07 dicembre 2017

GCSE Mock exams

Mathematics:            9
Physical education:   2

In questi due numeri sono racchiusi i talenti di mio figlio

04 dicembre 2017

Di significati e obiettivi

Qualche giorno fa, Tommy mi raccontava della sua sensazione di disagio derivante dal non aver ancora capito quale sia il senso, il significato della sua vita.
Abbiamo chiacchierato un po', ovviamente senza venire a capo della faccenda.
Ad un certo punto, per capovolgere il problema, gli ho chiesto quale sia, secondo lui, il significato della mia vita. Mi ha risposto che è, sicuramente, far crescere bene lui e Matilde.
Naturalmente gli ho fatto notare che c'è una discreta differenza fra "significato" e "obiettivo", abbiamo chiacchierato ancora un po' poi è andato a giocare a Minecraft.
Ma.
Ma scoprire che, dal suo punto di vista, la mia esistenza è funzionale al loro benessere è stato sconcertante.
Evidentemente sto sbagliando qualcosa se mio figlio, che non è più un bambino, non riesce a riconoscere in me una persona indipendente da lui.

Lunghe e inspiegabili malattie

Giovedì sera Tommy aveva la febbre: 38,5°. È andato a letto senza cena, ha dormito con la felpona pesante e i pantaloni della tuta, ha "fatto una bella sudata" (come avrebbe detto mia nonna) e venerdì mattina era quasi sfebbrato: 37,2°.
Nel corso della giornata gli ho chiesto un paio di volte di misurare la temperatura che è rimasta inchiodata sul quel noioso 37,2°.
Poi l'illuminazione: "Tommy, ma tu mandi giù il termometro prima di misurare la febbre?"
---
"Ah, perché, non va giù da solo?"

01 dicembre 2017

Invischiata


Ma perchè è sempre tutto così difficile?
Sto cercando di disdire il mio contratto con la Telecom e da tre mesi corro inutilmete dietro a questa mandria di burocrati.
Mandi una raccomandata, poi un pacco, poi non succede niente perciò telefoni al numero verde, che ovviamente non funziona da qui e che perciò ti obbliga a a fare i salti mortali per trovare un numero normale (Sempre sia ringraziato il sito "italiani a Londra"!!!) poi ti passano, bontà loro, il servizio clienti che si offre di aprire una contestazione... l'avrà fatto? Mah, non è dato sapere perchè non c'è mai MAI nulla di scritto!!!
Oggi è arrivata l'ennesima fattura per un servizio che ho disdetto 3 mesi fa e che non uso da allora, e alè, via di nuovo a cercare di parlare con un povero addetto ad un remoto call center, ma oggi al numero di Roma non risponde nessuno, quindi niente call center, buahhh....
Altra folle ricerca in rete, stavolta vorrei trovare una PEC (sono bizzarra, lo so...) ma, udite udite, sul sito per i clienti non è segnalata nessuna PEC. Ed ecco che viene in mio soccorso l'ennesimo sito... come definirlo? parallelo, e nous voilà la PEC (facilmente reperibile sul sito istituzionale che ovviamente è diverso da quello per i poveri cristi che pagano le loro folli bollette).

Servirà a qualcosa?
Ho paura di no...

23 novembre 2017

Sperando in un'occhiata di sole

La mia amica ha ricominciato a uscire. Dopo diversi anni di splendida solitudine, splendida perché l'ha scelta e perché lei basta decisamente a se stessa, ha deciso di dare e darsi una possibilità. Tutto ciò mi rende immensamente felice (credo che lei non immagini neppure quanto!) ma non sono là a gioire con lei e a raccogliere le sue (rare, preziose...) confidenze.

Sono queste le giornate in cui la nostalgia morde di più

22 novembre 2017

Sensazioni in ordine sparso

Mi preparo al mio 14° trasloco, alcuni fatti al seguito dei miei genitori, altri in totale autonomia, alcuni lieti, altri meno, sempre un grande cambiamento.

Stanotte ho sognato che ero nella casa che fu di mia nonna e strappavo le radici morte di una pianta che, stentatamente, sopravviveva: era piccola ma fioriva ancora, i colori dei fiori erano smorti e le foglie mancavano di vigore ma erano al loro posto e davano l'impressione che, con un po' di terra buona a ricoprire le radici e un po' di acqua fresca e regolare, la piantina si sarebbe potuta riprendere.

Stamattina sono andata a Manchester per la mia solita lezione di inglese, l'ora era quella alla quale la gente, seduta alla scrivania, lavora, una tazza di tè caldo accanto al pc. Dalle facciate a vetri dei soliti palazzi per uffici vedevo tutto questo movimento, un brulichìo di apine produttive e indaffarate, alcune riunioni attorno ad un tavolo appena più grande, luci accese dovunque. Loro dentro, io fuori. Giornata molto buia


20 novembre 2017

Ci siamo???

Mato: "Ciao mamma oggi Rogen mi ha chiesto se sabato, dopo la lezione di Taekwando, può venire a prendermi per andare a fare una passeggiata con lui. Posso, cosa ne dici, posso???"

Ora.
Non posso esimermi dal fare i complimenti a Rogen per il suo coraggio dato che:
Mato, dopo due ore di Taekwando puzzerà come uno scimpanzè,
avrà una fame pazzesca e
in novembre il tempo quassù non invoglia certo alle passeggiate.

Però mi domando: come la prenderà la sua ragazza?

08 novembre 2017

A caccia di case...

Se questa primavera mi avessero chiesto quale sarebbe stata la mia più grossa preoccupazione di lì a sei mesi, mai avrei risposto "cercare casa".
A casa, una casa ce l'ho (lo so, è un bisticcio di parole ma mi piace tanto come schiocca la lingua quando si pronunciano di fretta queste poche sillabe!) e mi piace anche tanto: è ariosa, chiara facile da pulire e da vivere. Qui abitiamo in una serie di buchini: una piccola cucina, una piccola saletta da pranzo (fondamentale, dato che nella piccola cucina non ci sta neppure un tavolino per due) un piccolo soggiorno che ospita a malapena un divano per due, piccole camere da letto, piccoli bagnetti, corridoi stretti e scale che arrampicano perchè, dato che sono piccole, non c'è spazio per realizzare dei gradini normali. E siccome è tutto piccolo, come è stata arredata e finita? Moquette come se piovesse e tendaggi di velluto a non finire! E va be', questo è il gusto british e me ne farò una ragione, ma...
Ma sto cercando di cambiare casa. Ne ho trovata una che mi piace, in una zona non troppo scomoda (tanto ormai sulla città grande -e pure su quella piccola- ho messo definitivamente una pietra sopra), con un po' di finto-parquet al posto di 'sta cavolo di orripilante moquette e con i miscelatori nei bagni al posto dei romanticissimi due rubinetti -uno per la calda e uno per la fredda- che da noi sono spariti nel 1922 e che qui invece continuano ostinatamente a produrre! Peccato che l'affitto costi quanto tre mutui di quelli pesanti messi insieme (dov'è la faccina allucinata???)
Quindi continuo a cercare perchè, sapete, l'età dei "due cuori e una capanna" è passata da un pezzo e una casa piccola non è bohemienne, è solo scomoda!

10 ottobre 2017

Completo il puzzle

questo articolo manca un pezzo, lo aggiungo io.
Il proprietario del Transatlantico, ristorante che ora non c'è più, era mio padre. Il giorno dopo ricevette una telefonata minatoria: "Sappiamo chi sei, dove vivi, che scuola frequentano i tuoi due figli". Quella mattina (la ricordo come se fosse ieri) non stavo molto bene e sono tornata a casa da scuola un po' prima. Mia mamma mi ha detto di preparare i libri di scuola necessari a stare a casa dei nonni qualche giorno, cosa che ho fatto con entusiasmo. Siamo partiti nel pomeriggio, non sono mai più tornata a casa.

05 ottobre 2017

Rilancio


Leggete il CV  di uno dei nuovi premi Nobel per la chimica...

29 settembre 2017

Com'è difficile...

Le difficoltà legate alla lontananza sono molteplici, una delle più brucianti, perchè non la si mette in conto, riguarda la comunicazione. Siamo tutti convinti che basti un cellulare con whatsapp con le sue foto e faccine e bacetti, per sentirsi sempre vicini; invece non è vero, si finisce per non capirsi e per litigare con le persone alle quali si vuole bene (d'altra parte non è sempre così? Non si perde tempo a discutere con chi ci è completamente indifferente).
La distanza alza muri che solo la buona volontà di chi è coinvolto può tentare di scavalcare. Demolire, no.
Forse una telefonata o una videochiamata aiuterebbero...
Forse aiuterebbe da una parte l'accettare il fatto che chi parte cambia, se non altro perchè cambiano le situazioni che deve affrontare, le scelte che deve fare e tentare di costringerle negli schemi di casa non aiuta. Dall'altra parte aiuterebbe che io accettassi il fatto che le persone che rimangono invece non cambiano: non cambiano le loro abitudini (che erano anche le mie e che magari mi mancano), non cambia il loro modo di pensare la vita, non cambia l'opinione che hanno su quali siano le cose buone e quali no.
Aiuterebbe anche capire che "diverso" non significa nè meglio nè peggio, significa solo diverso e che è comunque bello e interessante (almeno per me lo è) confrontare.
Certo in questo caso la novità la porto io: sappiamo come si vive a casa, leggo anche da qui i giornali italiani e so cosa sta succedendo. In più vivo qui, scopro necessariamente differenze, a volte in meglio a volte invece no, e un peggioramento su un determinato aspetto non scatena immediatamente la voglia di scappare indietro, anche questa forse è una delle cose da accettare.

Non torno indietro anche se qui non è tutto perfetto (se lo dicessi ci crederebbe qualcuno?), non torno per mille motivi e nessuno di questi riguarda il modello di famiglia patriarcale anni '50 nelle quali l'uomo decide e la famiglia obbedisce...

Ho riletto e ho notato che è uno dei post più confusi e disordinati che abbia mai scritto. Ho pensato di cancellarlo e riscriverlo ma non lo faccio: il Pulitzer non me lo darebbero lo stesso!

25 settembre 2017

Come risparmiare sulla scuola

Dobbiamo ammetterlo: se confrontiamo le nostre politiche sulla scuola con quelle britanniche, noi italiani siamo dei dilettanti!
Mi limiterò alla scuola superiore, dato che è l'unica che al momento posso dire di conoscere, anche se solo un po'. Noi stiamo discutendo se sia giusto o meno adottare la scuola superiore di quattro anni anzichè i nostri cinque: "Dobbiamo adeguarci al resto d'Europa!!" urlano a destra, "I nostri ragazzi entrano nel mondo del lavoro con un anno di ritardo!!!" rispondono a sinistra, e via strillando. Qui, invece, sono andati ben oltre: oltre a fare la maturità un anno prima, oltre ad avere corsi universitari di durata molto variabile 2, 3 o 4 anni), il secondo biennio di scuola superiore è focalizzato sulle sole tre-dico-tre materie che saranno utili per l'accesso all'università prescelta.

Questo significa che:

1) a 16 anni un povero ragazzo deve avere già molto ben chiaro in mente cosa vuole fare di sè di qui all'eternità, ogni cambiamento essendo precluso;
2) i nostri studenti ricevono le amorevoli cure di una decina di prof per tre anni, qui di 3 per due: avete idea del risparmio?!?!?!
3) uno studente appassionato della sacra triade matematica-fisica-chimica (sacra nel mondo moderno occidentale), che fosse obbligato a rinunciare a tutto il resto, alla fine delle superiori cosa diventerebbe? Una macchina da guerra, scientificamente parlando; un deserto, umanamente parlando.



21 settembre 2017

Ma allora ditelo!

...e siccome mi ero messa d'impegno per cercare di stare bene qui, ieri:
1) mi hanno offerto una supplenza di un anno a 10km da casa
2) è scappata la mia gatta cicciona

Avrei tanto bisogno di un'amica...

17 settembre 2017

ok, ok...

Visto che tanto mi tocca stare qui, tanto vale cercare di starci bene visto che tanto l'alternativa è star male e francamente non ne vale la pena.
Il "qui" al quale mi riferisco è Manchester (precisazione inutile: i miei due lettori sanno benissimo dove sto!), non il Burkina Faso pertanto non è proprio il caso di fare capricci.
Non c'è molto sole, è vero, in compenso c'è molto verde; non è vero che non si mangia bene, solo il caffè è un problema ma, con un po' di spirito di adattamento, si risolve anche questo: ho scoperto una cosa chiamata "cortado" che è una specie di piccolo cappuccino, un po' meno bianco del nostro, che può sostituire il mio tradizionale macchiato freddo... non è uguale ma ci stà!
La scuola è diversa, ma su questo tornerò quando avrò elementi oggettivi per giudicare, per ora è solo una serie di sensazioni.
La casa è piccola, tanto piccola, ma è solo provvisoria, vedremo di trovare qualcosa di più adatto a noi quattro (sei con le gatte) nei prossimi mesi.
Per ora mi fermo qui: ho i risotto sul fuoco e non posso distrarmi sennò addio cena!
Bacioni a tutti!

07 settembre 2017

Quello che mi ha stupito fin'ora

Solo alcuni dettagli, tipo...
1) le finestre si aprono verso l'esterno
2) gli armadi non sono mobili completi al loro interno (almeno non lo sono nelle case che ho visto) sono "a muro" perchè dietro le ante c'è il muro: l'attrezzatura interna è ridotta ad un bastone lungo da qua a là e un paio di assi grezze (o ricoperte di moquette, pure quelle!) a far da mensole.
3) nei supermercati fa un freddo pazzesco!
4) il pane è molle... non cattivo però molle :-(

Sono piccole cose, lo so, ma per ora è tutto qui

24 agosto 2017

Quattro giorni al decollo...



Manca davvero poco, poi comincia un nuovo capitolo. Riordino le idee poi vi racconto tutto!

23 agosto 2017

23 giugno 2017

...e son soddisfazioni!

Quest'inverno ho studiato molto, mi sono preparata per un esame in glottodidattica che per me, laureata in ingegneria, ha comportato difficoltà non da poco: di vocabolario, di concetti di base dati per scontati, di esperienza. In parallelo ho fatto volontariato in una scuola di italiano per stranieri. Ho lavorato molto, ho studiato moltissimo e ho superato l'esame con un voto in linea con quello delle mie "colleghe" insegnanti di lingua. Sono fiera di me!
Ieri ero da mio papà, parlavamo delle solite banalità, irritanti perchè sempre uguali. Ad un certo punto l'ho interrotto e gli ho chiesto se la mamma l'avesse informato dell'esito del mio esame.
"Sì -mi ha risposto- ma, bof, tanto non ti servirà a niente"

23 maggio 2017

Ricordi...

Una sera del 1976 ero in sala a guardare la TV con mia mamma e mia zia. Mio fratello era in cameretta a giocare, mio padre al lavoro. Ad un certo punto mia mamma ha sentito tintinnare il lampadario perciò ha sgridato mio fratello: "Stefano piantala di saltare sul letto!" Abitavamo in un'antica palazzina con i solai in legno, bastava un salto per farli oscillare. Mio fratello a quel punto è uscito dalla cucina, piagnucolando che non era colpa sua se il lampadario tintinnava perché non stava saltando... Il giorno dopo il Corriere della sera riportava la notizia del terremoto in Friuli: morti e devastazione in prima pagina, la prima notizia di cronaca che io ricordi.
Pochi mesi dopo Dario, un mio compagno di scuola, si è trasferito con la famiglia a Udine ed io non capivo: come si può portare un bambino a vivere dove ci sono i terremoti???

19 maggio 2017

Dio c'è


Il primo giorno di mare!!!

09 maggio 2017

Eccomi

Non scrivo da tantissimo, colpa di un esame che mi ha completamente assorbita per un paio di mesi.
Sono sopravvissuta allo studio (non faccio esami da vent'anni, approssimando tanto ;-) e su un argomento totalmente nuovo!) allo stress, al caldo poi al freddo... Ora, ripresi i ritmi consueti, passo dal blog almeno per un salutino :-)

31 marzo 2017

Volevo scrivere un romanzo...

...o almeno un racconto. L'avrei intitolato "L'inferno è una vita andata male" e avrei narrato la vicenda di una persona che ci prova ma non ci riesce. Non una di quelle disperate che in caso di insuccesso spariscono fisicamente, no. Una di quelle persone che in caso di insuccesso spariscono dallo sguardo della gente, finiscono nel novero di quelli che non contano, che se ci sono vabbè, se non ci sono vabbè lo stesso. Quelle delle quali gli (ex?) amici dicono "poverina, ci ha provato", tipo i Malavoglia, per chi conosce il genere... ah, già, i Malavoglia l'hanno già scritto...
Mettiamo giù la penna, va', che è meglio.

17 marzo 2017

Voucher

Lo so: non ho titoli per esprimere un parere autorevole sulla questione dei voucher (che magari poi interessa soltanto me), però posso esprimere un'opinione, che spero semplice e non semplicistica.

Penso che la rinuncia a controllarne l'uso sia una dichiarazione di resa consegnata dallo stato alla società (in)civile. Penso che i voucher avrebbero potuto contribuire a limitare il ricorso al nero per le piccolissime prestazioni rese in modo discontinuo alle famiglie: le ripetizioni una tantum prima delle verifiche, un'aiuto a pulire i vetri prima di Pasqua, la passeggiata quotidiana del cucciolo di casa o la pappa al gatto durante il primo we di primavera. O il lavoretto estivo degli universitari (quando lo capiranno, in Italia, che è anche così che si cresce?).
Sarebbero dovuti essere una cosa facile: compro il blocchetto in posta e stacco un tagliando all'occorrenza e bon, morta lì. E invece ci ha messo lo zampino da una parte l'ufficio complicazioni affari semplici, mai "sotto organico", e dall'altra il favoloso talento di imprenditorucoli da quattro soldi capaci di approfittare di qualunque scappatoia le norme lascino intravedere.

E così salta tutto. Peccato

PS: Un'ultima considerazione per completare lo sconfortante quadro: indire un referendum sui voucher sarebbe stata un'idiozia colossale. Poi non ci fanno votare sull'eutanasia!

20 febbraio 2017

Corsi e ricorsi...

Mi sono alzato.
Mi sono alzato così impetuosamente che la sedia è andata a sbattere contro il banco dietro di me: l’aula è piccola e noi siamo tanti, si sta ammassati e l’aria, dopo due ore di lezione, diventa irrespirabile. Anche adesso è irrespirabile, ma sono solo le 8, probabilmente sono io che non respiro bene. Improvvisamente mi sento troppo: troppo alto, troppo spettinato, troppo agitato; ho le gambe molli, il pavimento sotto i piedi ondeggia e mi tremano le mani… mi tremerà anche la voce? Mio Dio ti prego, fa che non mi tremi la voce! 
Il prof è ancora sulla porta, la mano sulla maniglia, mi guarda con aria interrogativa. Gli altri hanno smesso di fare quello che stavano facendo e guardano me, in piedi, rosso per l’emozione.
Il prof chiude la porta e cammina verso la cattedra. Nessuno fiata, la classe non è mai stata così silenziosa.
Immagino il preside che lo convoca, immagino lui che, zitto e in piedi, ascolta le dotte considerazioni del dirigente sui voti e sulla necessità di adeguare il suo metro di giudizio a quello della scuola, lui che prende atto delle lamentele dei nostri genitori, lamentele che noi non abbiamo mai sollecitato e delle quali un po’ ci vergogniamo. Immagino il prof mentre entra in sala professori, i suoi “colleghi” che lo sostengono, sì, ma di nascosto, tanto è sufficiente che sia uno a “smazzarsi” il lavoro sporco, due o più di due renderebbero un cattivo servizio alla scuola: atmosfera inutilmente punitiva, bassi voti di maturità, cattiva fama e conseguente calo delle iscrizioni.
Ripenso all’ultima verifica di latino e al 3 e mezzo che ho portato a casa. Certo avrei preferito un 6. Anche un 5,5 poteva andare, almeno non dovrei fare tutta questa fatica per recuperare. E’ per questo che hanno scelto me per parlare: i sufficienti sarebbero apparsi crudeli e indifferenti alle difficoltà della classe, chi ha preso meno di me non aveva una gran voglia di esporsi. Esporsi a far cosa, poi non l’ho capito: abbiamo scritto tutti insieme il testo che ora devo leggere (Dio fa che non mi si incrini la voce!), lo condividiamo appieno e io non sono neppure il rappresentante!
Immagino di quale umore fosse il prof tre giorni fa, quando è entrato in aula con le verifiche in mano. Abbiamo fatto uno sfacelo: un 7, tre voti fra il 6 e il 7 e 19 insufficienza fra le quali sette verifiche sotto il 3. Certo, la versione era difficile, però però… l’ha scelta per farci cadere? Nessuno di noi lo pensa. Ha registrato solo le sufficienze, rassegnato a “adeguare il suo metro di giudizio a quello della scuola”, a noi però non ha chiesto cosa pensiamo della reprimenda del preside, ha creduto che saremmo stati contenti dell’insperata grazia dell’annullamento delle insufficienze, non ha avuto fiducia in noi ed è questo che fa male, certo non un 2 in latino!
Il prof si siede e continua a guardare me e il foglio che tengo in mano. Non posso più aspettare, le mani tremano ancora, ma poco.
Leggo, la voce ferma.
“Prof, non smetta di credere in noi. Non è un due che ci impedisce di crescere, sono i sei regalati. Abbia fiducia in noi come noi abbiamo fiducia in lei. Prof, non smetta di credere in noi…

02 febbraio 2017

Studenti

C'è Florence, che ha avuto l'influenza e che perciò ha perso la gita, povera.
C'è Focolo, che non è mai andato a scuola e traccia con la penna solchi sul foglio, perchè se scrivi forte scrivi di più.
C'è Eugen, di professione meccanico, che legge di tutto e fa mille domande.
Ci sono Daniel e Buba, diciassettenni scansafatiche ma veloci come schegge a finire gli esercizi prima degli altri
Ci sono i due nuovi: uno dice di chiamarsi Lorenzo ma ci credo poco, l'altro ha un nome pieno di b di k di y e ancora non ho imparato a pronunciarlo. Parla un inglese veloce e preciso, non gli sto dietro.
Poi c'è Francis, il più bravo e il più silenzioso, e Sylla che sarà alto due metri.
C'è Damien che fa domande tipo qual è la differenza fra essere e stare...
E poi ci sono io che  osservo e imparo.
Chissà se avrò mai una classe mia...

22 gennaio 2017

Il dado é tratto...



...e classico sia!

08 gennaio 2017

L'ultimo libro del 2016

A cavallo di capodanno ho letto questo:


Comprato d'istinto, mi incuriosiva l'idea che un uomo potesse dar voce a cinque donne.
Una storia intensa, piombo fuso, raccontata con un linguaggio denso di immagini particolari, capaci di far perdere l'equilibrio, di disorientare. Lettura resa complicata, almeno per me, dal fatto che l'io narrante cambia ad ogni capitolo, obbligandomi ad indovinare "chi è che parla stavolta"... un giochetto nel quale non mi sono dimostrata sempre abile!
Cinque donne che raccontano tre momenti della loro vita: una nonna, due figlie e tre nipoti, una delle quali scomparsa ma perennemente presente. Alcune figure sono delineate con precisione e affetto (la nonna, Bea...); di una delle due figlie, invece, restano solo solo poche immagini, una in particolare: lei accasciata sulla soglia di casa, senza chiavi per rientrare, la gamba ingessata, il pavimento del pianerottolo freddo... Alla fine parte, sembra quasi che l'autore non sappia più cosa farne.
Gli uomini della famiglia mancano, appaiono solo nei racconti delle cinque donne e solo per rammentarne la cattiveria, l'assenza. Solo uno ricompare alla fine, come purificato dal dolore: un cattivo che ridiventa buono.
La fine lascia un po' così: si capisce cosa sta per accadere con qualche pagina di anticipo, ma fino all'ultimo si resta sospesi... come in attesa del colpo di genio.