29 maggio 2015

ubi maior...

Leggete qui

L'ha detto così bene che non occorrono altre parole.
Condivido al 99%, solo sulla coda mi pongo un paio di domande

28 maggio 2015

Se anche l'università ci considera "pezzi di carne"

Foto tratta da Corriere.it

fonte

La notizia si commenta da sola

Io sono quella col vestito rosso - Paola

Ho conosciuto Paola martedì, nel corso di un caffè tra mamme trapiantate a Strasburgo da varie città italiane.
Era sicuramente la più grande fra noi e l'espatriata da più tempo. Mamma di una ragazza già all'università, di un maschio al liceo e di una bambina in prima media, vive in Francia da 15 anni, al seguito di un marito dipendente del ministero degli affari esteri, all'epoca assegnato qui poi trasferito chissà dove. Trucco pesante, capelli nero corvino, grossi occhiali da sole, vestita completamente di nero (una giacca improbabile con inserti in nappa e pantaloni ancora più improbabili: cavallo basso e alta fascia di nappa in vita) ad esclusione delle scarpe: grosse, da ginnastica, in tela fiorata dai mille colori. Alcune delle mamme presenti la riempivano di complimenti: che gusto, che trucco, che capelli e non chiedetele quanti anni ha perchè non dimostra affatto la sua età... chissà perchè? In realtà a me sembrava una tristissima sessantenne di quelle che credono fermamente che fondotinta e scarpe da ragazzina possano compiere il miracolo!
Nel corso del caffè abbiamo capito perchè le sembrava di avermi già vista: sua figlia piccola e la mia frequentano la stessa scuola e sono nella stessa classe di italiano: ci siamo incrociate ad un colloquio con i professori, in coda.
Le mamme espatriate al seguito di mariti in trasferta sono accomunate da una caratteristica: non lavorano quasi mai. Sì, qualcuna, se proprio vuole, può trovare cose da fare ma in genere sono lavoretti a tempo parziale: lezioni di italiano, babysitteraggi fra amiche... cosette così anche perchè le missioni dei mariti spesso, per non dire sempre, sono a termine e questo è un grosso limite.
Un paio, invece, con mariti assunti in via definitiva da aziende locali, sono alla ricerca di qualcosa di stabile ma con bambini piccoli e titoli di studio italiani e magari una conoscenza "artistica" del francese non è certo una passeggiata.
E così, fra un caffè e un macaron, chiacchierando di viaggi e lavori, ho osato sostenere che "non è proprio necessario lavorare. Avendone la possibilità, si possono senz'altro trovare alternative interessanti"
Ovviamente una tesi così fuori moda ha suscitato i commenti più disparati, alcuni pro e altri contro la mia idea. La più accesa sostenitrice della necessità assoluta di lavorare era Paola che, diceva, vorrebbe davvero trovare qualcosa da fare, magari nell'ambito della moda. Ha raccontato che prima non ha cercato niente perchè la missione di suo marito era per soli 5 anni, poi aveva i bambini piccoli poi era difficile, adesso però forse il momento è giusto.

Adesso. A 60 anni.

Non si è resa conto che, mentre aspettava il momento giusto, l'occasione buona, il grande evento che le avrebbe cambiato la vita, ecco mentre aspettava tutto questo lei ha vissuto, gli anni sono passati. Il tentativo che vorrebbe fare adesso avrebbe dovuto farlo 10 anni fa, ora è tardi.




27 maggio 2015

We di Pentecoste

Vi va di vedere un paio di foto del nostro giretto in Lorena?


Un pavone vero si concedeva al suo pubblico in un meraviglioso giardino a Nancy


Questo pavone finto, invece, lascia a bocca aperta i visitatori dell'abbazia di St. Rémi a Reims. Peccato che la mia foto scandalosa non renda giustizia ai colori dei vetri sono meravigliosi: che blu!


Abbazia di St. Rémi a Reims


Questa invece è la cattedrale di Metz: una trina di vetri colorati, viene chiamata "Lanterna di Dio" e il motivo è chiaro!


Chagal a Metz


Sempre Metz, la copertura del Centre Pompidou

Ragazzi che fotografano i libri

ATTENZIONE: il post (ooopsss... tweet) che segue è banale e qualunquista


Se i ragazzi fotografano i libri (fonte qui ) è perchè hanno in tasca un cellulare. Non vengano a lamentarsi del prezzo di un volume!

26 maggio 2015

Cosa ce ne facciamo di questa Europa?

Foto del Corriere della Sera

Mi riferisco a questo
E a "Studi internazionali accreditati valutano infatti che se la Grecia dovesse ora fare il “botto” e ritornare pertanto alla dracma, fra impegni nei Fondi Salva Stati e finanziamenti diretti, chi perderebbe di più sarebbe la Germania con circa 60Mld (1,9% del PIL), la Francia con 40 (2% PIL) e l’Italia con 39 (2,4% PIL)," (fonte qui )

Non andrò avanti, tanto basta questo

21 maggio 2015

La conta dei morti



Ogni volta che si assiste alla semplice pretesa di stabilire delle regole ed esigerne il rispetto, cosa che a volte viene vista come ingiustizia, ecco che c'è il buonista di turno che definisce "fascista" chi è preposto al controllo del rispetto della regola in questione: il poliziotto al corteo dei no-qualcosa, il finanziere che presidia la frontiera, etc etc.

Perchè "fascista"? 
Forse che i "comunisti" non hanno stabilito regole ingiuste e, sulla base di queste regole ingiuste, non hanno forse trucidato milioni (centinaia di milioni) di persone?
Perchè i "comunisti" hanno la pretesa di avere ragione ancora oggi?

Nel 2007, lontana da casa per un problema di cantieri e traslochi, ho dovuto chiamare un pediatra diverso dalla mia solita dottoressa. Mi si è presentato in casa un distinto signore sull'ottantina che, non avendo evidentemente altri appuntamenti, si è trattenuto a chiacchierare della sua adolescenza. All'epoca (avrà avuto 18 o 19 anni) la Lombardia era entro i confini della Repubblica di Salò e lui, ardente come solo i ventenni sanno essere, ne era convinto sostenitore.

"Poi io ho capito -ha concluso- loro invece ancora no"

La melma


Vi avviso: non sarà un post, sarà un tweet.

Anni fa una mia vecchia amica, la chiamerò F., mi raccontò che, durante un periodo davvero difficile, si concesse un lungo we nella casa di campagna di una sua nuova amica. Casa sconosciuta, amica sconosciuta, attività nuove, tanta aria aperta, niente studio: si sentiva bene, si sentiva rinascere.
Alla fine della breve vacanza i suoi genitori, come d'accordo, andarono a riprenderla in auto e, vedendola finalmente serena dopo un lungo e grigio inverno di vera depressione, cominciarono a fare progetti per il futuro: adesso che stai bene puoi ricominciare a studiare di buona lena, puoi dimenticare questo inverno lungo e grigio, andrà di nuovo tutto bene.
E mentre l'auto macinava chilometri che la allontanavano dal quel rifugio inatteso e ospitale, mentre i suoi genitori progettavano per lei e al suo posto un futuro sereno e operoso, lei si sentiva trascinare giù come un palloncino gonfio di elio tirato dalla cordicella che lo lega.
Fino a sprofondare nella melma.

Ok, facciamo due tweet.

19 maggio 2015

Riprovando ad accontentare Chiara...

Strasburgo sta all'Europa come Atene sta all'antichità classica: la incarna, se ne nutre e la nutre, senza una non esisterebbe l'altra e viceversa.

Ma... ma c'è un ma: anche qui, pur vivendoci (e mangiandoci) sopra, la si critica: a volte amorevolmente, come una mamma critica un ragazzino un po' discolo, a volte severamente.

Ma perchè l'Europa, nel senso di "Idea di Europa", non funziona?

Secondo me perchè:

1) parliamo lingue diverse. Una lingua è espressione di una cultura e di un modo di "sentire" la vita, l'etica, la società, il bene e il male... noi non ci capiamo non solo perchè parliamo lingue diverse (e già questo alza barriere insormontabili) ma perchè con le nostre diverse lingue esprimiamo concetti a volte intraducibili. Esistono idee che vengono descritte benissimo in una data lingua con una sola parola, per le quali non esiste una diretta traduzione in un'altra... come pensiamo di poterci capire? SOLUZIONE? prima fra tutte potenziare DAVVERO la formazione linguistica intereuropea, scegliendo (come?) UNA lingua (una sola in tutta l'Europa) da insegnare benissimo e precocemente, rassegnandosi all'idea, BLASFEMA, di ridurre le lingue nazionali ad una specie di super-dialetto. FATTIBILE? Dubito... te li vedi i francesi rinunciare alla loro supposta supremazia culturale?

2) vediamo l'Europa come una maestrina che ci bacchetta: ce lo chiede l'Europa, dobbiamo prendere esempio dall'Europa, siamo i peggiori d'Europa... paghiamo all'Europa un sacco di soldi che non tornano mai indietro, siamo limitati nella nostra libertà nazionale dall'Europa che non ci dà nulla in cambio: non più benessere, non più sicurezza, non aiuto nelle emergenze (vedi migranti, terremoti, crisi...). L'Europa è un nemico. Manca la sensazione di essere più forti in quanto europei. SOLUZIONE? Ci penso da un po' e mi sembra una cosa semplice ma che potrebbe funzionare: l'Europa deve partecipare alle competizioni sportive internazionali con UNA SOLA SQUADRA così come gli USA. FATTIBILE? Certo non sarà un passaggio semplice ma è sicuramente più veloce che non insegnare a 500.000.000 di europei a parlare fluentemente una lingua diversa. Sbaraglieremmo le olimpiadi, ai mondiali non ci sarebbe storia, la coppa davis sarebbe nostra per definizione... tifando una sola bandiera, condividendo i successi, anche se solo sportivi, cominceremmo a vedere nell'Europa la nostra forza... 

3) scuola. I sistemi scolastici non sono armonizzati, i programmi sono molto diversi e fra i livelli di insegnamento c'è un abisso. In questo modo la mobilità inter-europea è limitata: io dovrò passare l'estate a fare ripetizioni ai miei figli perchè altrimenti l'anno prossimo potrebbero avere problemi grossi, soprattutto Tommy che avrà gli esami di terza media. E io sono fortunata perchè i miei figli sono in gamba e perchè io posso aiutarli. E se non fossi "attrezzata"? e se non ne avessi voglia o tempo? E sto parlando di scuola media, non avete idea del delirio che dovremmo affrontare se fossero al liceo! SOLUZIONI? Difficile, sono diversi i criteri che guidano i governi nella scelta delle loro politiche scolastiche: c'è chi punta al meglio per chi può, chi punta al poco ma uguale per tutti, chi ha scuole per i deboli e scuole per le eccellenze... è difficile, però occorre andare coraggiosamente in questa direzione o abbandonare l'idea di una comunità europea, limitandosi ad una comunità economica europea. Che non è la stessa cosa e che, a mio parere, non può funzionare.

Sono le prime tre ragioni alle quali ho pensato. Sono idee che partono "dal basso", che non hanno la pretesa di essere LA soluzione ma che possono portarci piano piano a pensare a noi in termini di europei prima che di italiani-francesi-tedeschi e chi più ne ha più ne metta.

Augh!

PS: ora, Chiara, se hai il coraggio definisci questa cosa un tweet ;-)

Accontentando Chiara...

Vorrei avere la facilità di scrittura di persone capaci di descrivere una vita in 30 righe.

Una mia allieva di italiano (a dirla tutta è LA mia allieva, essendo l’unica ;-) mi ha portato un libro che le ha suggerito il marito. Si intitola “Navi in bottiglia” (G. Romagnoli – Garzanti – 2010). In ultima copertina, viene definito una “Stupenda raccolta di racconti brevi…” in realtà non sono racconti, sono solo dei lampi di luce che illuminano un dettaglio, uno sguardo, un’idea, un episodio. Poche frasi lapidarie capaci di esibire come in una gigantografia pubblicitaria l’angoscia del mondo.


Meglio non leggerlo.

15 maggio 2015

Risultato...

Martedì 31°C +
Venerdì 14°C =
Matilde 38°C

Eviterò commenti...

06 maggio 2015

Priorità

Stamattina, organizzando gli impegni con mia figlia, le ho detto che non avrei potuto accompagnarla perché dal parrucchiere avrei finito solo verso le 12:30.
Attimo di meditazione di mia figlia.

"E non ti verrà fame?"