Sogno un mondo lineare e pulito, un mondo con poche regole chiare e semplici. Un mondo popolato da gente che, con onestà, impegno e buona fede, faccia il proprio dovere al massimo delle proprie possibilità e abilità. Nel quale non ci sia invidia ma rispetto del lavoro e delle capacità di ognuno e dove si tenga in massima considerazione l'onestà intellettuale di chi non si tira indietro e non cerca scorciatoie. Un mondo nel quale tutti riconoscano l'intriseca e grande nobiltà di un muratore che sa fare il muratore o di un idraulico che sa fare l'idraulico o, perchè no?, di un ingegnere o di un avvocato che sanno fare rispettivamente l'igegnere o l'avvocato.
Tutto il resto è "tamarreide"
tutti esempi a caso, insomma....
RispondiEliminamica male però la tamarreide! ci facciamo un giro? ;-))
Sogni, insomma, un mondo impossibile, almeno qui in Italia. Quello manca, secondo me, è proprio quello che hai detto tu: il rispetto del lavoro.
RispondiEliminaIl lavoro non vale niente né quello degli altri né il proprio.
Il proprio lavoro a volte non vale davvero niente, ma a volte siamo noi che non sappiamo farci rispettare come "lavoratori" e quindi non siamo capaci di dare dignità al nostro lavoro.
Hai provato a chiedere in giro se qualcuno sa cosa fanno (o dovrebbero fare) gli ingegneri? Spesso nemmeno gli ingegneri ti sanno rispondere...
Ed è più o meno la stessa cosa per gli avvocati.
Elettricisti e idraulici, poi, spesso si improvvisano. In altri paesi sono persone formate in apposite scuole: in paesi in cui c'è un livello elevato di cultura di base, per tutti.
Nella mia esperienza ho capito che le cose non si possono cambiare e che bisogna aspettare con pazienza che cambino da sole. Nel frattempo, bisogna stringere i denti (i dentisti lo sconsigliano) e andare lo stesso avanti, per tenersi pronti a quell'evento che, forse, verrà anche per noi.
Ho scritto al Presidente della Repubblica, alla fine dello scorso anno, per chiedere un consiglio su cosa fare: se avessi scritto al Papa, mi avrebbe dato la stessa risposta: ascoltare i discorsi del Presidente (in pratica, l'omelìa), così "attenti" alle tematiche del lavoro...
April: Temarreide è "hic et nunc", non serve fare molta strada per farci un giro
RispondiEliminaSara: mi sembra di essere sull'orlo di una moderna rivoluzione francese. Pensaci: una casta di privilegiati che fanno i loro comodi in barba a norme, regolamenti e buona educazione, mantenuti da una popolazione di gente che si impegna e lavora con sobrietà e che viene regolarmente presa in giro.
E non è il rispetto per il lavoro (proprio o altrui) quello che manca, è proprio il rispetto per se stessi.
Occorre (ri)alzare la testa.
La saga dei tamarri? Cara Robespierre, se non ti conoscessi direi che la tua risposta a Sara fa molto radical chic ... ma siccome ti conosco, so che non c'entrano le questioni politiche ma che si tratta di un pensiero onesto e perfettamente condivisibile. Peccato che non ci sia soluzione, qui la rivoluzione non la vuole fare nessuno. Si preferiscono sempre le scorciatoie.
RispondiEliminaSogno: radical chic e', Da Wikipedia: " In genere è una forma di ipocrisia socio-economica, dove "si predica bene e si razzola male".
RispondiEliminaEcco, ti assicuro che non era mia intenzione essere ipocrita e mi spiace avertene data l'impressione. Il mio e' vero senso di non-appartenenza...
Non desidererei altro che veder scoppiare una rivoluzione. Non riesco a tollerare l'idea di trascorrere i prossimi due anni con questo governo e quelli successivi chissà con quale altro governo (visto che non c'è mai limite al peggio).
RispondiEliminaTi correggo: i privilegiati della casta fanno i loro comodi, ma non in barba all'educazione, perché su questo fanno in modo di non dover essere mai ripresi. Funziona come l'ISO 9000, quella procedura che tutela i produttori e grazie alla quale non riesci mai a presentare un reclamo, perché con gentilezza ti rispondono sistematicamente che ti sbagli e sempre con gentilezza ti danno dello scemo, se provi a insistere.
Sono poi ignorante, in storia, ma qualcuno mi ha spiegato che anche la rivoluzione francese non si sarebbe fatta se la borghesia (cioè chi alla fine ha i soldi) non l'avesse voluta. Quella borghesia che si è servita del popolo stremato dalla fame e che poi è riuscita a predominare.
A parte la mia battuta iniziale, quindi, non sarei in realtà per una rivoluzione, ma per una REAZIONE NON VIOLENTA, alla maniera di Gandhi; sai, come fanno i bambini, che ti sfidano per vedere quando cedi...
Secondo me, il primo passo da fare sarebbe quello di far accelerare il crollo dell'economia basata sulla finanza e sul parassitismo, favorendo invece quella che premia il lavoro.
Quindi, chiudere con le banche, scambiarsi i beni, usare i soldi solo dove lo scambio non è possibile, ridurre i consumi sia di energia che di prodotti, ridurre allo stretto necessario il proprio budget di spesa: cercare, insomma, di concedersi solo quello che "si concedono" quelli che non riescono ad arrivare a fine mese, creando così solidarietà con loro e costituendo insieme ad essi uno strato di popolazione coesa, con il comune interesse di potersi aiutare reciprocamente, riscoprendo la vita di comunità, nella quale ognuno svolge un ruolo importante, con criterio e con garbo, perché nemmeno lui può fare a meno dei ruoli di chi gli sta intorno.
Sara: cioè tornare indietro di 6000 anni? Inutile anche soli pensarci e, soprattutto, pensare che sarebbe un miglioramento. Quanto alla rivoluzione "borghese": s'è mai vista una rivoluzione nascere davvero dal basso? Una rivoluzione implica una visione e un progetto, che a loro volta implicano cultura e capacita' speculative e di leadership che solo raramente si trovano in "basso". Una rivoluzione deve, dopo aver distrutt la vecchia società', essere capace di ricostruirla su modelli diversi ed efficienti altrimenti si ripiega su se stessa e implode in un attimo. La linearità e l'onesta' intellettuale alle quali facevo riferimento sono di natura differente.
RispondiEliminaAltrimenti avrebbe ragione Sogno a darmi della "radical chic"!!!
PS: rileggo domani, perdonate eventuali errori
Intendo comunque tornare indietro, però con la tecnologia che abbiamo a disposizione oggi. Fare cioè una vita "semplice", compatibile con le reali esigenze del nostro organismo e non invece adeguata a false necessità inventate dal consumismo.
RispondiEliminaPersonalmente, non possiedo un'automobile e uso la bicicletta (inquino pochissimo, non pago il bollo e faccio le due-tre ore al giorno di attività fisica che tutti i medici consigliano e senza chiudermi in una palestra a respirare il sudore altrui); quando il tempo è particolarmente brutto, uso i mezzi pubblici, così non contribuisco ad aumentare l'inquinamento. Quando uso l'acqua del rubinetto, mentre aspetto che si riscaldi, raccolgo quella erogata in bottiglioni e la adopero per altri usi (pulizie e annaffiature).
Nel mio ufficio ho eliminato le cartucce a colori, così produco meno rifiuti; se devo stampare a colori o in formati superiori al tradizionale A4, vado in stamperia.
Riscaldo l'ufficio solo con la legna e d'inverno lavoro mediamente a 16°C.
Faccio le ferie a gennaio, quando è troppo freddo per girare in bicicletta o per scaldare l'ufficio: me ne sto a casa e vado a far legna (è la stagione migliore, perché il freddo è asciutto e quindi sopportabile e il terreno è ghiacciato, così non si sprofonda nel fango).
A casa cerco di farmi il pane, la pasta e i dolci. Cerco di farmi anche i vestiti, anche recuperando abiti vecchi (così non produco troppi rifiuti).
Non mi sento per questo arretrata di 6000 anni, ma mi sento avanti. E sarò ancora più avanti quando potrò vivere anch'io in un bosco, come fanno i Cimbri sul Cansiglio, dove non è necessario il raffrescamento estivo e dove il rigore dell'inverno è mitigato dal bosco stesso.
E dove non senti quella stupida esigenza di buttare i tuoi soldi per andare a fare le ferie in Egitto o in chissà quale arcipelago, ma usi i soldi per viaggiare con scopi istruttivi.
Quanto dici sull'impossibilità di trovare "in basso" le capacità per dare vita a una rivoluzione hai ragione: per questo motivo, nei paesi più democratici del nostro, il livello culturale medio della popolazione è molto più elevato che in Italia.
Sara: concordo in pieno (anche se ho sempre paura delle generalizzazioni) e con vero rammarico la tua ultima considerazione, anche se non è "per questo" che altrove il livello culturale è più elevato; mi chiedo anzi se sia vero che è più elevato...
RispondiEliminaQuanto al resto, cercherò di rispondere punto per punto.
"...vita "semplice", compatibile con le reali esigenze del nostro organismo..."
E' difficile distinguerle da quelle indotte dal nostro livello di benessere. Il paracetamolo per una febbre è un'esigenza reale? L'antibiotico per una bronchite? Una coronarografia in un uomo di 40 anni? e di 70? e di 100? Sono ovviamente solo esempi e tu che sei una donna intelligente non hai certamente bisogno che io ne faccia altri.
"...uso la bicicletta...". Lavoro a 10 minuti a piedi da casa e la scuola dei bambini è a 5 minuti a piedi dal mio ufficio. Tutto questo non è un caso, è frutto di un'organizzazione tesa a diminuire il mio livello di stress (attenzione: il mio livello di stress, non l'inquinamento del pianeta). In inverno cammino, in estate "bicicletto": come ho scritto altrove, basta la bici a farmi sentire in vacanza. Però non demonizzo l'automobile: se devo andare in cantiere a 30 km da casa prendo la macchina, non perdo mezza giornata per usare il treno!
"...raccolgo quella erogata in bottiglioni e la adopero per altri usi..." non lo faccio e non mi era mai venuto in mente di farlo. E' un'idea molto carina che piacerebbe tanto a mio marito. Eviterò di raccontargliela perchè mi troverei bagni e cucina invasi da contenitori di varia natura;-))
"...cartucce a colori..." non potrei, spenderei un patrimonio in copisteria.
"...Riscaldo l'ufficio solo con la legna e d'inverno lavoro mediamente a 16°C...." folle, dove vivo io sarebbe impossibile. Inoltre tu non hai dipendenti, vero?
"...il freddo è asciutto e quindi sopportabile e il terreno è ghiacciato, così non si sprofonda nel fango..." vivi evidentemente in un paradiso.
"...usi i soldi per viaggiare con scopi istruttivi..." Un viaggio è sempre istruttivo, anche in Egitto o in non so quale arcipelago.
E anche dietro l'angolo.
Non capisco perchè ad un certo punto sembri necessario demonizzare i soldi e chi ne ha e li spende, come se averne e spenderli sia necessariamente simbolo di ignoranza e pochezza intellettuale.
Noi abbiamo un orto, giriamo per la città in bici, viviamo in una casa iperisolata e iporiscaldata ma quando possiamo facciamo viaggi che, coi bambini appresso, diventano sempre istruttivi, anche in giro per il mondo.
Insomma, hai un atteggiamento radicale: questo è buono e quell'altro cattivo. Io sono più morbida: questo è buono ma estremo, quell'altro è cattivo ma estremo anch'esso, il terzo è a metà strada: fattibile, utile e, perchè no, anche educativo (torno al discorso dei bambini: scusa ma non posso farne a meno!)
Torno alla rivoluzione; quello che serve al nostro Paese è una "rivoluzione etica" e questa non è nè dal basso nè dall'alto, non è "borghese" e non è "proletaria", dev'essere assolutamente trasversale altrimenti non sarebbe una vera rivoluzione, sarebbe il solito accrocchio politico e basta.
Un mio amico, una sera a cena, vaneggiava attorno alla fondazione di un nuovo partito: lo IES, Iniziativa Etico Sociale, e per esso cercava donne quarantenni impegnate sui due fronti lavoro e famiglia magari con figli e un paio di genitori anzianotti da aiutare perchè, dice lui, solo noi capiamo davvero che cosa significa IES
Torna a trovarmi, mi fa piacere.
Per Sara: Da ex responsabile della qualità spendo una parola in favore della ISO 9000. Non è la norma sbagliata, sono le aziende che la usano in maniera non adeguata. E sbagliano gli enti preposti al controllo delle aziende se si limitano ad analizzare i dati di soddisfazione del cliente senza approfondire. Gestire i reclami non significa zittire il cliente. E ti assicuro che per fortuna non funziona così in tutte le aziende.
RispondiEliminaPer il resto discorso molto interessante. Come interessante trovo lo scambio di battute tra te e nonhotempo.
Sogno: siamo donne fantastiche!
RispondiEliminaPassiamo con disinvoltura dai tutù all'etica sociale, dal taglio e cucito al progetto della nuova scuola... tutto pur di non lavorare;-)))
Sogno hai risposto a quella che era naturalmente una provocazione. Più che altro, era la mia espressione di un rammarico nei confronti del fatto che si permetta un'applicazione "deviata" di norme, ancorché volontarie, che dovrebbero "garantire", nel caso specifico, la soddisfazione del cliente. E' possibile presentare lamentele all'ente certificatore, quando si viene zittiti?
RispondiEliminaIES... mi ricorda la mia esperienza (per fortuna passata) in IDV: mi ero iscritta quel partito solo perché il suo scopo era (poi non è stato più così), quello di dissolversi in un sistema politico che facesse finalmente proprio il principio di legalità (in uno Stato di diritto per definizione, la legalità dovrebbe essere sottintesa, così come dovrebbe essere sottintesa l'etica sociale).
Non so voi, ma io vivo in una regione notoriamente mafiosa, dove il sottosviluppo e le deviazioni di ogni tipo servono a garantirne l'impermeabilità a qualsiasi "intrusione esterna". Qui si riescono a stravolgere perfino le leggi della fisica, che diventano in tal modo anch'esse delle "parole d'ordine", atte a far sì che ci si possa riconoscere tra "simili" e si possano quindi escludere quelli che parlano un linguaggio diverso.
Qui bisogna stare molto attenti a quello che si dice ed è meglio osservare e tacere. Qui non ti uccidono con il piombo, quando sei scomodo: semplicemente, ti escludono da tutto e quindi anche da ogni tipo di lavoro (muori professionalmente in ogni caso e, se non accetti il sistema, anche per fame oppure emigri).
So già che Nonhotempo pensa a quanto io sia drastica...
Nonhotempo però ha ragione: è una regione che è un vero paradiso.
Ho scelto di vivere il più possibile scollegata da un siffatto sistema e di mantenere un profilo molto basso, che mi tutela da ogni rapporto con la mafia. Avete presente quella mafia che ti alita continuamente sul collo, che ha una mano sempre tesa a donarti qualche opportunità e l'altra sempre pronta a tirarti dentro ad un sistema dal quale poi non puoi più uscire?
Questo significa per me adattarmi a fare lavori piccoli (quelli che gli ingegneri "bravi" escludono), molto impegnativi e poco remunerativi, ma significa anche trovare la soddisfazione di mettermi continuamente alla prova (evidentemente, è ciò che desidero) e avere più tempo ... per studiare nuove strategie e per dedicarmi alla casa e ai mici (non ho figli né dipendenti).
Visto che ci sono, approfitto per chiedervi un'informazione (così non si può dire che non abbiamo voglia di lavorare): conoscete qualcuno che abbia risolto il problema misto di Dirichlet-Neumann, col metodo analitico, senza ricorrere ai metodi numerici? (mi riferisco ai quattro casi-esempio della norma UNI EN ISO 10211 sul calcolo dei ponti termici in edilizia)
Per Sara: certo che si può segnalare tutto all'ente di certificazione!
RispondiEliminaIo vengo da una regione meridionale, non ad altissima concentrazione mafiosa ma con i problemi che sono noti a tutti. Ora vivo nella stessa città di nonhotempo: non è un paradiso! Certo c'è più rispetto delle regole e forse girano più soldi (diciamo girano in maniera più uniforme nelle mani di tutti), ma ti assicuro che i problemi ci sono anche qui.
Apprezzo quello che riesci a fare. Io sarei disposta a piccoli sacrifici per il bene di tutti e anche dell'ambiente ma a sedici gradi d'inverno non potrei proprio!
E' solo questione di abitudine e poi, a essere sincera, mi capita che quando sono concentrata sul lavoro riesco ad auto-scaldarmi e quindi i 16 gradi non sono un problema, pur stando ferma in ufficio.
RispondiEliminaI problemi li ho quando entro in altri locali, perché divento rossa come un peperone, per il caldo!
Io vivo in una regione del nord, che è "notoriamente" mafiosa nel mondo del lavoro, perché questo è noto ai lavoratori di altre regioni che hanno avuto a che fare con noi. E' anche noto a quanti di noi (pochi, a dire il vero) che hanno lavorato fuori e poi sono venuti a lavorare qui.
A tutti quelli che sono sempre vissuti qui e hanno sempre lavorato qui, tutto è "normale", è "regola": questo è il guaio... Sono convinti che qui, per fortuna, la mafia non ci sia (certo, perché è talmente dappertutto che nessuno si accorge della sua presenza: è praticamente diventata uno stile di vita).
Sono tra quelli che hanno lavorato fuori e poi hanno scelto di vivere qui e si sono trovati la "sorpresa": però qui è davvero un paradiso e non voglio rinunciarci. Si vive una volta sola...