27 gennaio 2023

Di eroi e letteratura

 Ho appena finito di leggere questo:


A proposito degli eroi letterari, nella sua recensione al libro Pavese ci dice che 

A ventitré anni ltalo Calvino sa già che per raccontare non è necessario « creare i personaggi », bensì trasformare dei fatti in parole. Lo sa in un modo quasi allegro, scanzonato, monellesco. A lui le parole non fanno paura ma nemmeno gli fanno girare la testa: fin che hanno un senso, fin che servono a qualcosa le dice, le snocciola, le butta magari, come si buttano i rami sul fuoco, ma lo scopo è la fiamma, il calore, la pentola. Ormai di scrittori che puntino sui grossi personaggi come usava una volta, non ce n’è quasi più. Cambia il mondo. Poveretto chi è rimasto coi nonni. Ma poveraccio, disgraziato, chi dietro ai grossi personaggi «che facevano concorrenza allo stato civile» ha mollato anche i fatti, le cose di carne e di sangue, e brucia incensi di parole in non si sa che cappella privata. 

Credo che questo risponda a questa domanda qui

24 gennaio 2023

Di adorazioni e innamoramenti

 

A pagina 12 di questo

si legge che "il profondo turbamento (...) si manifesta quando ci rendiamo conto che l'adorazione occidentale di Dio -da parte di ebrei, cristiani e musulmani- è l'adorazione di un personaggio letterario, del Jahveh di J, seppur adulterato da pii rvisionisti". Prosegue poi raccontando come il Gesù dei cristiani sia un'invenzione letteraria dell'evangelista Marco così come nell'Allah dei musulmani si oda solo la voce potente del suo profeta Maometto.

La fede non è messa in discussione: la realtà delle cose non viene alterata da una brutta nè da una bella descrizione, e chi crede, crede. Ma la potenza evocativa della narrazione produce magie di portata straordinaria! Io, ad esempio, negli anni, mi sono innamorata prima di Actarus, il protagonista di Goldrake, crescendo di Sandokan, poi di Mr Darcy, e più recentemente di Atticus Finch... ecco, magari di quest'ultimo non mi sono innamorata, diciamo che nutro per lui una stima smisurata!

Libro promettente, vedremo il seguito...

18 gennaio 2023

I Miserabili


Sto leggendo "I Miserabili", sono quasi alla fine in effetti: persa nelle lunghissime descrizioni di epiche battaglie, seguendo il filo del suo pensiero sulla vita dei monelli di Parigi o la condizione femminile o l'eterna contraddizione fra legalità e giustizia, o fra Dio e fede e religione, le sommosse, le barricate, l'eroismo dei piccoli... 

In mezzo a tutto questo, mi sono chiesta quanto peso abbia avuto (e abbia tutt'ora) questo romanzo, e in generale questa letteratura, nella formazione di una identità nazionale francese. Si tratta di romanzi, non trattati di filosofia o politica, e quindi alla portata di un pubblico vasto, ancora straordinariamente efficaci perché ancora letti e studiati e portati nelle sale cinematografiche...

Questa domanda ha un ovvio corollario: noi italiani, quali romanzi possiamo indicare che abbiano avuto questo effetto fondativo di una coscienza nazionale? Viene spontaneo pensare al Risorgimento, ma cosa abbiamo? le Confessioni di un Italiano? Non saprei, pochissimo conosciuto. Il Gattopardo e I Viceré? Pessimisti, entrambi raccontano un Risorgimento di facciata, non possiamo leggerli e trarne orgoglio!  

Non i Promessi Sposi, che parla di altro. Il verismo? Straordinaria letteratura, ma regionale più che nazionale e anche per questo priva di questo effetto. Pirandello, Svevo? Più inclini a guardarsi dentro, a indagare l'impossibilità di giungere a una verità che probabilmente non esiste. Buzzati e la sua eterna attesa di qualcosa?

Forse dovremmo guardare a quanto scritto nel secondo dopoguerra, ma della guerra e della resistenza si descrivono le tragedie e la disperazione, talvolta certi atti di eroismo individuali, ma nessun movimento collettivo (parafrasando: "i resistenti sono tutti uguali di fronte alla storia ma alcuni sono più uguali di altri") al quale guardare con fierezza.

Magari mi sfugge qualcosa, ma così, su due piedi, chi può reggere il confronto con Valjean e Javert?

NOTA Questo è ciò che riesco a recuperare dai miei ricordi di letteratura, che risalgono al liceo, svariati decenni fa, quando la studiavo malvolentieri perché non mi piaceva e non ne capivo l'utilità (ah che meraviglia potersi dedicare a cose inutili e belle!): se qualcuno vorrà correggere marchiani errori o dimenticanze avrà tutta la mia gratitudine.