Correva l'anno 2011 e con lui correvo anch'io. La sacra triade lavoro-figli-famiglia non mi lasciava tregua, solo una irrinunciabile mezz'ora per un caffè al bar con le amiche di scuola (scuola dei figli, non mia) e un'altra per pranzo, in compagnia di (e talvolta in fuga con) una di queste. In un momento di ottimismo ho aperto il blog per non lasciarlo più. La scelta del titolo è stata spontanea, forse giusto un paio di minuti di esitazione per decidere se metterci o meno quel "mai" che compare nell'indirizzo, necessario escamotage dato che il "mio" titolo era già stato preso da una che ha pubblicato 4 ricette di cucina in croce per poi piantarlo lì (mai che arrivi prima, io, mai...).
Ora che non è più così ho pensato se non fosse il caso di cambiare titolo o magari aggiungere due righe come presa di coscienza. Ma poi ho riflettuto e ho capito che, se anche i miei ritmi di vita sono cambiati (non lavoro più, o quanto meno non lavoro più come prima, i bambini sono diventati giovani adulti e rientrano a casa solo per le vacanze, corro molto ma molto meno...), io non sono cambiata, sono sempre piena di cose da fare e, se non mi "capitano", me le costruisco: un corso di lingua (grazie Chiara), un ciclo di conferenze al museo, una zingarata da organizzare, un giretto in Italia a vedere amici parenti e genitori, le interminabili telefonate di Tommy...
Manca solo la palestra, ma a questa penserò lunedì
Non hai più tante cose da fare, quindi te le cerchi (inventi?). Impossibile stare fermi, giusto? :-)
RispondiEliminail tempo e la sua mancanza ( o abbondanza) sono la nemesi della nostra generazione. sono fortunati quelli che riescono a concedersi tempi più lenti e consapevoli, tanto da ricordarsi almeno quel che si è fatto, invece di affastellare adempimenti uno sull'altro senza tregua.
RispondiEliminaRispondo a entrambi: il tempo vuoto mi fa paura. Da un lato mi fa sentire pigra, dall'altro inutile. Non so cosa sia peggio.
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