20 febbraio 2017

Corsi e ricorsi...

Mi sono alzato.
Mi sono alzato così impetuosamente che la sedia è andata a sbattere contro il banco dietro di me: l’aula è piccola e noi siamo tanti, si sta ammassati e l’aria, dopo due ore di lezione, diventa irrespirabile. Anche adesso è irrespirabile, ma sono solo le 8, probabilmente sono io che non respiro bene. Improvvisamente mi sento troppo: troppo alto, troppo spettinato, troppo agitato; ho le gambe molli, il pavimento sotto i piedi ondeggia e mi tremano le mani… mi tremerà anche la voce? Mio Dio ti prego, fa che non mi tremi la voce! 
Il prof è ancora sulla porta, la mano sulla maniglia, mi guarda con aria interrogativa. Gli altri hanno smesso di fare quello che stavano facendo e guardano me, in piedi, rosso per l’emozione.
Il prof chiude la porta e cammina verso la cattedra. Nessuno fiata, la classe non è mai stata così silenziosa.
Immagino il preside che lo convoca, immagino lui che, zitto e in piedi, ascolta le dotte considerazioni del dirigente sui voti e sulla necessità di adeguare il suo metro di giudizio a quello della scuola, lui che prende atto delle lamentele dei nostri genitori, lamentele che noi non abbiamo mai sollecitato e delle quali un po’ ci vergogniamo. Immagino il prof mentre entra in sala professori, i suoi “colleghi” che lo sostengono, sì, ma di nascosto, tanto è sufficiente che sia uno a “smazzarsi” il lavoro sporco, due o più di due renderebbero un cattivo servizio alla scuola: atmosfera inutilmente punitiva, bassi voti di maturità, cattiva fama e conseguente calo delle iscrizioni.
Ripenso all’ultima verifica di latino e al 3 e mezzo che ho portato a casa. Certo avrei preferito un 6. Anche un 5,5 poteva andare, almeno non dovrei fare tutta questa fatica per recuperare. E’ per questo che hanno scelto me per parlare: i sufficienti sarebbero apparsi crudeli e indifferenti alle difficoltà della classe, chi ha preso meno di me non aveva una gran voglia di esporsi. Esporsi a far cosa, poi non l’ho capito: abbiamo scritto tutti insieme il testo che ora devo leggere (Dio fa che non mi si incrini la voce!), lo condividiamo appieno e io non sono neppure il rappresentante!
Immagino di quale umore fosse il prof tre giorni fa, quando è entrato in aula con le verifiche in mano. Abbiamo fatto uno sfacelo: un 7, tre voti fra il 6 e il 7 e 19 insufficienza fra le quali sette verifiche sotto il 3. Certo, la versione era difficile, però però… l’ha scelta per farci cadere? Nessuno di noi lo pensa. Ha registrato solo le sufficienze, rassegnato a “adeguare il suo metro di giudizio a quello della scuola”, a noi però non ha chiesto cosa pensiamo della reprimenda del preside, ha creduto che saremmo stati contenti dell’insperata grazia dell’annullamento delle insufficienze, non ha avuto fiducia in noi ed è questo che fa male, certo non un 2 in latino!
Il prof si siede e continua a guardare me e il foglio che tengo in mano. Non posso più aspettare, le mani tremano ancora, ma poco.
Leggo, la voce ferma.
“Prof, non smetta di credere in noi. Non è un due che ci impedisce di crescere, sono i sei regalati. Abbia fiducia in noi come noi abbiamo fiducia in lei. Prof, non smetta di credere in noi…

02 febbraio 2017

Studenti

C'è Florence, che ha avuto l'influenza e che perciò ha perso la gita, povera.
C'è Focolo, che non è mai andato a scuola e traccia con la penna solchi sul foglio, perchè se scrivi forte scrivi di più.
C'è Eugen, di professione meccanico, che legge di tutto e fa mille domande.
Ci sono Daniel e Buba, diciassettenni scansafatiche ma veloci come schegge a finire gli esercizi prima degli altri
Ci sono i due nuovi: uno dice di chiamarsi Lorenzo ma ci credo poco, l'altro ha un nome pieno di b di k di y e ancora non ho imparato a pronunciarlo. Parla un inglese veloce e preciso, non gli sto dietro.
Poi c'è Francis, il più bravo e il più silenzioso, e Sylla che sarà alto due metri.
C'è Damien che fa domande tipo qual è la differenza fra essere e stare...
E poi ci sono io che  osservo e imparo.
Chissà se avrò mai una classe mia...