18 gennaio 2023

I Miserabili


Sto leggendo "I Miserabili", sono quasi alla fine in effetti: persa nelle lunghissime descrizioni di epiche battaglie, seguendo il filo del suo pensiero sulla vita dei monelli di Parigi o la condizione femminile o l'eterna contraddizione fra legalità e giustizia, o fra Dio e fede e religione, le sommosse, le barricate, l'eroismo dei piccoli... 

In mezzo a tutto questo, mi sono chiesta quanto peso abbia avuto (e abbia tutt'ora) questo romanzo, e in generale questa letteratura, nella formazione di una identità nazionale francese. Si tratta di romanzi, non trattati di filosofia o politica, e quindi alla portata di un pubblico vasto, ancora straordinariamente efficaci perché ancora letti e studiati e portati nelle sale cinematografiche...

Questa domanda ha un ovvio corollario: noi italiani, quali romanzi possiamo indicare che abbiano avuto questo effetto fondativo di una coscienza nazionale? Viene spontaneo pensare al Risorgimento, ma cosa abbiamo? le Confessioni di un Italiano? Non saprei, pochissimo conosciuto. Il Gattopardo e I Viceré? Pessimisti, entrambi raccontano un Risorgimento di facciata, non possiamo leggerli e trarne orgoglio!  

Non i Promessi Sposi, che parla di altro. Il verismo? Straordinaria letteratura, ma regionale più che nazionale e anche per questo priva di questo effetto. Pirandello, Svevo? Più inclini a guardarsi dentro, a indagare l'impossibilità di giungere a una verità che probabilmente non esiste. Buzzati e la sua eterna attesa di qualcosa?

Forse dovremmo guardare a quanto scritto nel secondo dopoguerra, ma della guerra e della resistenza si descrivono le tragedie e la disperazione, talvolta certi atti di eroismo individuali, ma nessun movimento collettivo (parafrasando: "i resistenti sono tutti uguali di fronte alla storia ma alcuni sono più uguali di altri") al quale guardare con fierezza.

Magari mi sfugge qualcosa, ma così, su due piedi, chi può reggere il confronto con Valjean e Javert?

NOTA Questo è ciò che riesco a recuperare dai miei ricordi di letteratura, che risalgono al liceo, svariati decenni fa, quando la studiavo malvolentieri perché non mi piaceva e non ne capivo l'utilità (ah che meraviglia potersi dedicare a cose inutili e belle!): se qualcuno vorrà correggere marchiani errori o dimenticanze avrà tutta la mia gratitudine. 

7 commenti:

  1. Ho letto I miserabili, senza dubbio siamo di fronte a un capolavoro immenso. Riguardo al tuo quesito, beh il fatto che in Italia non ci sia un romanzo di identità nazionale, credo sia dovuto al fatto che per molto tempo non siamo stati nemmeno una nazione. Fino al 1861 eravamo divisi in tanti stati e piccoli regni, o anche grandi come quello delle Due Sicilie, dominati spesso dalle potenze straniere. Non c'è un’identità nazionale, e anche dopo l’unità d’Italia è prevalsa un’identità regionale. Dopo la caduta dell’impero romano, noi ci siamo divisi, mentre gli altri si sono uniti fino a diventare nel 1500 stati nazione. Questo ha fatto la differenza, secondo me, nella formazione dell’identità di un popolo.

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    1. Sicuramente, ma il Risorgimento prima e la Resistenza poi avrebbero potuto fornire elementi di orgoglio nazionale! Abbiamo solo il libro Cuore??

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    2. Il risorgimento non fu fatto con la volontà di tutti, il regno delle due sicilie avrebbe preferito restare tale. Con l’unità d’Italia ai contadini del sud vennero strappate le terre, s’impoverirono. Questo portò a una ribellione e nacque il fenomeno del brigantaggio. I briganti non erano delinquenti ma contadini ed ex ufficiali del regno borbonico che combattevano per far ritornare i Borbone. C’è stata una guerra durata dieci anni contro i piemontesi. Questo è uno dei motivi per cui manca lo spirito patriottico in Italia. Abbiamo avuto una storia diversa. Per quanto riguarda la Resistenza, che è sicuramente un orgoglio italiano, forse la seconda guerra mondiale aveva troppo scossò gli animi delle persone, le nefandezze accadute avevano lasciato tutti senza parole. Ma in ogni caso gli italiani non sono patrioti, amano l’Italia a modo loro. Questa mentalità ha influito anche sulla cultura.

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    3. Le rivoluzioni (non le sommosse: le rivoluzioni) non sono mai movimenti popolari e il Risorgimento non fa differenza. E, se è vero che politicamente l'Italia non esisteva, è anche vero che l'idea di una Italia unita non è certo un'invenzione ottocentesca.
      Questo comunque non sposta la mia domanda, anzi: la nostra storia avrebbe potuto essere uno stimolo!
      E invece no, chissà perché...
      Non che manchino i riferimenti, perfino il nostro inno accenna alle nostre divisioni e al desiderio di unità :

      Noi siamo da secoli
      Calpesti, derisi,
      Perché non siam popolo,
      Perché siam divisi
      Raccolgaci un’unica
      Bandiera, una speme:
      Di fonderci insieme

      Ma questo non ha dato luogo a romanzi, sempre che non me ne sfugga qualcuno...

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  2. Non so rispondere alla tua domanda, ma I miserabili, un classico mai letto che devo assolutamente recuperare, ho in programma di leggerlo quest'anno.

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    1. Leggerò la tua recensione! Io me ne astengo: non sono in grado

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  3. Tranquilla, non sono un grado neppure io. Le mie non sono recensioni, sono semplici impressioni :-)

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