Ora tocca a me, stanotte è il mio turno in ospedale a guardare sul monitor numeri sempre più bassi: pulsazioni, saturazione, atti respiratori, pressione. Gli allarmi che ritmicamente suonano hanno sostituito la sua voce e, finché suonano, significa che lei è ancora con noi.
Ma quei numeri non sono mia mamma, mia mamma è distesa sul letto qui accanto, occupata in una laboriosa sequenza di inspirazioni-espirazioni che consumano le scarse energie che le sono rimaste.
Non passerà la notte, spero: nessuno merita questa agonia, soprattutto non la merita lei.
Ieri, 15 ottobre, era il suo compleanno, abbiamo celebrato 79 anni di vita minuscola: marito, figli e nipoti, sorelle un fratello cognate e cognati e altri nipoti, consuoceri e pochissimi amici. Minuscola se vista da fuori, come milioni di altre vite minuscole che però quando si spengono lasciano un vuoto incolmabile.
Passerà il dolore, passa sempre. Spero solo che per mio padre non sia troppo.
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