16 marzo 2023

Chiamami con il mio nome



Un'amica pochi giorni fa raccontava di quanto la faccia soffrire l'idea di essere "guardata" senza essere "vista" e, altrove, di quanto il suo nome, oltre a identificarla, rappresenti la sua stessa essenza: significato oltre che significante.

E io, come vengo vista, io?

Io incarno la contraddizione, a partire dal mio nome: Floriana.

Quali immagini potranno mai richiamare alla mente queste 3 sillabe flautate, che partono da un soffio liquido, velocemente scivolano su un dittongo introdotto dalla più francese delle consonanti e planano con molle grazia sull'ultimo, quasi inaudibile, suono. Una libellula verde-blu che si posa su boccioli primaverili, farfalle danzanti nell'aria primaverile, campi di fiordalisi... Invece mio padre l'ha scelto pensando alla figlia di Ugo Foscolo, alla quale il vecchio e squattrinato poeta si è rivolto, dopo averla trascurata per tutta la sua (di lei) vita, per averne sostegno. Altro che libellule e farfalle... 

E poi un nome così moderno, così vuoto di significati, di storia... tutto sbagliato, non è "me".

Ho studiato ingegneria, e questo rimanda di me l'immagine di una persona pragmatica, intelligente, capace di analizzare i problemi e trovare la soluzione. Pochi fronzoli. Invece ogni scelta mi fa paura, sono la donna più indecisa del west... Sono un'idealista, amo perdermi in un tramonto, certi quadri mi commuovono alle lacrime, la musica (certa musica) mi scava voragini dentro, ho passioni d'altri tempi e i profumi... oh il profumo dei tigli in giugno... 

Ho anche lavorato come ingegnere: anni di cantiere e ho odiato ogni singolo giorno. Io unica donna in quel mondo pieno di uomini che mi trattavano "da donna": protettivi, paternalistici, "patronising" o al contrario aggressivi, come a voler sottolineare che lo erano al loro posto, non io. Che fastidio! Da qui l'esigenza di indurire il mio temperamento... quante menzogne! Non ho mai voluto essere quella speciale, quella che sovverte le regole, se ho lavorato il quel settore è stato essenzialmente per realizzare il sogno di mio padre: immaginate qualcosa di più femminilmente accondiscendente? Io da bambina volevo fare la ballerina, è questa la triste verità.

Vengo considerata una donna forte, indipendente, determinata, ma la verità è che sono timidissima; talvolta per entrare in un negozio devo ricordare a me stessa che le commesse non vedono me ma il mio portafogli! E non mi obbedisce neppure Alexa, tanto parlo sottovoce anche quando sono da sola in casa... e già, questa sono.

Ma chi vede questo?

Essere chiamati da qualcuno col nostro nome, essere riconosciuti in mezzo alla folla di volti estranei, riconosciuti per quello che siamo quando non indossiamo maschere di pirandelliana memoria: tenetevi stretto chi ha voglia di andare oltre. 


4 commenti:

  1. perché nome contraddittorio? è molto femminile, corrisponde al fatto di non sentirti a tuo agio dovendoti mimetizzare in un mondo di uomini. pensandoci, forse non mascherare il tuo lato femminile in quel mondo non sarebbe stato un errore... ti avrebbe contraddistinta tanto quanto il nome.

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    1. ho pensato una cosa simile rileggendo prima della pubblicazione. Ma l'ho comunque sempre sentito poco mio. Lo trovo lezioso, più che femminile

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  2. Ho esperienza al lavoro di donne che devono ribadire un lato maschile, quasi sentendosi inadeguate come donne. Donne già forti ma che devono sottolinearlo, ribadirlo, accentuarlo. perché loro devono valere doppio per valere un uomo. Ma è un atteggiamento che può valere per i tanti uomini poveri che le considerano davvero metà, non anche per chi già le (ri)conosce.

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    1. Odiavo il cantiere, non l'ufficio. Le ragioni erano molte, ma senz'altro la questione che tu hai sottolineato era una di queste

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