La società che non viene illuminata dai pensatori, finisce ingannata dai ciarlatani - de Condorcet
22 novembre 2022
15 novembre 2022
Conosci te stesso
Siamo davvero in grado di capire di cosa abbiamo bisogno per essere felici?
Di tanto in tanto guardo su Netflix un programma di intrattenimento nel corso del quale due architetti offrono la loro soluzione al problema distributivo presentato dalla famiglia di turno. Uno dei due architetti, un nord-irlandese geniale, ha il vizio di dire che il suo obiettivo professionale è dare alle persone ciò di cui hanno bisogno, non ciò che chiedono. E il bello è che lo fa davvero: gironzola per le case, osserva lo stato di fatto, analizza il problema presentato dalla famiglia alla luce di quello che osserva e... boom, fa la magia! Stravolge la "domanda", puntando l'attenzione sulla vera natura degli errori distributivi e li risolve proponendo soluzioni super-creative.
Questo suo atteggiamento (fastidioso, ammettiamolo, ancorché efficace) mi ha fatto pensare a Fiona di Shrek. Lei, rinchiusa nella sua torre, aspettava il bacio del vero amore per trasformarsi definitivamente in accordo con la sua vera natura. Voleva con tutte le sue forze che il suo Charming avesse fattezze umane perché lei si voleva umana. Invece no: la sua vera natura era "orchica" (si dice?).
Una trentina di anni fa un mio amico dell'epoca usava suggerire cautela nell'esprimere desideri: potremmo essere esauditi
Due post, oggi: ora smetto!
Di insonnia e blog
1
Cercando di riuscire a dormire almeno qualche ora in questo marasma, mi sono ricordata di una tecnica "miracolosa" adottata dai militari americani. Chi l'ha raccontata, dice che permette di addormentarsi in un paio di minuti, una volta appresa.
Consiste in un volontario, ordinato e progressivo rilassamento di tutta la muscolatura, partendo di muscoli della faccia, giù giù fino ai più minuti muscoletti dei piedi.
Avrei immaginato il contrario, ma chi sono io per contestare i militari americani?
Perché ne parlo? Perché non sono riuscita a rilassare nemmeno i muscoli attorno agli occhi, lasciamo perdere collo e spalle: mi concentravo su uno e mi si contraeva l'altro... dopo qualche tentativo sterile, ho desistito.
Ma quanto sono tesa?
2
Riflettevo sull'evoluzione di questo blog: è nato per gioco, per imitare amiche più evolute di me, ho trattato a volte temi più o meno generali: politica, crisi varie, scuola o cose così. Poi però si è trasformato, diventando qualcosa di molto più simile a un diario intimo.
Vale ancora la pena di continuare?
08 novembre 2022
Il nido vuoto
Leggevo questo e pensavo...
Tutto inizia quando scopriamo che sanno qualcosa che non hanno imparato da noi: il nome di un personaggio di un cartone nuovo, una notizia sentita chissà dove, chissà da chi, una regola ortografica da noi dimenticata ormai da decenni ("Ricordatelo ai vostri genitori che "sì" si scrive con l'accento e "po'" con l'apostrofo..." ancora me lo vedo Tommy che diligentemente obbedisce alla maestra!).
Poi, in men che non si dica, organizzano vacanze con gli amici e fanno domande di ammissione ad università che noi neppure nei nostri sogni più ottimisti abbiamo mai osato considerare.
L'articolo dice che, mediamente, i ragazzi italiani lasciano la casa dei genitori attorno ai 30 anni. Sarà vero? Per qualcuno sì; altri, e sono tanti, studiano fuori sede anche da noi. Non è spiccare veramente io volo, è una cosa a metà.
Tommaso è partito a 18 anni e mezzo esatti, Matilde 18 anni e 2 mesi scarsi.
Ovvio: tornano, vanno e vengono. Ma quando arrivano non sono più i ragazzini che erano quando sono partiti... il primo rientro di Tommy è stato traumatico, sia per lui che per noi. Mati è più accomodante, ma sarà stato difficile anche per lei.
Quando a Dicembre verranno in vacanza, non "torneranno" a casa, perché nel frattempo avremo traslocato. Troveranno noi, ma arriveranno in una casa mai vista, in una città mai vista e in un Paese del quale conoscono a malapena la lingua.
Poi c'è chi mi chiede perché sono in ansia...