Prendo spunto da un film che non ho visto tratto da un libro che non ho letto per fare le mie considerazioni mattutine, bevendo un caffè.
Fidandomi di quello che si può leggere in rete, il film, La zona di interesse, parla delle quotidiane vicende di una famiglia tedesca che vive nelle immediate vicinanze del campo di Auschwitz, bellamente disinteressandosi di ciò che succedeva sotto il loro naso, come se il campo fosse una banale fabbrica di bulloni.
Arrivo velocemente al mio punto. Se io fossi nata, che so, nel 1920 e fossi cresciuta in quel clima là, in un mondo rigidamente diviso in buoni e cattivi, ricchi e poveri, nobili e gentucola, con l'idea di fondo, da tutti condivisa e talvolta pure verbalizzata, che se il Creatore ha messo una persona nella fila dei cattivi, dei poveri, della gentucola qualche ragione doveva pur averla e chi sono io per dubitare della bontà delle Sue ragioni... ecco, io Floriana sarei stata capace di ragionare con la mia testa (formata a quella scuola là) e di discriminare le Sue ragioni (ammesso che tali ragioni esistano, ma questo è un altro discorso) da quelle della morale corrente? E non parlo del partito o della politica, no: le idee di partito, la politica in genere sono questioni delle quali è necessario discutere e questo è risaputo da tutti, sono le regole del gioco. No, parlo della morale corrente, quelle idee talmente radicate nella nostra mentalità da essere universalmente considerate giuste per loro natura.
Insomma, sarei stata Giorgio Perlasca o Nelly Voskuijl?
PS: "Universalmente" merita un approfondimento. I codici morali variano da cultura a cultura, ma ogni cultura considera i propri come universali, non soggetti a critiche e validi per l'umanità intera. Quando qualche comportamento non rispetta i nostri codici morali, non lo percepiamo alla stregua di un semplice reato ma come un comportamento disgustoso, disumano. Colpisce i nostri istinti molto prima e molto più violentemente della nostra razionalità. Come l'amore è eterno finché dura, la morale è universale entro i confini della cultura che l'ha prodotta.
è una domanda che mi sono posto spesso anch'io: in un diverso contesto sociale e geografico, se non storico, avrei avuto le stesse convinzioni morali? i miei pensieri erano rivolti in particolare all'apartheid: fossi vissuto nel SudAfrica o nell'Alabama degli anni 60 avrei mantenuto l'ideale antisegregazionista o avrei seguito la pessima onda locale? non sono mai riuscito a darmi una risposta convinta e duratura.
RispondiEliminamassimolegnani
Domande che portano al naturale, ovvio corollario: cosa non stiamo vedendo qui e oggi?
EliminaVediamo cosa succede in Ucraina. Vediamo cosa succede in Israele.
EliminaPoi cambiamo canale e guardiamo Sinner.
Sono curioso di vedere i risultati delle elezioni europee...
Credo siano domande irrisolvibili perché ogni contesto crea stimoli e reazioni diverse. Magari avremmo vissuto accanto ad un Aushwitz senza fiatare come in altri tempi salutavamo cordialmente un brigatista sul nostro pianerottolo di casa o il collega che ci paga generosamente il caffè al mattino e al pomeriggio picchia a sangue la moglie. E si ritorna al quesito di Flo. Cosa non vediamo qui e oggi?
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