25 giugno 2022

Io sono antiabortista...

Perché nel mio Paese nessuna donna viene discriminata sul lavoro perchè in età fertile, o perchè incinta o perchè madre, e perchè nessun uomo si sogna di alzare un dito su una donna senza che lei sia d'accordo. Perchè non esistono pregiudizi sulla contraccezione che, anzi, è libera e gratuita per tutti. Perchè l'educazione sessuale e l'attenzione alla salute riproduttiva consentono scelte ragionate e consapevoli. Per non esistono gravidanze fra le teenager. Perchè ogni ostacolo di natura economica e organizzativa viene rimosso da leggi dello stato puntuali e adeguatamente finanziate. Perchè le famiglie dei disabili sono assistite da una straordinaria rete di servizi ben organizzate e con personale ben formato e ben pagato, altro che volontari!
Nel mio Paese, Utopia è il suo nome, l'aborto è illegale perché qui nessuna gravidanza è potenzialmente un disastro.

10 giugno 2022

09 giugno 2022

Ma come ci conosce bene l'algoritmo!



Talmente bene che stamattina LinkedIn mi propone la lettura di una cosetta, tutta uno sbrodolamento di buone emozioni e ottimismo, sul passaggio da una vita vissuta "nelle scarpe di un altro" (cito...) e quella vera, guidata dalle passioni proprie dell'autore. Il fatto che le scarpe nelle quali suddetto autore (del quale non ricordo il nome, motivo per cui non posso linkare alcunché) ha camminato per decenni siano quelle del padre, convinto che A) l'ingegneria e B) l'imprenditoria siano l'unica strada, aggiunge dettagli interessanti ma non essenziali al mio discorso. 

Per chi mi conosce, la mia sensazione di aver vissuto per anni una vita scelta da altri non è certo una novità; vedere però che qualcuno riesce a smarcarsi (a 50 anni, altro dettaglio interessante!) da un destino che sembrava segnato, se da un lato dà speranza, dall'altro invece mi mette di fronte (se mai ce ne fosse ancora bisogno) alle mie responsabilità. 

Io avrei solo voluto essere brava. Non "la più brava", mi sarei accontentata di una bravura normale. Ma la bravura richiede impegno e dedizione, se non addirittura passione. E tempo, perché non si diventa bravi per caso né all'improvviso. E qui sta il punto: per anni ho camminato nelle scarpe di un altro, con impegno e dedizione anche se senza un solo briciolo di passione, poi però sono successe cose e quello che avevo mi è scivolato fra le dita (diciamo così, che è meglio). Ho provato un'altra professione, che non mi dispiaceva, ma sono partita prima di fare un'esperienza significativa. Ho riprovato una terza volta, ma non sembra funzionare.

Ho l'esperienza di una ventenne, l'energia di una cinquantenne, un entusiasmo inquinato di pessimismo e una grave forma di timidezza in peggioramento: non una grande combinazione, ammettiamolo.

C'è chi sostiene che ognuno di noi ha un talento, e che un pesce non può essere giudicato dalla sua abilità di arrampicarsi su un albero... io temo di non aver (ancora?) trovato il mio lago.

Sempre che esista.

PS: Il padre nelle scarpe del quale ha camminato lo sconosciuto autore del raccontino postato su LinkedIn è deceduto, ed è stato questo evento (per sua stessa ammissione) la chiave del suo cambiamento. Mio padre, per mia e nostra fortuna, gode di una salute di ferro, e non farei cambio!