21 dicembre 2018

L'angolo della poesia

Natale
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

03 dicembre 2018

(In)comprensioni

E' opinione diffusa, e non del tutto infondata, che solo chi ha provato quello che stiamo provando noi possa capirci fino in fondo. E' evidente: se dico che ho mal di testa, chi soffre di emicrania sa benissimo a cosa mi riferisco. Ma ritengo che chiunque abbia provato un qualunque tipo di dolore fisico possa farsi un'idea, magari approssimativa, di cosa io stia provando a causa del mio mal di testa.
Il problema risiende in quel "magari approssimativa": può l'approssimazione causare reale e profonda incomprensione? C'è chi pensa di sì.
Effettivamente le mie amiche di casa non capiscono cosa io provi quando rientro per una vacanza. Cristina, expat di lunga esperienza, mi aveva messa in guardia e io non le ho creduto, ma aveva ragione.
Se le cose stanno davvero così, allora la mia amica L. (ma anche M. e S. e qualche altra lettera dell'alfabeto...) ha fatto bene a "mettermi da parte" per un po', indipendentemente da quanto il suo gesto mi faccia male.
Però.
Però è davvero così necessario aver vissuto la stessa esperienza per provare, se non comprensione, almeno vicinanza emotiva? Se così fosse, allora io potrei avere solo amiche infelicemente grassocce, con un trasloco improvviso e traumatico durante l'infanzia, con figli sani e bravi a scuola, con suoceri meridionali e un padre coi capelli ricci e (una volta) rossi. E non è così, garantito. (Per inciso: ho amiche piuttosto magre, decisamente più in forma di me... che invidia!)
Certo che, quando chiedo a G. perchè sia tutto così difficile e lui mi risponde che è perchè faccio fatica a capire l'inglese di qui, beh, il sospetto che l'opinione diffusa sia fondata mi viene!
Sono stanca di sentirmi dire "Tu non puoi capire", e poi lo dico io...
Qualcuno può aiutarmi a sbrogliare la matassa?

27 novembre 2018

Mumble mumble

Ma perchè ci sono periodi durante i quali scrivo come una forsennata e altri che, boh, produrrò sì e no un post ogni tre mesi?
Scrivere è liberatorio, eppure adesso che davvero ne avrei bisogno, non lo faccio...
Misteri!
Qualcuno ha la risposta? No? Provo io...

Forse perchè non succede niente di eclatante, ma cose eclatanti non succedono quasi mai (...e per fortuna, direi) e le cose normali non sono meno belle: Matilde che compra l'abito per il prom, Tommy che scrive dettagliati programmi sull'uso del tempo, lei che invita le Caties a casa a dormire, lui che invita Angelo per giocare con la Wii, lei che legge "Niente di nuovo sul fronte occidentale" in tedesco, lui che si rinchiude in bagno con i "6 personaggi" e dice che è complicato, dovrà prendere appunti, ma appassiona a Koyrè, loro che svuotano il frigorifero perchè l'appetito degli adolescenti è leggendario, e quello degli adolescenti che pranzano in mensa lo è di più, lui che va agli scout e torna alle 10 di sera (e fa niente se io muoio di paura) e lei che canta (?), balla (??) e recita al corso di musical di miss Laura, opulenta neomamma very british indeed.
La mia vita scorre così, fra una telefonata a casa, uno scambio di whatsapp con un'amica paziente e presente, un "quindi mamma, dicevamo..." per riprendere il discorso sospeso, magari ore prima, ma mai interrotto.

29 settembre 2018

Crescono

Quand'erano bambini misuravo la loro crescita in centimetri di caviglia lasciata scopera da pantaloni diventati troppo corti. Oggi, dal gesto del cameriere che, portando al tavolo due birre, ne posa istintivamente una davanti a mio marito e l'altra davanti a Tommaso!

19 settembre 2018

La domanda giusta

Passo il mio tempo cercando di inventarmi un futuro ma, dato che non so dove voglio andare, non riesco a tracciare un percorso.

Quali sono le mie passioni?
Passioni vere temo nessuna. Mi piace cucinare, fotografare, scrivere e leggere. Mi piace la matematica e mi piace dire alle persone cosa devono fare e come, ipoteticamente forse mi piacerebbe insegnare ma non l'ho mai fatto sul serio, perciò non so se sia vero.
Nessuna di queste attività, però, mi tiene sveglia la notte, Questo significa che non sono passioni?

Cosa mi piaceva fare da piccola?
Ballare. Non ricordo altre "passioni"... Mi piaceva anche giocare con il Lego, usavo i mattoncini per costruire case. Le facevo senza tetto, così da poter vedere dall'alto, come in un progetto, la distribuzione interna. Ma ero già grandina e forse l'influenza di mio papà aveva già significativamente forgiato il "mio" immaginario. Comunque sì: studiare la distribuzione interna di edifici mi fa stare bene, è come se, mettendo ordine e organizzando lo spazio vuoto, io mettessi ordine e organizzassi il mio spazio interiore. E' una passione? Non lo so, so però che era la parte che mi piaceva del mio lavoro, l'unica: davanti al cliente, ascoltare il racconto delle sue abitudini e tradurle in pareti, stanze, impianti.

Dove mi vedo fra 20 anni?
Beh, se lo sapessi non starei scrivendo questo post. Se lo sapessi starei seguendo un corso di specializzazione, starei passando al setaccio il web e questa città per stanare le aziende "papabili" e farmi conoscere. Ma non lo so ed è questo il problema vero.

03 settembre 2018

Il tempo passa

E, dopo l'ultimo giorno di scuola, arriva regolare l'ultimo giorno di vacanza: domani ricomincia Tommy (per lui inizia la nuova avventura del Sixth form!) e mercoledì Matilde (per lei quest'anno ci sono gli esami!!)

24 luglio 2018

Ultimo giorno di scuola

Finalmente è arrivato anche per Matilde l'ultimo giorno di scuola. Oggi escursione non ho capito dove (e piove...) poi sleepover a casa di Cathie.  Domani bagaglio e giovedì partenza: che inizi, finalmente, questa brevissima estate!

18 luglio 2018

Oggi più che mai...

Ripropongo questo ... mi pare più che mai attuale

L'intervista



Mi è stato chiesto, qualche giorno fa, se fossi disposta a farmi intervistare da un team di ricercatori in campo oftalmologico. Scopo dei lavori: cercare di comprendere l'impatto che malattie e interventi oculistici hanno sulla qualità della vita dei pazienti.
L'intervista è durata poco meno di un'oretta, erano tre ricercatori giovani e carinissimi, molto cordiali e attentissimi alle mie risposte e alle cose che mi limitavo ad accennare convinta che non fossero poi così interessanti.
E' stato liberatorio: poter raccontare come mi sono sentita, come conduco la mia vita quotidiana accompagnata dal mio residuo, incurabile difetto, da chi mi sono sentita appoggiata e chi invece mi ha lasciata sola, il tutto senza sentirmi "la solita lagna" è stato un momento quasi unico.
Mi sono resa conto delle mancanze e delle superficialità di alcuni attori e del fatto che il SSN mi ha lasciata da sola a gestire sia l'urgenza che le conseguenze e questo è sbagliato.
Non ho "risolto" il mio problema, probabilmente non lo risolverò mai. Però parlare con chi non vuole solo sentirsi dire che è tutto ok è stato bello.

26 giugno 2018

La battuta più intelligente dell'anno

Matilde e la sua amica Arianna stavano ricordando le Winx, il cartone che guardavano da bambine. Citavano personaggi e situazioni, amori segreti e poteri magici e via discorrendo (e ridendo).
Ad un certo punto, Tommy interviene con un lapidario "Com'è che so di cosa parlate?"

19 aprile 2018

Che informazione è mai questa?

Mi dicono che ho scritto in modo poco chiaro e che non si capisce dove io voglia andare a parare.
Mi rispiego.
La squadra italiana è arrivata al 27° posto. I giornali hanno pubblicato articoli leggendo i quali si è portati a pensare che la squadra italiana sia arrivata 3°. I commenti della Ministra Fedeli esaltano questo grande risultato, altre persone condìsiderano il successo alle olimpiadi della matematica la dimostrazione dell'eccellenza della scuola italiana. Tutto falso: siamo arrivati al 27° posto, conquistando meno della metà dei punti presi dalla prima.
Se fossi una delle componenti sella squadra mi sentirei decisamente infastidita da tutto questo inutile cancan.

Lascio qui sotto il post originario.
Tra il 9 e il 15 di Aprile, si sono disputate le finali delle European Girls' Mathematical Olympiad (https://www.egmo.org/).
Sulla stampa nazionale sono apparsi titoli come questi:
Olimpiadi della matematica, sul podio Maria. "Orgoglio ed esempio" (https://www.ottopagine.it/av/attualita/155695/olimpiadi-matematica-sul-podio-maria-orgoglio-ed-esempio.shtml)
"Olimpiadi della matematica: Italia sul podio" (https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/olimpiadi-matematica-egmo-1.3850054)
"Olimpiadi Europee Femminili di Matematica: è grande Italia" (www.corrierenazionale.it/2018/04/15/olimpiadi-auropee-femminili-di-matematica-e-grande-italia)
In particolare, sul sito di Ottopagine si legge che "...le cinque italiane sono state superate da Russia e Stati Uniti..."
Si saranno accorti i giornalistic che la squadra italiana è arrivata 27° su 52 Paesi partecipanti totalizzando 64 dei 168 punti disponibili? E che siamo stati superati non solo dalle russe (Prime: 145 punti) e dalle statunitensi (Seconde: 129 punti totali) ma anche dalle britanniche (Terze con 111 punti) e poi dalle polacche, ucraine, giù giù passndo per le israeliane, le francesi, le saudite, solo per citare alcuni delle squadre più forti di noi. 

I titoli sono fuorvianti e sono stati scritti articoli ipocriti, nella peggiore delle ipotesi, superficiali nella migliore. Per capire com'è andata al competizione bisogna andare sul sito ufficiale della gara, cosa che i giornalisti, evidentemente, non hanno fatto. Quale meschina figura.
Le ragazze italiane sono state brave, non meritano di essere umiliate da titoloni fasulli.

Inoltre, nell'articolo del Corriere Nazionale si legge il commento della Ministro/a Fedeli che dice: “Il risultato raggiunto dalle nostre ragazze è per noi motivo di orgoglio. Voglio complimentarmi con le nostre campionesse per essere riuscite ad affermarsi in una competizione così impegnativa (…) Con il loro impegno e la loro passione hanno dimostrato concretamente che la matematica e le discipline scientifiche non hanno nulla a che fare con il genere, che non c’è niente che una ragazza non possa fare se studia, va a fondo, si impegna…” Come può una competizione riservata alle ragazze dimostrare che le ragazze, se studiano, possono raggiungere risultati eccelsi in matematica? A parte che non serve che la ministra ce lo ricordi, ma per dimostrare il nostro valore dovremmo, se ancora fosse necessario, competere con i ragazzi, no?
Ma forse, aspettarsi qualcosa di più dalla MinistrA sarebbe più ingenuo che credere di essere arrivati sul podio!

26 febbraio 2018

Sempre più uguale

Capitolo occhiali da vista.
Nella mia famiglia siamo tutti un po' "ciecati", chi più (io) chi meno, e tutti portiamo gli occhiali.
La procedura che abbiamo sempre seguito in Italia prevedeva le fasi visita oculistica privata-ottico-occhiali-fatture in dichiarazione per scaricare il 19% della spesa sostenuta. (https://www.glance24.com/it/news/54/occhiali-da-vista-sono-mutuabili)
Una volta ho prenotato per i miei figli, allora bambini, un controllo in ospedale con l'impegnativa rossa del medico di base: ho pagato un ticket ma non ricordo l'importo e ho aspettato mi pare circa 6 mesi, ma tanto non era niente di che, perciò non ha avuto alcuna importanza.
E' possibile ottenere la fornitura gratuita degli occhiali da vista seguendo una diversa procedura, che ora vi descrivo.
Il paziente, munito di certificato di disabilità, si reca da un oftalmologo dipendente o convenzionato col ssn che gli prescrive gli ausili (giuro, si chiamano così) adatti alla sua disabilità utilizzando il modulo prestampato predisposto dall'Ufficio Protesi della ASL di competenza. Con prescrizione e certificato di disabilità si reca dall'ottico (non mi è chiaro se dev'essere convenzionato oppure uno qualunque perchè ho trovato informazioni discordanti in rete, ma mettiamo pure che vada bene l'ottico sotto casa...) che, una volta provveduto a realizzare gli occhiali, attesta che quegli occhiali sono destinati ad essere utilizzati da quel determinato paziente e compila una specie di dichiarazione di conformità dell'occhiale alla prescrizione dell'oculista. A questo punto l'ASL richiede il collaudo degli occhiali all'oculista che ha redatto la richiesta originale, dopo di che l'ASL pagherà gli occhiali.
(http://vistafragile.it/ausili-nomenclatore-sanita/) (https://www.disabiliforum.com/forum/44557-prescrizi-ni-occhiali.html)

Dall'altra parte del mondo invece...
I miei ragazzi, soprattutto Matilde, si lamentavano di non vedere più bene con gli occhiali vecchi, così domenica scorsa sono entrata in un negozio di ottica e ho fissato per giovedì due appuntamenti per i controlli. Appuntamento alle 12:45 per Tommy e 13:05 per Mati. Indovinate a che ora è entrato Tommy? Esatto: alle 12:45 sono venuti a chiamarci. Bella visita: controllo del fondo dell'occhio e della pressione intraoculare, poi una macchina che non ricordo di aver mai visto, poi i ragazzi sono stati "consegnati" ad un altro optometrista che ha fatto un po' di anamnesi, ha guardate le vecchie prescrizioni e ha somministrato il solito test delle letterine... tempo complessivo circa una mezz'oretta. Poi siamo stati affidati ad un terzo personaggio che ha aiutato Matilde nella scelta della nuova montatura. Tommy ha voluto conservare i suoi vecchi.

Alla fine di tutto l'ultimo personaggio mi ha chiesto se intendevo pagare subito oppure al ritiro degli occhiali, e mi ha preparato il conto:
Due controlli
Un paio di occhiali completo di lenti e montatura
Lenti nuove sulla montatura vecchia
Totale: £ 35 (circa 40 €)
Nessun certificato, nessuna burocrazia, nessuna attesa.

Al mio sguardo stupito, il solerte ottico mi ha spiegato che la visita e le lenti sono gratuite perchè le paga l'NHS (la nostra ASL), la montatura, invece, è coperta solo fino a 50 £ perciò dobbiamo pagare la differenza.
E' giusto così, mi ha spiegato il mio insegnante di inglese, nessuno compra gli occhiali da vista perchè ne ha voglia!


24 febbraio 2018

Uguale, no?

In Inghilterra, chi occupa una casa paga una tassa che si chiama Council Tax: copre la nostra ICI/IMU, la TARI, la TASI, e il passo carraio (dimentico qualcosa? Se non dimentico niente siamo già in vantaggio per 4 tasse a una). Come in Italia, dipende dalle caratteristiche della casa, essenzialmente dimensione e collocazione.
Dopo un paio di settimane dal nostro arrivo nella prima casa, abbiamo ricevuto la comunicazione per il pagamento, con la descrizione delle modalità e le possibili rateazioni. Avendo un contratto di 6 mesi, abbiamo optato per il pagamento in due rate. A fine gennaio abbiamo traslocato e, come per la prima casa, a distanza di pochi giorni abbiamo ricevuto non una ma due comunicazioni: la prima riguardava la tassa sulla nuova casa, la seconda, invece, ci informava che sulla vecchia casa avevamo maturato un credito di 287 Pounds e ci chiedevano cosa volevamo farne: richiedere il rimborso oppure trasferire il credito su un altro "conto".
Abbiamo deciso per il rimborso, così, per vedere come funziona.
Così mio marito ha telefonato al numero indicato, ha comunicato la nostra decisione e ha trasmesso l'iban del conto corrente.
E, 5 giorni dopo la telefonata, abbiamo ricevuto il bonifico.

18 febbraio 2018

Dilemmi

Ok, ok, mi è arrivato il plico. E adesso?

13 febbraio 2018

Vi va di leggere?


Ho appena finito di leggere "Un amore" di Dino Buzzati e vorrei condividere un paio di riflessioni "a caldo".
La prima riguarda il nome della protagonista. La giovane prostituta, della quale vengono talvolta esaltate l'ingenuità e l'intima purezza e altre invece l'infedeltà e la totale mancanza di sincerità, la giovane prostituta, dicevo, si chiama Adelaide, abbreviato in Laide (o, meglio, "la" Laide: siamo pur sempre a Milano!). Può Buzzati non aver notato l'assonanza con "laido", può davvero essere un caso se il nome della protagonista richiama alla mente sconcezza e volgarità?
Altra riflessione riguarda lo stile. Passa talvolta dalla terza alla prima persona e viceversa, quando all'io narrante si sostituisce il protagonista e il racconto dei fatti si trasforma in un fluire di pensieri, di riflessioni sulla sua condizione che si mutano poi in fantasticherie dolorose e, da lì, in sogni dai quali svegliarsi (ma si era poi davvero addormentato?) è difficile. Certo è strano, in un mondo letterario che ha analizzato nel dettaglio tutte le pieghe del dolore femminile per un amore non corrisposto, leggere nell'animo di un uomo e vedere che il patimento è lo stesso: l'attesa di una telefonata, il sospetto del tradimento, l'ostinata negazione delle menzogne... ma è significativo che l'oggetto dell'amore non corrisposto sia una prostituta, una donna che non può permettersi di amare e che un uomo per bene non può amare (sicuramente non secondo le convenzione degli anni '60, ma anche adesso la situazione non è molto diversa!). La conversazione con "la" Piera, alla fine del libro, esplicita le considerazioni in merito all'ipocrisia di Dorigo ma, a mio parere, non aggiunge niente. O forse non aggiunge niente oggi: magari 60 anni fa la società non si sentiva ipocrita nel considerare le prostitute "utili" ma non "lecite".
Fra i pochi protagonisti spicca Milano: ha una dolcezza particolare leggere i nomi delle strade e vederle per come io le ricordo.
Chiudo con una brevissima citazione: quasi alla fine si legge che "...Accanto al letto il telefono sta,..." muto, come la terra, percossa e attonita, di manzoniana memoria...
Da leggere.

09 febbraio 2018

Homesickness

Cosa ti manca in realtà quando ti manca qualcuno? Di cosa senti la necessità? Un pranzo veloce sotto l'ufficio, un caffè. Confidenze. Risate.
Confidenza.
Oggi l'ho chiamato: mi aveva mandato un messaggio ("Ciao, come stai?" laconico, su whatsapp) ma, digitando la risposta mi si congelava la mano (nevicava, faceva freddo) perciò ho pensato che un colpo di telefono sarebbe stato meglio.
Ed ecco il gelo vero, peggio della neve, dovuto alla confidenza svanita, al non sapere più cosa dirsi, al venir meno di quella quotidianità necessaria a mantenere vitale un rapporto.
Tutto bene, sto andando in stazione, che sorpresa la telefonata, sì oggi fa freddo, qui è tutto grigio, non smette di piovere... va be' ciao, devo andare che mi aspettano.
Cosa mi manca, veramente, delle persone che mi mancano?
Manca la compagnia abituale di certi particolari momenti: il caffè della mattina con qualcuno, il confronto dopo le riunioni a scuola o dopo le pagelle con qualcun'altro, la cena dopo le vacanze con altri ancora, un film, un incontro in biblioteca... ogni evento richiede la sua particolare compagnia, impossibile scambiarle perchè non sono intercambiabili.
Ma, ed è questo che non viene capito, quando torno e cerco di riprendere le vecchie abitudini, non ci riesco: faccio cose che mi appaiono estranee con persone che stento a riconoscere, non seguo le conversazioni, non capisco le battute.
E non parlo.
E se parlo è peggio perchè ho sempre l'impressione che quello che ho da dire, le esperienze nuove che sto vivendo, le scoperte che ho fatto, in realtà non interessino molto a nessuno dei miei interlocutori. Talvolta ricavo dalle loro risposte l'impressione che nulla di ciò che racconto sia davvero nuovo, come quando mio papà racconta del problema alla fognatura della casa al mare: storia vecchia, mai risolta e che mai si risolverà, quindi perchè parlarne?
...faccio cose che mi appaiono estranee con persone che stento a riconoscere, non seguo le conversazioni, non capisco le battute... Loro sono andati avanti sul loro binario io, tornando, li cerco dove li ho lasciati e non li trovo.
(Probabilmente, se anche li trovassi nell'esatta posizione nella quale li ho lasciati non li riconoscerei perchè ho cambiato le lenti agli occhiali...)

01 febbraio 2018

Diversi punti di vista

Ieri giornata di incontri genitori insegnanti alla scuola inglese, Dopo aver sperimentato i vari sistemi di colloquio in Italia e in Francia, credo di aver maturato una certa esperienza :-)

Italia
Gli insegnanti hanno un'ora di ricevimento alla settimana più o meno durante tutto l'anno scolastico. In alcune scuole occorre prendere appuntamento (via diario o sito) in altre no: si arriva a scuola e ci si mette in coda, chiedendo chi è l'ultimo per la prof Taldeitali. Il colloquio è un vis à vis genitore-insegnante, dura in generale pochi minuti (ma a volte anche una mezz'ora!)durante i quali vengono rivisti i voti, si parla un po' del comportamento e delle relazioni fra lo studente e gli altri attori della scuola (compagni e insegnanti), a volte l'insegnate dà qualche suggerimento. Solo in rari casi (una delle maestre alle elementari, la prof di matematica delle medie, forse quello di ginnastica, sempre alle medie...) ho avuto la sensazione che il prof avesse davvero a cuore la crescita e la formazione dei miei figli. L'attenzione sempre focalizzata su quali aspetti lo studente deve migliorare, su cosa sbaglia, non sempre si indica come migliorare. Quando il rendimento non lascia spazio a critiche di questo genere, a volte si trova qualcosa che non va nel comportamento o nelle relazioni.

Francia
Nel corso dell'anno la scuola organizza due mezze giornate di ricevimento, dopo il normale orario scolastico. Ci si prenota presentandosi a scuola nel giorno e all'ora indicata e, sgomitando peggio che ad una svendita di Jimmy Choo, si scrive il nome dello studente a penna su un foglio di carta, foglio che poi verrà appiccicato con lo scotch allo stipite della porta dell'aula, il giorno del ricevimento. Ogni colloquio dovrebbe durare non più di 10 minuti, ma ovviamente la durata effettiva dipende da quanto l'insegnante ha da dire o chiacchierare. Ho visto genitori cancellare il nome di chi si è prenotato prima e sostituire il proprio per saltare la fila. Ho visto insegnanti accumulare un'ora di ritardo sulla tabella di marcia, ho visto insegnanti non presentarsi ai colloqui e non avvisare. Ho sostenuto colloqui con insegnanti che non si erano accorti che mia figlia è italiana e all'epoca non parlava francese. Il colloquio era organizzato come quelli italiani: solo con i genitori, voti da una parte e foto dello studente dall'altra...d'altra parte, con 30 alunni per classe che cambiano tutti gli anni (ogni anno le classi vengono rimescolate e i professori ruotano sulle varie sezioni), più di tanto non si può pretendere! Non so se tutte le scuole di Francia siano organizzate così, la nostra lo era ed era un gran casino.

Inghilterra
Come in Francia, gli insegnanti sono a disposizione per due giornate all'anno, durante le quali le lezioni sono sospese. Ci si prenota via sito, con finestre di 10' ciascuna, tempo che deve necessariamente tenere in considerazione la necessità di cambiare edificio per spostarsi da un'aula all'altra. Il colloquio avviene alla presenza dello studente interessato e fa parte dell'attività didattica (le lezioni sono sospese, ma la giornata è considerata una giornata di scuola quanto le altre). All'ingresso, ogni studente riceve una cartelletta contenente: le note circa le modalità e la finalità del colloquio, un modulo sul quale annotare gli obiettivi raggiunti, quelli da raggiungere, e come fare per raggiungerli, un questionario da compilare congiuntamente studente e genitore in merito ai vari aspetti della scuola (didattica, senso di sicurezza, mensa, compiti, ...). Durante il colloquio, il professore si rivolge essenzialmente allo studente, spesso chiedendogli cosa pensa dei suoi risultati e del suo impegno, poi interviene raccontando quali sono i suoi punti di forze, in che cosa ha stupito positivamente il professore o il team di insegnanti, poi fornisce materiali (un semplice schema di risposta ad un particolare tipo di domanda, un plico di fotocopie con esercizi personalizzati o brani di testi da leggere o studiare, in un caso un intero libro col programma dell'anno scorso) e dà informazioni sugli spazi orari di approfondimento o recupero messi a disposizione dalla scuola (tipo gli orari di ricevimento delle nostre università): un'ora di matematica per gli year 10 tutti i lunedì, due spazi per inglese year 11 il giovedì, uno di poesia, uno per le domande aperte, eccetera. Poi, ma solo alla fine, si rivolge a noi genitori sottolineando per cosa dobbiamo essere orgogliosi: per un prof è la capacità che hanno dimostrato di superare le barriere linguistiche, per un altro è stata la straordinaria progressione dei voti, per qualcuno la puntualità nella consegna dei compiti, per altri l'ordine rigoroso dei quaderni o la spontaneità con la quale fanno domande se non capiscono. C'è sempre qualcosa di buono da dire, qualcosa per cui festeggiare. Anche quando i voti non sono sempre eccellenti.
Quando un prof dà ad uno studente una serie di 20 domande dicendo: puoi venire da me anche tutte le settimane, portandomi una domanda alla volta così che io te la corregga, non è un gentile invito, è praticamente un compito aggiuntivo dato perchè evidentemente nella sua materia lo studente è un po' scarsino. Ma così facendo non mette l'accento sul fatto che è scarsino, indica una strada percorribile, che non fa paura e che porta al risultato. Oltre al fatto che mette a disposizione il suo tempo accanto al tempo richiesto allo studente per colmare le sue lacune.
Non male...

30 gennaio 2018

Eh ma tu di più... Del Giorno della Memoria e di altri Olocausti

Trovo aberrante e perversa la convinzione che sia possibile stilare una classifica degli orrori.

Si può parlare della Shoah perchè i responsabili sono stati i cattivi per antonomasia, non si può però parlare dei caduti per mano delle dittature comuniste perchè "eh ma loro di più" (non è vero, ma tant'è).
Si può parlare delle crociate ma non delle varie guerre sante condotte per secoli dai musulmani perchè "eh ma noi prima".
Si può parlare delle sedicenti missioni di pace occidentali con tutte le violenze conseguenti ma non delle azioni di guerriglia in Africa condotte da gruppi di terroristi africani che causano migliaia di vittime (torture atroci, morti ammazzati a colpi di machete, stupri, rapimenti...) perchè "eh però il colonialismo".
Potrei continuare: c'è sempre un cattivo che è, politically correct, più cattivo degli altri, perciò ogni tentativo di discutere razionalmente fallisce. Sembra non esistere l'onestà intellettuale necessaria per spogliarsi delle emozioni e guardare i fatti così come sono, senza stilare una classifica degli orrori.

Sogno un Giorno della memoria che ricordi i caduti per mano di tutti i totalitarismi.

Piccola nota a margine: nel 2016, sono state eseguite nel mondo 1032 condanne a morte, la maggior parte delle quali in Cina, Iran, Arabia Saudita e Pakistan... Fra i caduti per mano di tutti i totalitarismi contiamo anche questi?

25 gennaio 2018

Di case e adattamenti


Ho fatto trasloco, il 14° da quando sono nata. Senza contare le case di vacanza...
Quattordici bagni nuovi nei quali appendere l'accappatoio. Quattordici nuovi percorsi casa-scuola o casa-lavoro. Quattordici nuovi panettieri da scoprire, quartieri da esplorare, vicini da conoscere. Quattordici nuovi "odori di casa" da riconoscere come miei...
Io che ho sempre voluto viaggiare (a vent'anni ho quasi lasciato un moroso perchè ha rifiutato un offerta di lavoro in Texas), che considero le radici cose che stanno bene anche in un vaso, adesso mi chiedo a cosa ripenserò quando, da vecchia, vorrò pensare a casa mia.
La casa nella quale mi sono fermata di più?... A Milano: 5 anni; nella casa nella quale i miei vivono adesso: 5 anni all'inizio poi ho fatto parecchio avanti e indietro durante l'università... Le mie case da sposata: nell'ultima 5 o 6 anni ininterrottamente, poi abbiamo ricominciato a girovagare. In questa mi fermerò un paio d'anni, forse quattro. Poi boh...
E quindi? E quindi niente: mi sento trasformata da stanziale al limite della noia a nomade. Un po' mi piace, un po' non lo so. Chissà dove andrò la prossima volta?