21 febbraio 2024

Firenze

Sono parecchi i punti di vista dai quali si può guardare la vicenda.

Il primo: l'inevitabile cordoglio. Cinque vite bruscamente interrotte, cinque famiglie obbligate ad affrontare un futuro che con avevano previsto e che non potranno mai più "riavere la loro vita indietro" (cito mio padre).

Il secondo: quelli che vogliono giustizia. Le prime indagini focalizzate sulle inosservanze burocratiche: quanti lavoratori in nero, quanti subappalti, quante ispezioni in quel cantiere e quante nella zona.

Il terzo: le questioni tecniche. La trave era ben progettata e realizzata? È stata movimentata e posata secondo le norme della buona tecnica? Gli appoggi erano adeguati? 

Il quarto: il complottista. Sta a vedere che hanno manomesso il cantiere perché loro, a Firenze, l'Esselunga non ce la vogliono. 

Il quinto: quelli che vedono sfruttamento dovunque. Gli appalti al massimo ribasso, i risparmi sempre e solo sulla sicurezza, i materiali scadenti. E le corse contro il tempo: scassera prima del tempo, metti due squadre dove c'è spazio solo per una, fa' lavorare gli operai su due turni e nel fine settimana così acceleriamo ...

Anni fa parlavo con una persona che per parecchio tempo aveva lavorato in una ASL di una provincia del nord Italia. Di mestiere aveva fatto ispezioni nei cantieri, per poi passare ad attività di formazione. All'epoca di quella conversazione questa persona non sapeva del mio lavoro, quindi parlava a ruota libera. Raccontava di come, in assenza di qualunque formazione sulle attività di cantiere, gli ispettori, dotati di una check list, venissero mandati in giro a verificare non la sicurezza nello svolgimento delle attività bensì il mero rispetto delle norme. Ma, confessava questa persona, "io di costruzioni non capivo niente, mi mettevo il caschetto in testa e andavo a spuntare le caselline della mia lista, elevando contravvenzioni se necessarie". Parlo di un periodo compreso fra il 2010 e il 2014: prima non conoscevo questa persona e dopo ho smesso di lavorare. Il grosso delle norme di sicurezza nei cantieri edili si basa(va?) su un decreto del 1956 (Millenovecentocinquantasei...) che, considerando gli straordinari cambiamenti sia di tecnologie che di materiali, non era assolutamente più adatto alla realtà del lavoro quotidiano. Ma loro quello avevano, una check list basata su una legge vecchia di 50 anni e nessuna formazione specifica.

Sono state approvate parecchie leggi, molte delle quali descrivono minuziosamente chi debba redigere quali documenti, a chi debbano essere trasmessi e con quale anticipo, chi abbia quali responsabilità e a chi e secondo quali criteri queste responsabilità possano o non possano essere delegate. 

Carta.

Ma i provvedimenti davvero efficaci, quelli no, non sono stati presi. Ad esempio? Vediamo un po' ... Obbligo di un diploma tecnico (una laurea triennale, magari, o almeno un diploma di geometra...) per il titolare di una impresa di costruzione. Obbligo di un corso di formazione almeno triennale per chiunque voglia lavorare come operaio. Obbligo di un esame di certificazione linguistica per chi non è madrelingua italiana (ho avuto in un cantiere operai egiziani che non parlavano italiano e non leggevano i cartelli!). Obbligo di esperienza di lavoro nei cantieri (e quindi di possesso di un titolo di studio adeguato) per gli ispettori delle ASL che vogliano occuparsi di sicurezza, altrimenti ci troviamo nella assurda situazione di un burocrate ignorante che va a fare le pulci al lavoro di un ingegnere con laurea magistrale più 6 mesi di formazione specifica in sicurezza sul lavoro edile. 

Torno a Firenze, e non per una corroborante passeggiata lungo l'Arno, purtroppo. Tante imprese in cantiere significa tante teste che decidono. In contesti come questo, la figura più importante in materia di sicurezza è il Coordinatore, professionista che dovrebbe avere voce in capitolo in ogni scelta che coinvolge più imprese, ma che il più delle volte è considerato alla stregua di una palla al piede. Io, coordinatore in quel cantiere con gli egiziani, non venivo invitata alle riunioni perché "facevo perdere tempo".

Sono felice di non fare più parte di quel mondo.

1 commento:

  1. Io ho un amico che lavora nella sicurezza dei cantieri. Parlandone proprio ieri mi ribadisce che che il problema non è nei millemila subappalti ma nel sapere esattamente chi e come ci lavora. E un addetto alla sicurezza che chiude un occhio deve assumersi ogni responsabilità.

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