11 marzo 2024

D


D come Domenica. E, così come i lombardi vanno a Milano, noi siamo andati a Parigi per una giornata di arte e flânerie.

Alla Fondation Louis Vuitton abbiamo visito una retrospettiva dedicata a Mark Rothko, artista del quale non avevo sentito parlare fino a gennaio, ignorante che sono. Ho linkato il pagina in italiano, ma, se siete curiosi, quella in inglese è molto più ricca di informazioni.

Ha iniziato con cose tipo questa

(Underground Fantasy, 1940)


poi questa
(Antigone, 1941)
per arrivare alla fine a cose cosi 

(Green on blue, 1954)

Altre tele non hanno più neppure titoli (che già questo, Green on Blue, sono solo i nomi dei colori), e vengono identificate solo coi numeri. Una delle piu famose pare essere la n. 10

Alla Tate di Londra, una sala ospita un'installazione permanente di sue opere, progettata da Rothko stesso

(fra le altre: Black on Maroon, 1958)

Leggendo cose prima di andare a vedere la mostra, mi sono imbattuta in una sua considerazione interessante. Diceva che c'è chi pensa che l'arte non possa prescindere dalla qualità della rappresentazione, talvolta a prescindere da ciò che si rappresenta. In altre parole, che un soggetto banale ma estremamente ben rappresentato abbia intrinsecamente una superiore qualità artistica. Ma questo è manierismo, commentava il nostro, non arte. Il soggetto, ciò che si rappresenta è parecchio importante, non un dettaglio trascurabile (o un pretesto per mostrare abilità tecniche come per gli iper-realisti, aggiungo io).
Ma poi nelle sue tele lui elimina ogni soggetto, elimina i soggetti perfino dai titoli. Restano solo le emozioni che hanno spinto lui a dipingere e che le sue opere suscitano in noi che guardiamo.
Quando le suscitano...

Questo il contenuto della mostra. Ma il contenitore? Che spettacolo, il contenitore!

Un nucleo di edifici rivestiti di pannelli in calcestruzzo fibroso bianco, il tutto avvolto in una serie di vele di vetro a loro volta sostenute da una struttura in acciaio e legno lamellare.
Quando il Genio incontra Paperon de' Paperoni!








Ogni tanto mi ricordo di essere stata un ingegnere e, beh, mi viene più facile riconoscere un genio-architetto che un genio-pittore!









 
 

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