13 febbraio 2018

Vi va di leggere?


Ho appena finito di leggere "Un amore" di Dino Buzzati e vorrei condividere un paio di riflessioni "a caldo".
La prima riguarda il nome della protagonista. La giovane prostituta, della quale vengono talvolta esaltate l'ingenuità e l'intima purezza e altre invece l'infedeltà e la totale mancanza di sincerità, la giovane prostituta, dicevo, si chiama Adelaide, abbreviato in Laide (o, meglio, "la" Laide: siamo pur sempre a Milano!). Può Buzzati non aver notato l'assonanza con "laido", può davvero essere un caso se il nome della protagonista richiama alla mente sconcezza e volgarità?
Altra riflessione riguarda lo stile. Passa talvolta dalla terza alla prima persona e viceversa, quando all'io narrante si sostituisce il protagonista e il racconto dei fatti si trasforma in un fluire di pensieri, di riflessioni sulla sua condizione che si mutano poi in fantasticherie dolorose e, da lì, in sogni dai quali svegliarsi (ma si era poi davvero addormentato?) è difficile. Certo è strano, in un mondo letterario che ha analizzato nel dettaglio tutte le pieghe del dolore femminile per un amore non corrisposto, leggere nell'animo di un uomo e vedere che il patimento è lo stesso: l'attesa di una telefonata, il sospetto del tradimento, l'ostinata negazione delle menzogne... ma è significativo che l'oggetto dell'amore non corrisposto sia una prostituta, una donna che non può permettersi di amare e che un uomo per bene non può amare (sicuramente non secondo le convenzione degli anni '60, ma anche adesso la situazione non è molto diversa!). La conversazione con "la" Piera, alla fine del libro, esplicita le considerazioni in merito all'ipocrisia di Dorigo ma, a mio parere, non aggiunge niente. O forse non aggiunge niente oggi: magari 60 anni fa la società non si sentiva ipocrita nel considerare le prostitute "utili" ma non "lecite".
Fra i pochi protagonisti spicca Milano: ha una dolcezza particolare leggere i nomi delle strade e vederle per come io le ricordo.
Chiudo con una brevissima citazione: quasi alla fine si legge che "...Accanto al letto il telefono sta,..." muto, come la terra, percossa e attonita, di manzoniana memoria...
Da leggere.

2 commenti:

  1. Cara Flo, un libro che racconta una storia un po squallida, sono sincero a me non piace vedere una donna caduta così in basso.
    Ciao e buona San Valentino con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Oh, caro Tomaso, a nessuno piace leggere storie così, ma ti assicuro che il romanzo non e squallido: non e mai volgare e diventa, a tratti, delicato. Racconta una storia d'amore, non una relazione sordida. Grazie per il tuo commento e festeggia bene il tuo San Valentino!

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