25 febbraio 2023

Cosa mi sto perdendo?

 I miei figli studiano lontano (l'avrò detto quelle tre o quattrocento volte, credo...) e vengono a casa, quando vengono, solo per le vacanze: Natale, Pasqua, estate. Là, vivono vite indipendenti: i prestiti del governo permettono loro di non dipendere poi tanto da noi, almeno nella gestione quotidiana, decidono senza sentirsi osservati (e quindi giudicati, immagino) se saltare una lezione, a che ora rientrare la sera o svegliarsi alla mattina, cosa mangiare (e bere...), chi frequentare.

Non li vedo quando sono tristi o stanchi o felici o si sentono soli, non so se le esperienze che stanno vivendo li rendano soddisfatti di loro stessi oppure si sentano soverchiati dalle mille cose da fare, dai mille stimoli... Devo fidarmi delle loro telefonate e accontentarmi di esserci quando loro hanno desiderio di parlarmi. Posso solo sperare che abbia ragione chi dice che se non chiamano è perché va tutto bene.

Speriamo.

Mi domando però se questa situazione non causerà un "allentamento" del nostro legame, se non li stia portando a considerarmi una persona della quale si può fare a meno. 

Soprattutto M, quando siamo insieme è come se non ci fosse familiarità. Non parlo di confidenze, parlo di confidenza, di quell'abitudine a fare cose insieme che è necessaria perché la condivisione non sia faticosa, non sia intenzionale, ecco.

Forse sono solo sciocchezze, forse è questo term che mi sembra straordinariamente lungo, però ci penso tanto...

4 commenti:

  1. Parlavamo con amici i cui due figli lavorano lontano, ormai adulti e con prole, e che loro vedono solo per feste, qualche vacanza e altre rade occasioni. E si chiedono come finiranno, soli, senza quell'aiuto che loro invece hanno riservato ai rispettivi genitori..sono tematiche comuni a molti, che spesso immalinconiscono..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, se parliamo di questo mi sento ancora molto più figlia che mamma

      Elimina
  2. se può aiutare (ma so che non aiuta) non sempre averli a casa porta maggiore comunicazione. elisa è piuttosto parca di informazioni su quel che accade in università o - peggio che mai- a londra.
    racconta quel che le sembra carino riferire, ma ovviamente non ho la minima idea (salvo due o te nomi ricorrenti) di chi frequenti e cosa davvero faccia a soli 40 km da qui.
    l'altra vagamente meglio, ma la sostanza non cambia.
    e sì... siamo persone di cui faranno progressivamente a meno, sempre di più, e con cui faranno progressivamente sempre meno cose... a partire da quelle belle, perché preferiranno farle con altri. e questo è terribile e normale al tempo stesso.
    ho scritto quasi un post, ho la coscienza in pace per un po'.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo capisco ed è naturale e sano che sia così. Io però non mi riferisco tanto a quello che verbalizzano, mi riferisco a quello che vedo (o che non vedo, nel mio caso), a quello che si percepisce vivendo insieme. Le tue figlie vanno in vacanza ovviamente da sole, si fermano talvolta a dormire fuori quando capita che sia più comodo in considerazione degli orari delle lezioni o di impegni serali, ma tu condividi con loro la loro quotidianità, noi no. Cenare insieme anche solo qualche volta alla settimana, fra un pomeriggio di studio e una sessione di yoga, non è come farlo qualche volta ogni 3 mesi. Non mi sto lamentando: questa è solo una delle conseguenze di scelte fatte anni fa. Mi domando solo quale effetto avrà sulla nostra relazione.
      PS: una risposta, ancorché lunghetta, non sostituisce un post. Su, su, non impigrirti!

      Elimina