20 maggio 2019

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Tempo fa, un mio amico tosco-sardo mi ha mandato i link ad alcuni test di intelligenza.
Io non resisto ai test, fosse anche solo per scoprire quale regina ero nella mia vita precedente o come dovrei tagliarmi i capelli in funzione del mio ascendente zodiacale, quindi li ho fatti. Ma erano in inglese, e questo mi ha rallentato quel tanto che è bastato per ottenere un risultato modesto: intelligente a sufficienza per una professione tecnica ma non, ad esempio, per fare il medico.
Non che a me interessi fare il medico, ma essere definita di intelligenza "modesta" mi ha dato fastidio (lo so, sono infantile, l'ha stabilito un altro test!), perciò qualche tempo dopo, durante un noioso e piovoso pomeriggio britannico, ne ho cercato uno in italiano. Ho trovato "nientepopòdimenoche" il test preliminare del Mensa, e l'ho fatto.
Ho totalizzato 129 punti, che corrisponde al 97,3 percentile. Significa che su 1000 partecipanti al test, 973 totalizzano un punteggio inferiore al mio... Una bella media!

Ora, ammesso che questo test sia significativo, mi domando cosa io sia stata capace di farmene di tutta questa (supposta) intelligenza... A tutt'oggi non ho un lavoro, l'inglese è ancora così-così, non riesco a adattarmi a questo posto che mi risulta estraneo quando non addirittura "respingente".
Forse sarebbe stato meglio essere meno intelligente e più elastica.

Piccola nota sul test: è la classica antologia di quesiti di pura logica. Tutti gli altri tipi di intelligenza, che, insieme a quella logica, descrivono complessivamente le diverse abilità delle persone, non vengono minimamente presi in considerazione. Il risultato, pertanto, è parziale. Come dire che potrei essere un'oca totale ma bravissima a trovare il simbolo mancante ;-)

13 maggio 2019

Maturità

Uno degli argomenti più interessanti fra quelli che ho studiato per il mio esame CEDILS riguardava i criteri che devono guidare l'esecuzione degli esami di certificazione. Nel mio caso si trattava di certificazione linguistica, per cui certi dettagli erano specifici, ma i criteri generali sono validi per esami di certificazione di qualunque tipo, quindi anche per i vari Esami di Stato.
Uno dei criteri più importanti riguarda l'oggettività. E' impossibile ottenere una valutazione che sia completamente oggettiva, a meno di non ricorrere a orripilanti test a crocette, all'eliminazione degli esami orali e dei temi o alla riduzione della loro importanza (soluzioni, queste, peggiori del problema), ma, pur consapevoli dei limiti imposti dalla natura umana degli insegnanti che correggono e interrogano, è comunque auspicabile una tendenza alla riduzione degli elementi di soggettività.
Perchè? Ma perchè il voto dell'esame di maturità ha, in molti casi, conseguenze sul proseguimento della vita professionale e di studio, e paragonare voti stabiliti da commissioni che hanno usato parametri diversi è ingiusto.
In quest'ottica, a mio avviso il nuovo orale dell'esame di maturità è sbagliato.
Per prima cosa, è sbagliato perchè il contenuto delle buste è stabilito direttamente dalle commissioni e è teoricamente possibile che perfino nella stessa scuola ci siano commissioni "facili" e commissioni "difficili".
Poi perchè buste diverse avranno contenuti diversi e questo inserisce elementi di probabili disuguaglianze e, soprattutto, di non-confrontabilità. Ovvio, anche le interrogazioni sono a volte facili e a volte difficili (ricordo un mio esame la Poli preparato con una mia amica: conoscevamo esattamente le stesse cose e avevamo le stesse debolezze. Io presi 30, lei rifiutò un 18. Ingiusti sia il mio che il suo voto). Ma se si modifica qualcosa, perchè non cercare di migliorarlo? Come, non so. Certo non così.
Terzo elemento di ingiustizia riguarda i tempi: come si può rendere note le modalità di un Esame di Stato solo un mese prima dell'inizio? Folle. E questo conduce a un altro criterio: non ha senso somministrare un esame utilizzando tecniche mai provate dallo studente, perchè la prova non sarà significativa.
Dopo decenni di immobilismo, ogni nuovo governo cambia un pezzo di scuola, ma sembra che nessuno abbia in mente quale obiettivo perseguire.

10 maggio 2019

Le gite, quelle belle!

Nel corso di una delle ultime lezioni di fisica, i ragazzi si sono messi a discutere del funzionamento delle montagne russe, dei principi di dinamica che ne governano il moto e della loro progettazione. "Certo che, prof, sarebbe interessante studiarne il moto da vicino!" ha detto uno di loro.
Detto, fatto: lunedì 17 gita di fisica al parco di Manchester!
Queste le conseguenze dell'avere il corpo docente più giovane d'Europa!

07 maggio 2019

Qualcuno con cui correre


In uno dei tanti tentativi di trasformare di me stessa in una sportiva, ad un'età compresa fra 12 e i 14 anni ho provato a fare atletica. L'allenatrice era una nazista truce che credeva nel duro lavoro e nella sofferenza del corpo come via per elevare lo spirito e per vincere le gare. Si chiama Lella e non serve raccontarvi con quale sorpresa l'ho ritrovata, 35 anni dopo, incitare mia figlia sulla stessa pista di atletica sulla quale cercavo di non svenire negli anni della mia pre-adolescenza.
Non ho mai imparato a considerare la sofferenza fisica come via per la grandezza, però mi ricordo qualche trucchetto; ad esempio i corridori veloci tendono a mettersi in corsie vicine, così da trascinarsi l'uno con l'altro. Io, che non ne sapevo niente, venivo sballottata a destra e a sinistra dalle più grandi e ambiziose, cosa che mandava in bestia Lella, che su di me, chissà perchè, nutriva qualche speranza.
Questa idea (che, se corri vicina a una più veloce, le tue prestazioni migliorano) se ne è stata buona buona nascosta in un angolino della mia memoria per decenni, fino a oggi.
Oggi parlavo con una mia cara amica che non ce la fa, non ci crede più, ormai è sicura che non potrà finire che in tragedia. Ecco, mi è stato improvvisamente chiaro di quanto lei adesso abbia bisogno di qualcuno che la trascini, che la obblighi a correre nonostante sia senza fiato, che la aiuti a superare l'istante in cui credi di non avere più niente da dare perchè, passato quello, possa scoprire di averne ancora un po'.
Nessuno si salva da solo, ma chiedere aiuto è difficile. Ci passiamo tutti prima o poi, e il primo passo per uscirne è riconoscere di essere finiti sulla corsia sbagliata.