e proseguono verso il centro, seguendo un itinerario vecchio di chissà quante passeggiate, fino a perdersi dietro gli edifici.

27 aprile 2023

Ho capito che...


…chi fa da se fa per tre è una fesseria inventata da chi non ha voglia di darti una mano, che la primavera mi fa paura perché ci si deve alleggerire e io non so mai da che parte cominciare e anche perché poi arriva l’estate e io odio profondamente il caldo.

Ho capito che sono brava a studiare, posso imparare quasi tutto ma poi usare quello che ho imparato… beh, questa è tutta un’altra faccenda.

Ho capito che ci sono più libri belli ancora da leggere di quanti ne abbia già letti, e che la stessa cosa vale per la musica, e i luoghi nel mondo e l’architettura, e che non basta una vita per goderne.

Ho capito che le piante hanno bisogno di acqua (ma non troppa), di nutrimento (ma non troppo), di luce (ma non troppa). Hanno anche bisogno della vicinanza di altre piante purché compatibili e alla giusta distanza perché hanno bisogno di aria, ma non troppa.

Che non sono capace di non portare rancore: certe ferite non si sono mai rimarginate e, temo, mai lo faranno e non sono proprio sicura che sarò sempre capace di non tirare tutto fuori. Lo spero, però, perché facendolo causerei un dolore inutile.

Ho capito che faccio davvero molta fatica a dire di no, poi ne pago tutte le conseguenze.

Che i profumi e i rumori della natura mi fanno stare bene.

Che il momento più difficile di un allenamento è mettersi le scarpe da ginnastica.

Che meno li rincorri più frequentemente e volentieri tornano. Parlo dei figli, ma forse vale anche per altri.

Che, se i bambini sfidano il loro equilibrio camminando sul cordolo del marciapiede quando ne incontrano uno, gli adulti sfidano il loro equilibrio camminando sul cordolo della loro esistenza ogni giorno, e si fa una fatica immonda.

Che del Politecnico amavo il glicine che, in Aprile, fioriva al cancello del Rettorato e riempiva di profumo i nasi di frotte di frettolosi studenti e di rari passanti. E forse nient’altro.

Che mi piace il caffè e anche il rito del caffè.

Che di una foto bella si dice che sembra un quadro e di un quadro bello si dice che sembra una foto… buffo! (Il fatto che un quadro sembri una foto non porta me a definirlo “bello”, ma questo è argomento di un altro post!).

Ho capito soprattutto che quello che ho capito non è definitivo, che domani potrei capire che non avevo capito niente e ricominciare tutto da capo.


 

24 aprile 2023

Esercizio di scrittura creativa


Prendi una piantina e la metti nel suo bravo vasetto. Un po' di terra buona, acqua qb e ogni tanto qualche goccia di fertilizzante. La guardi attecchire e già qualche fogliolina di un verde timido compare sui suoi rametti. Bellina. Non bella, non gloriosa nella sua magnificenza. Solo bellina.

A quel punto la togli da vasetto, la scrolli per bene per far cadere tutto il terriccio rimasto incastrato fra le radichette nuove e cambi vaso. Aggiungi nuovo terriccio, cercando di infilarlo per bene fra le radici ancora sporche del precedente, vaporizzi acqua fresca e di nuovo qualche goccia di fertilizzante di tanto in tanto, che non guasta mai. Lei un po' stenta, all'inizio, poi si riprende, le foglioline si irrobustiscono e, a primavera, ne spuntano di nuove. In capo a un paio di anni i primi fiori dimostrano che le radici hanno preso vigore, che la piantina si è adattata al nuovo terriccio e che l'acqua miscelata al nuovo fertilizzante, che sembrava poco adatto, in realtà non le ha fatto troppo male. È così che si sopravvive: adeguandosi.

Ma a questo punto il vaso sembra non essere più quello giusto: troppo piccolo? troppo poco poroso? troppo banale? Mah, quale che sia la ragione, suvvia, che sarà mai un nuovo rinvaso? Ecco che un elegante contenitore fa la sua comparsa: belle decorazioni, la giusta misura (un po' più grande, ma solo un po'), fashonable quel tanto che basta da rendere trascurabili le difficoltà di un nuovo trapianto. Via di nuovo con la rimozione di tutto il vecchio (vecchio? davvero?) terriccio, mettiamo a nudo le radici e fa niente se le ultime nate, ancora fragili, si romperanno nel processo: la piantina ne caccerà di nuove. È il suo lavoro, in fondo, no? Incastriamo per bene il terriccio nuovo fra le radici vecchie: è fresco, ricco, umido, un vero toccasana, e via nel vaso, ancora acqua, ancora fertilizzante, e speriamo che nascano nuove radici, che spuntino nuove foglioline verde chiaro, delicate e fragili.

Fino al prossimo vaso.


19 aprile 2023

Made in Italy

Ma non si doveva multare l'abuso dell'inglese 🤔🤔🤔
Cit Meloni

14 aprile 2023

Buon compleanno

La mia amica domani compie gli anni e io non ci sarò, tanto per cambiare! Quest’anno, però, un po' per via del numero (55, bello vero?), un po’ per via delle circostanze (un paio d’anni non proprio facilissimi), voglio fare per lei qualcosa di speciale e, dato che più che uno stonatissimo “tanti auguri a te” io non so cantare, lascio la spazio a chi con le parole o con la musica costruisce piccoli e non-poi-così-piccoli capolavori...



Eliot dice che


April is the cruellest month, breeding 

Lilacs out of the dead land, mixing

Memory and desire, stirring

Dull roots with spring rain


e lei è proprio così: nessun inverno riuscirebbe mai a raffreddare la vita che le freme dentro, neppure se ci provasse lei stessa. Ma quando la nostra storia picchia duro e la fatica si fa sentire, ecco, 


anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza” (Seneca) 


perché 


Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole e tutto sarà limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io ne sono sicuro. E presto. Anche domani. (parole rubate a Dostoevsky) 


Buon compleanno tesoro 🥂 ti voglio bene!