28 marzo 2022

Il danno scolastico - part two

 Al di là dell'aneddotica e delle statistiche, il concetto che ritengo più degno di nota è quella "catastrofe cognitiva" della quale parla Ricolfi nel secondo capitolo del volume (da pag 25 in avanti).

"La studentessa impreparata (...) non capisce le domande".  E più avanti: "...fra la studentessa che prende 30 o 30 e lode e la massa di studenti che sono ampiamente sotto la sufficienza ... corre un abisso cognitivo ... che è innanzitutto di organizzazione mentale e capacità di assimilazione". E ancora "...l'età mentale di Martina è quella di una bambina di 8, massimo dieci anni. Per non parlare della padronanza della lingua italiana..." (Martina è il corrispondente moderno dei Gianni e Pierino di Barbiana)

Ricolfi prosegue poi interrogandosi sulle cause di tutto ciò, e qui arriva il punto a mio parere interessante: lui ritiene che la scarsa qualità degli studi precedenti, ancorché necessaria, non sia in realtà sufficiente a spiegare il disastro. Ecco cosa dice: "La mia sensazione nettissima, una sorta di certezza intuitiva, è che Martina non ce la farà mai. Può studiare quanto vuole, impegnarsi allo spasimo, ma il suo software mentale ha limiti intrinseci, strutturali, probabilmente definitivi.". E poco dopo: "È come se il cervello di Martina avesse una sorta di tara, o avesse subito una lesione che le impedisce di fare pensieri adulti..." Ricolfi si domanda a questo punto se la scarsa qualità della scuola, oltre a spiegare la presenza di lacune possa anche spiegare l'impossibilità di colmarle una volta superata una certa fase di sviluppo. Facendo un parallelo fra un esperimento su gattini e lo sviluppo di abilità cognitive, Ricolfi dice che "se certe abilità, a partire dalla piu fondamentale, la piena padronanza della lingua e delle sue strutture, non le hai apprese nel momento giusto, sarà estremamente difficile per te farlo in un momento successivo. E sarà tanto più difficile quanto più una certa abilità (per esempio la capacità di astrazione) ne presuppone altre..."

Non ho competenze per giudicare la fondatezza del parallelo gattini ciechi - sviluppo cognitivo umano ma, accettandone la validità, il quadro che ne esce è drammatico: gli insegnanti che lavorano oggi nelle scuole o sono prossimi alla pensione o sono stati formati dopo che le varie riforme sono entrate in vigore, quindi ne hanno subite le conseguenze. Se fosse vero, saremmo prossimi a un punto di non ritorno.

Questo fenomeno non è solo italiano, qui ne ho visti parecchi di esempi luminosi: dall'insegnante di tedesco che chiede a mia figlia di spiegare la differenza fra who e whom perchè lei (la prof) non sa come fare, al mio mentore che mi dice "ti ha chiesto la formula, dagli la formula" senza capire che questo cambia la natura dell'esercizio, al prof di economia che mi chiede di spiegargli la notazione scientifica o quello di matematica che non sa perchè il coseno di un angolo non cambia al cambiare della lunghezza dell'ipotenusa. Potrei continuare.

[Effetto dell'abbassamento del livello della scuola inglese: un "nome" è come chiamiamo le "cose", quindi "idea, profumo, paura" non sono nomi. Gli aggettivi sono "describing words", quindi "mio, qualunque, due" non sono aggettivi. I verbi sono "action words" quindi "penso, sto, sogno" non sono verbi. Scusate, non ho resistito!] 



1 commento:

  1. ...e si prosegue https://theconversation.com/ofsted-has-been-dictating-what-proper-english-is-heres-why-thats-a-problem-176742

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