05 febbraio 2015

Lessons learned


Sono un po' dura ma, e dai e dai, alla fine anch'io imparo qualcosa. Nel dettaglio:

1) la serenità deve venire da dentro: chi si aspetta che succeda qualcosa di così bello da indurre cambiamenti permanente nel "l'umore medio" è destinato a morire triste e grigio. Che non è molto, come lezione intendo, ma è importante. 

2) io non sono una persona umile. Dico che sono stufa di non lavorare ma poi non tutti i lavori mi vanno bene: la commessa no, la cassiera all'ikea chi io? la tata ma figurati la badante ma che, scherziamo? Io solo lavori chic, da tailleur e tacco che sono pure stufa di infangate scarpe antinfortunistiche.

3) mi aspetto che mi venga offerto su un bel vassoio d'argento, magari infiocchettato da un "ti prego, vogliamo proprio te" quello che a tutti costa fatica e per-piacere e, attenzione attenzione, studio.

4) sì, studio, perchè io, non avendo più voglia di fare il mio vecchio lavoro (che incidentalmente non ha più mercato e quindi, anche volendo...) non ho neppure voglia di ricominciare a studiare per prepararmi ad una nuova attività. Io vagheggio di insegnare italiano agli stranieri o di fare l'arredatrice o di riempire il mondo di... di muffin all'arancia ma poi non studio per specializzarmi nell'insegnamento (per il quale, fra l'altro, non sono neppure qualificata), non approfondisco le tematiche relative alla decorazione nè, ovviamente, seguo corsi di cucina.

Qualcuno di particolarmente sveglio e curioso a questo punto potrebbe chiedermi perchè proprio queste tre attività. Ok, Ok, rispondo. Dunque: italiano LS? Che domanda!!! Sono italiana? Sì, Sono laureata e perciò stesso in possesso di solide competenze? Sì. Ho esperienza? Che diamine: sono 7 anni che aiuto i miei figli nei compiti, avrò bene imparato qualcosa!!!
L'arredamento? Facile: ho cambiato tre case, perciò ho una gran bella esperienza. E poi mi piace un sacco andare al'Ikea, vorrà ben dire qualcosa. O no? E i muffin? Beh, via, non fate domande imbarazzanti ;-)

Dopo di che cosa volete che vi dica. Il mio lavoro non mi piaceva, forse non l'ho neppure scelto io. (Ma chi sceglie davvero il suo lavoro?) Quando correvo in ufficio lasciando i bambini con la tata ero sempre nervosa, non dormivo bene e spesso "andavo di pasticche" per trovare un po' di chimica serenità; ero arrabbiata, ero sempre molto arrabbiata. E mi sentivo impotente perchè non riuscivo ad imprimere alla mia attività la direzione che io avevo deciso e che forse non ero capace di perseguire. Ora dormo meglio, non uso pasticche e non sono arrabbiata.

Sono felice? Beh: vd il punto 1)

4 commenti:

  1. "La serenità nasce da dentro"? certo! se il "fuori" funziona a dovere.
    Potremmo cimentarci in mille attività se solo bastasse l'esperienza di vita ed in molti casi saremmo davvero molto brave, ma per rendere redditizia la nostra esperienza ci vuole sempre un'attestato. Sì, quella cosa scritta nero su bianco e con tanti timbri e autorizzazioni... anche per riempire il mondo di muffin all'arancia.
    Ne deduco che sei molto brava con i muffin all'arancia,
    su dai riempilo 'sto mondo di maffin!
    Ciao Flo

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    1. Con l'ultimo muffin avrei potuto giocarci a baseball :-)
      Grazie per l'incoraggiamento, Carla, è sempre bello leggerti!

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  2. Mi sono detta per quasi quattro decenni che in fondo ero fortunata ad avere un lavoro sicuro e tutto sommato interessante e a tratti piacevole, ma ora che sono in pensione (ma con milioni di cose da fare) posso dire che sì, finalmente son serena!
    Ecco perchè do ragione a Carla...anche sui muffins ;)
    Ciao!

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  3. Beh, se si deve chiudere il cerchio fra titolo del post, incipit e conclusione, allora deduco che sei felice. Quindi brava.
    Certo , come ci dicevamo ieri , il bello è il grigio sono negli occhi di chi guarda. Ma penso anche che non si possa vivere fingendo di stare su una nuvola rosa.. Prima o poi occorre scendere e affrontare quello che ci circonda. Bello o brutto che sia.
    Vado a prendermi due goccine, perché è meglio che riesca a dormire.

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