Mi è stato chiesto, qualche giorno fa, se fossi disposta a farmi intervistare da un team di ricercatori in campo oftalmologico. Scopo dei lavori: cercare di comprendere l'impatto che malattie e interventi oculistici hanno sulla qualità della vita dei pazienti.
L'intervista è durata poco meno di un'oretta, erano tre ricercatori giovani e carinissimi, molto cordiali e attentissimi alle mie risposte e alle cose che mi limitavo ad accennare convinta che non fossero poi così interessanti.
E' stato liberatorio: poter raccontare come mi sono sentita, come conduco la mia vita quotidiana accompagnata dal mio residuo, incurabile difetto, da chi mi sono sentita appoggiata e chi invece mi ha lasciata sola, il tutto senza sentirmi "la solita lagna" è stato un momento quasi unico.
Mi sono resa conto delle mancanze e delle superficialità di alcuni attori e del fatto che il SSN mi ha lasciata da sola a gestire sia l'urgenza che le conseguenze e questo è sbagliato.
Non ho "risolto" il mio problema, probabilmente non lo risolverò mai. Però parlare con chi non vuole solo sentirsi dire che è tutto ok è stato bello.
Cara Flo, nella mia lunga vita, ho imparato molto! solo ascoltando.
RispondiEliminaCiao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ascoltare è saggio, ascoltare col cuore è difficile.
RispondiEliminaGrazie del passaggio, Tomaso, e buona giornata!
bene, una buona cosa che facciano queste indagini.
RispondiEliminaSì, chissà se raggiungeranno il loro scopo...
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