27 marzo 2020

Coi piedi per terra

Oggi va così...
Dormo male e la prima cosa che faccio al risveglio è controllare su giornale se il CV sia stato un brutto sogno, e non lo è mai, puzzola!
Oggi un aereo ha sorvolato per circa tre ore stamattina 'sto buco di paese, il giornale ha annunciato che il "garante della privacy" locale ha dato parere positivo all'ipotesi di utilizzare i cellulari per controllare gli spostamenti dei cittadini, la polizia aiutava il personale del mio supermercato a gestire la coda degli ingressi, sono stati contati 2885 nuovi contagi e il governo ha chiarito che con "sport all'aperto" si intende al massimo la corsetta attorno all'isolato, non l'escursione di 8 ore sul Peak District.
Sarò pessimista, ma il lockdown durerà fino a quando non sarà trovata una cura efficace, se non addirittura un vaccino. Altro che 3 settimane.
Stay safe

25 marzo 2020

...peccato di ubris

Ovviamente, sul momento ho pensato a un errore di battitura, capita con Whatsapp.

Però, prima di chiedere spiegazioni all'amica con la quale stavo chiacchierando, ho pensato di fare una veloce googolata e ho scoperto che il "peccato di hybris" (secondo una grafia più aderente all'originale) "è un topos (tema ricorrente) della tragedia greca e della letteratura greca, presente anche nella Poetica di Aristotele. Significa letteralmente "tracotanza", "eccesso", "superbia", “orgoglio” o "prevaricazione". Si riferisce in generale a un'azione ingiusta o empia avvenuta nel passato, che produce conseguenze negative su persone ed eventi del presente." (cit. https://it.wikipedia.org/wiki/Hybris banalmente wikipedia, non me ne vogliano i puristi)

Così è: sono ignorante.

Ma.

Ma, chiacchierando con un'amica che so avere fatto studi diversi dai miei, io non mi sognerei di fare riferimento al momento di inerzia o allo strato liminare senza domandarmi se sia proprio necessario. E' una questione di contesto. Lavorando alla preparazione di una gara di lettura per le scuole medie con questa stessa amica e alcune sue colleghe, tutte prof di lettere e tutte laureate in lettere, una di loro ha detto "Adesso dobbiamo ragionare di fabula e intreccio". Io, ovviamente, non ho capito e ho chiesto spiegazioni, che mi sono state date velocemente e velocemente abbiamo ripreso i lavori. In quel contesto, l'uso di un linguaggio tecnico consente a tutti i partecipanti di capire velocemente e velocemente rispondere alle esigenze dell'incontro. Io, da outsider, ho avuto bisogno di chiarimenti ma era "colpa" mia, non loro.
Se però si sta chiacchierando amabilmente fra amiche su coronavirus e responsabilità che la politica ha riguardo al mancato (o imperfetto) contenimento dell'epidemia, un vocabolario così specialistico e non necessariamente correlato al tema è, a mio parere, fuori luogo. Serve a alzare il tono della conversazione? Serve a mostrare la proprio superiore cultura? E' un modo di dire comune del quale io non sono a conoscenza?
Già Manzoni, facendo dire a Renzo "...che vuol ch'io faccia del suo latinorum?", metteva in guardia la gente che ha fatto le "scuole alte" (cit. la mia ex segretaria) dall'abuso di vocabolario fuori contesto. Nel caso del latinorum, scopo di don Abbondio era intimidire il povero Renzo rimettendolo al suo posto.
Nel caso dell'ubris?

PS: Conosco SC da 37 anni e non ho creduto per un sono istante che lei abbia voluto in qualche modo farmi pesare la sua diversa cultura. Ha semplicemente usato una parola che lei conosce e io no.

19 marzo 2020

La scuola al tempo del coronavirus

Finalmente, dopo aver tergiversato per settimane, Boris Johnson ieri ha annunciato la chiusura di tutte le scuole a partire da lunedì. Matilde era a casa già da ieri (mercoledì), quindi martedì è stato il suo ultimo giorno di scuola e non lo sapeva. Non ha salutato nessuno, non sono uscite garrule dai cancelli dopo una giornata di festeggiamenti e di arrivederci a settembre.
Niente.
Tommy, invece, come tutti gli studenti del suo anno nel bel mezzo di una settimana di esami, ha ascoltato la conferenza stampa del primo ministro, incredulo. Scuola finita e, soprattutto, A-levels cancellati. Niente maturità.
Passato il primo momento di sbalordimento e superato lo sconcerto resta adesso da affrontare l'incertezza: non sanno ancora, infatti, come saranno valutati e come questo influenzerà le ammissioni all'università.
Fin qui le conseguenze pratiche.
E il resto?
Non conosco nessuno che non ricordi vividamente l'esame di maturità. Che sia un trionfo o un fallimento, è comunque e per tutti un rito di passaggio: il liceo è ancora "scuola", con i suoi ritmi decisi dai professori, la lunga teoria dei compiti a casa, delle verifiche e delle interrogazioni in classe, scrutini, pagelle e gite scolastiche. Dopo la maturità, l'università o, addirittura, il mondo del lavoro esigono che ciascuno di noi si prenda le proprie responsabilità. Non più adolescenti, quindi, adulti.
Maturi, per l'appunto.
Ogni fase della vita è definita da un rito, che sia religioso o civile.
Ricordo quando io e mio marito siamo andati a vivere insieme. Non eravamo ancora sposati, e quando quella sera è venuto a prendermi con l'auto carica dei suoi bagagli, il suo cuscino sul sedile di dietro, i miei genitori dietro il cancello ormai chiuso di casa loro, abbracciati. Ho pianto.
Non credo che Tommaso piangerà, adesso per esempio lo sento ridere dal piano di sopra perchè, in chat con i suoi amici, sta organizzando qualcosa per domani mattina, quando si saluteranno, studenti e professori, in questo anticipato ultimo giorno di scuola. Ma questo pezzo gli mancherà per sempre .
E' solo un piccolissimo, insignificante dettaglio in questa immane tragedia che sta sconvoglendo il mondo e non ne sto certo facendo un dramma. E' solo una conseguenza senza nessuna importanza.

Fatti un giro nelle mie scarpe

I ragazzi sono straordinari: a volte ti guardano con quella faccia da schiaffi, tutta brufoli e arroganza, altre invece ti sorprendono con idee brillanti.
I miei litigano poco, ma ogni tanto capita. Qualche giorno fa, Matilde, dopo una di queste rare discussioni, mi ha comunicato felice che lei e Tommy hanno deciso di "scambiarsi le passioni", così da provare a capirsi meglio. Lui si è impegnato ad ascoltare una play list di canzoni dei BTS, boy band di K-Pop, 7 ragazzi(ni) coreani che ballano come se da questo dipendesse il futuro del mondo.  Stiamo parlando di questa roba qui. Matilde, in cambio, si dedicherà ad approfondire la fenomenologia di Pewdiepie (leggasi piudipai), ovvero il suo sguardo su Minecraft, gioco che appassiona Tommaso dai tempi della Francia, parliamo quindi del 2014 massimo 2015... un'era geologica fa, considerando l'età del soggetto.
Ho qualche difficoltà a credere che arriveranno ad apprezzare l'uno le passioni dell'altro, ma sono convinta che sia un esercizio meravigliosamente utile. Sarà interessante osservarne gli sviluppi.

Altra casa, altra situazione. Il coronavirus ha, dalle mie parti, costretto molte famiglie a una convivenza forzata in orari normalmente dedicati a scuola e lavoro. Coniugi e figli che, d'abitudine, vivono insieme "a intermittenza", da qualche settimana devono condividere spazi e connessioni internet, il tavolo della cucina che diventa ufficio mio prima di mezzogiorno e tuo dopo pranzo; ragazzi ai quali è stato vietato l'allenamento sul campo di calcio o le prove alla scuola di musica e che, senza scuola, non vedono più gli amici, oltre che i professori (dei quali, magari, fanno anche volentieri a meno!). Una mia amica mi raccontava di essersi stupita dai ritmi di lavoro di suo marito: una sequela ininterrotta di telefonate, di mail urgenti, di interventi da completare per un'ora fa. Ha anche avuto l'opportunità di contare quanti caffè lui beva mediamente ogni giorno: 8. Altro che gastrite!
Lui, d'altro canto, le ha domandato in un paio di occasioni come riesce a sopportare tutti i giorni il suo carico di lavoro da libera professionista unito il peso delle incombenze pratiche e delle conseguenze emotive derivanti dall'avere una figlia gravemente malata. A parole "conoscevano" l'uno le difficoltà dell'altra; adesso che le hanno viste le "capiscono".

Per me significherebbe, nel caso dell'esperimento dei miei figli, ascoltare musica ska, guardare film pieni di sbudellamenti o le partite di Champions, leggere libri di Valerio Massimo Manfredi o riviste di Vespe&Lambrette... Ne sono capace e l'ho fatto, ma... bleah...  l'ho fatto più per sentirmi libera di criticare, non con un vero desiderio di comprensione, di "mettermi nelle sue scarpe". Io, che mentre scrivo ascolto De Andrè o Grieg,  non riesco a capire come si possano apprezzare queste per più di dieci minuti. Ma ovviamente questo è solo un gioco.
Il punto, quello vero, è che senza esperienza diretta sembra impossibile capirsi.

Forse a questo servono i poeti.


17 marzo 2020

Cosa sarebbe dell'umanità senza la poesia?

D'improvviso
è alto
sulle macerie
il limpido
stupore
dell'immensità

Alla fine, qualcuno conterà i morti.

Usciremo, e sarà caldo e ci sembrerà straordinario poter scegliere un tavolino al consueto bar e ordinare un caffè, respirando il profumo dei tigli.
Di questo tsunami resterà traccia nella nostra memoria, per sempre. Ma, come hanno detto tanti prima di me e, senza alcun dubbio, meglio di me, "lei" non se ne sarà accorta: settimane di silenzio interrotto solo dalle sirene delle ambulanze non avranno avuto nessun effetto sui suoi ritmi: farà caldo, i tigli saranno fioriti, la bassa marea del primo mattino invoglierà a fare una lunga nuotata. Mio figlio sostiene che l'umanità sia un danno per la natura e che meglio sarebbe per il mondo se noi, semplicemente, non esistessimo. Sarebbe vero se fossimo solo molecole.

Riempiamo i nostri giorni di grandezza, perchè non ci tocchi in sorte di dover riconoscere di aver sprecato il nostro tempo.

16 marzo 2020

Il punto di non ritorno

Il punto di non ritorno è quando, dopo, ti accorgi di aver detto che il film "lasta" un'ora e tre quarti, che qualcuno "ringa" alla porta e che, you know, mia figlia "applicherà" per chimica.
Eh già...

14 marzo 2020

Civiltà



Loro hanno supermercati vuoti: oggi mancavano pasta, farina, riso, carta igienica, fazzoletti di carta, latte a lunga conservazione, amuchina, candeggina e disinfettanti per le superfici domestiche e per il bucato, i nostri supermercati hanno tutto ciò che serve.
Noi cantiamo sul balcone, loro prevedono molti decessi fra le persone care.
Noi facciamo tutto il possibile per salvare il maggior numero possibile di persone, indipendentemente dall'età e dalla convenienza economica, loro ritardano la chiusura delle scuole perchè ogni mese di fermo causa una contrazione del pil del 3%.
Il loro Paese è ricco ma la loro gente è povera, di una povertà che fa tristezza: bambini ai quali viene offerta la colazione gratis a scuola, ragazzi con le ginocchia storte, scolari con pantaloni troppo corti, uniformi lise e scarpe sporche. Noi avremo un rapporto deficit/pil drammatico ma abbiamo dignità.
Loro hanno la regina, Ascot e il tè delle 5, ma hanno anche il tasso di sopravvivenza al cancro e  un'aspettativa di vita più bassi del mondo occidentale, un tasso di alcolismo precoce drammatico e una incidenza di gravidanze fra le adolescenti che a noi fanno orrore. Stockport, una città di 150.000 abitanti, ha in un anno un numero di omicidi che è 7 volte quello di Milano, che è quasi 10 volte più grande.

Loro hanno numeri e statistiche, noi abbiamo cuore e cervello.

Mai come in questi giorni ho sentito nostalgia di casa.

11 marzo 2020

giochi di potere



Insegno come volontaria per un'associazione che si chiama, facciamo, "Bimbi Parliamo Italiano".
La BPI è costituita come associazione, secondo il diritto britannico. Ha un presidente, un tesoriere e un segretario; chiamiamoli Simona, Valentino e Samantha. Ci sono anche le maestre, 4, tutte volontarie. Conta inoltre una 50ina di bambini di età compresa fra 1 e 12 anni, con relativi genitori.
La BPI organizza un incontro al mese della durata di un paio d'ore: i piccoli giocano, i medi imparano canzoncine, mentre i grandi fanno un'oretta di lezione prima della merenda.
Riuscite a immaginare il peso economico e politico di questa cosa? Io sì: zero.
Nonostante la sua assoluta mancanza di importanza, alcune delle persone starnazzano come galline per spartirsi il microbico e inutile potere che deriva dall'essere titolari di una delle cariche. Perciò sono stata informata oggi di un incontro "a porte chiuse" tenuto da presidente, tesoriere e segretario su richiesta di questi ultimi due, incontro durante il quale sarebbero state sollevate obiezioni in merito al comportamento di alcune delle maestre che sarebbero state aggressive e irrispettose della "catena di comando" (sic) essendosi lamentate con il segretario per via freddo in un'occasione e in un'altra a causa della presenza di una bambina di 4 anni nel gruppo dei 5-6enni. Nel corso di questo incontro, il presidente, invece di dire alle due galline starnazzanti che di tali supposti problemi non intende occuparsi, ha detto "ghe pensi mi" e, congedate le postulanti, ha preso il telefono per redarguire la maestra che funge da "direttrice della didattica" (e che nulla c'entra con le lamentele) circa il fatto che "l'associazione non può rimanere senza segretario/tesoriere".

Lettura 1. Due delle maestre ritengono che questa manfrina sia una scusa per indurci ad andarcene, lasciando così campo libero alle galline di scegliersi le maestre che vogliono e indurle a rispettare la "catena di comando" alla quale, evidentemente, tanto tengono.

Lettura 2. Samantha o Valentino o tutti e due hanno grossi problemi personali e, come uno che sull'orlo di un divorzio rovinoso si lamenta del buco nel calzino, sfogano la loro frustrazione sulla BPI.

Lettura 3. Che sia vera la lettura 1 o la 3 o nessuna delle due, ma vi pare che io debba venire fino a Manchester per sopportare beghe in stile oratorio di paese, roba che neppure i dodicenni fanno???

08 marzo 2020

La colpa al tempo del coronavirus


La mia è una famiglia spezzata: un pezzo al di qua della Manica, un altro al di là delle Alpi.

E' uno stato di cose sempre difficile, a volte doloroso. Non mi sento mai in un posto "mio": qui mi mancano le mie radici, i miei affetti di sempre, le amiche con le quali ho condiviso decenni, i panorami consueti, quelli che scaldano l'anima anche quando annoiano. Là mi manca una casa, le abitudini che, in questi anni, sono diventate quotidiane, le amiche nuove, alcune delle quali mi sono tanto care, i panorami non ancora consueti ma non più nuovi. Mi manca anche il senso di possibilità che ogni novità porta sempre con sè.

Ma è in periodi come questo che lo stato di cose evolve in senso di colpa. 
Venerdì, dopo aver sentito la voce di mio padre al telefono (depressa, tristissima...), sono andata sul sito di Easyjet e ho trovato un volo perfetto: partenza sabato mattina alle 8 e rientro lunedì verso mezzogiorno... mi ha fermata la paura che il Governo decidesse di estendere la zona rossa e che mi venisse impedito di ripartire. Non ho mai buone intuizioni, solitamente vengo travolta dagli eventi e mi sento dire che erano nell'aria. Stavolta non serviva chissà quale intuito, era solo questione di tempo. Certo, posso sempre partire: ho una carta di identità dalla quale risulta una inconfutabile residenza lombarda. 

Arrivo, ma non riparto. Ecco il dilemma: lascio sola la mia mezza famiglia di qui o la mia mezza famiglia di là? Qualunque scelta faccia, lascio mezza famiglia...