Di chi sono le colpe?
Esistono due modi diversi di impostare la società e le sue regole.
Da un lato si possono creare montagne di regole, obblighi e divieti, organizzare e descrivere minuziosamente ciò che si può o si deve fare e come tutto questo vada fatto, e ciò che non si può neppure immaginare di fare. Chi non rispetta le regole è fuori.
Dall'altro lato si possono demolire le suddette montagne, attribuendo alla liberta personale il rango di unico parametro di vita. In quest'ottica non esiste più nulla che sia giusto o sbagliato in sè, tutto dev'essere "contestualizzato". Chi non rispetta le regole è un grande, uno furbo da prendere ad esempio. Chi sbaglia in realtà è solo stato indotto in errore, poverino...
L'estrema libertà deve necessariamente implicare un'altrettanto estrema responsabilità per le proprie azioni nonchè rispetto per gli altri e per la loro libertà. Se le due cose non vanno di pari passo, allora è meglio tornare alle regole e ai divieti.
Mi rendo conto di aver scritto una montagna di banalità, ma è banale anche la domanda
Più che banale, direi che è una domanda a cui è difficile rispondere. Di fronte ad avvenimenti come questo, credo che abbia ragione l'ex magistrato Gherardo Colombo, sul fatto che in Italia manchi la voglia di educare.
RispondiEliminaSarebbe interessante chiedere ad ognuno di quei giovani: cosa credi di aver fatto? cosa pensi di aver dimostrato? a chi? come ti vedi, adesso?
Queste persone hanno bisogno di fare lavori molto pesanti e di assistere chi è stato più sfortunato di loro (in termini economici e/o di salute): la loro mente deve potersi concentrare sui valori della vita e lasciar perdere le stupidaggini. Devono capire che la civiltà del possedere non è in realtà civiltà...
Scusa se mi intrometto nuovamente: ho dato un'occhiata in giro, nella rete.
RispondiEliminaEffettivamente, nel caso di Fano, per esempio, bisogna osservare che erano tutti minorenni e chiedersi dove fossero i genitori...
La voglia di educare, tu dici?
RispondiEliminaCome ho già detto altrove, educazione e scuola sono due fra gli argomenti che più mi appassionano.
Ho figli, nipoti, amici di figli e genitori di amici di figli, colleghe-mamme e amiche-mamme, anche qualche papà ma meno, molto meno: sono circondata da gente che educa o viene educata. Giuro che a nessuno di noi manca la voglia di educare; ci mettiamo impegno, passione, dedizione totale. Incontriamo e parliamo quasi quotidianamente con le isegnanti e con gli allenatori dei nostri figli e anche loro sono persone che mettono l'anima nel loro lavoro. E sai una cosa? Tutti noi abbiamo la sensazione di "remare contro".
Se io faccio fatica a trovare per mia figlia un vestitino da bambina adatto ai suoi 7 anni, se devo controllare minuziosamente i cartoni animati che mio figlio guarda sulle reti per bambini e in orario da bambini, sarò strana io. Ma se chiacchierando con le mamme di cui sopra mi rendo conto che tutte le mamme di bambine faticano a trovare indumenti estivi adatti alle bambine (ho visto un perizoma da mare, taglia 8 anni...) e che altre mamme hanno stilato un elenco di cartoni vietati (a proposito: sai che esiste un "a tutto reality l'isola"? giusto per abituarli fin da piccoli a ciò che li attende!), forse non sono strana io, è sbagliato l'ambiente. O la società. O i messaggi della tv o della moda, o chiamali come vuoi.
Non ha ragione Colombo, non manca la voglia di educare, manca del tutto la consapevolezza che anche ciò che non ha un dichiarato "scopo" educativo (vestiti, cartoni, pubblicità...) ha però un "effetto" educativo, tanto più incisivo in quanto nascosto. Il singolo educatore combatte una battaglia impari: noi non abbiamo a disposizione luccichini, effetti speciali, musiche di sottofondo e tecniche di comunicazione studiate nelle università.
Possiamo esserci, tutti i giorni e non mollare mai. Parlavo qualche mese fa con la maestra di mia figlia: classe piccola (sono solo 15) di bambini tutti svegli. Discutevamo dei messaggi occulti della tv e della pubblicità e dell'opportunità di fornire ai bambini strumenti per disarmare tali messaggi. Ma ti pare? Un corso di tecniche di comunicazione occulta ai bambini di seconda elementare?
Progetto interessante, a prescindere dalle cause che ne hanno determinato la necessità...
Ti chiedo scusa, perché forse non mi sono espressa bene. La voglia di educare manca nelle istituzioni e questo è uno dei principali motivi per cui Gherardo Colombo ha lasciato la magistratura. Di fronte a un padre che viene incarcerato, lui si è chiesto perché il figlio non dovesse avere il diritto di stare vicino a suo padre e perché la società non venga vista come parte attiva nell'educazione di quel condannato e non semplicemente un elemento da proteggere, rinchiudendo il condannato.
RispondiEliminaIn fondo, lo dici anche tu: la sensazione, per quanto forse non sia chiaro quale sia la sua origine, è quella di remare contro, pur usando impegno, passione e dedizione totale. Ho forse capito male?
Ho ben presente il cartone ...ogni volta una dura lotta per cambiare canale. Noi in ogni caso viviamo in una realtà che non rispecchia completamente quella generale. E facciamo fatica! Pensa a quelle mamme che si vestono come le figlie di otto anni, a quei papà che chattano con l'amante su facebook dopo cena, alle famiglie di separati, a quelli per cui la carriera conta più di qualunque altra cosa. Il mondo è pieno di gente così e di figli di genitori così. Ovviamente condivido l'osservazione su pubblicità e moda, ma credo che prima che i bambini, vittime ne sono tanti cosiddetti adulti. E' questo il problema ...
RispondiEliminaSogno: credo che purtroppo tu abbia ragione!
RispondiEliminaSara: ero in ufficio e ho risposto frettolosamente, scusami tu se ti ho dato l'impressione di aver frainteso. Il tuo discorso era molto chiaro, il mio meno. Il fatto e' che se ci sono cartoni-pubblicità-prodotti a mio avviso inadeguati e' perché per quelli c'è mercato. Se ho la sensazione di remare contro e' perché la corrente (la societa' che non ha voglia di educare) tira dall'altra parte. Educare e' faticoso, e' un lavoro quotidiano, meticoloso, fatto di minuscoli passi, microbiche conquiste, rarissime soddisfazioni. La società e' fatta di luci colorate, touch screen e pulsanti tuttofare, cibi precotti, scuole tre anni in uno e vacanze all inclusive in comode rate. non possono coesistere.
RispondiEliminaSogno: vero, la nostra realtà non e', come direbbe T, molto media!
RispondiEliminad'altra parte, tutto il resto è tamarreide...
RispondiEliminae mi pare non ci sia molto da aggiungere
april: beh ma tu aggiungi lo stesso, è carino chiacchierare!
RispondiEliminaSoprattutto "touch screen" e ... diplomi in vendita (meglio, perché non serve andare a scuola).
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